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Sogni americani: tirare fine mese – Ae 55

Numero 55, novembre 2004Il 12 per cento della popolazione degli Stati Uniti vive sotto la soglia di povertà, 1 milione e 300 mila persone in più rispetto all’anno scorso. Sono soprattutto afroamericani, ispanici, bambini, donneSe glielo aveste chiesto solo qualche…

Tratto da Altreconomia 55 — Novembre 2004

Numero 55, novembre 2004
Il 12 per cento della popolazione degli Stati Uniti vive sotto la soglia di povertà, 1 milione e 300 mila persone in più rispetto all’anno scorso. Sono soprattutto afroamericani, ispanici, bambini, donne

Se glielo aveste chiesto solo qualche anno prima, probabilmente Lois avrebbe riso. Non si poteva immaginare che in così poco tempo sarebbe finita per strada, a ingrossare le fila dei senza dimora. Homeless. Proprio lei: con un lavoro sicuro, con una famiglia. Eppure il passo, come si dice, è stato fin troppo breve.

È bastata la separazione del marito (e la conseguente diminuzione delle entrate), sono bastati i problemi di salute che le hanno fatto perdere il lavoro, proprio nel periodo in cui veniva a mancarle anche l’assicurazione sanitaria: “Non avevo modo di pagare l’affitto per l’appartamento”, racconta.

Da quel momento il destino di Lois e di sua figlia Jasmine è simile quello di altri tre milioni e mezzo di persone (di cui un milione e mezzo bambini) che vivono senza casa negli Stati Uniti.

Una cifra impressionante, che tratteggia i contorni di una situazione estrema che però riguarda soltanto una piccola parte di quelli che -in una delle democrazie più ricche del pianeta- vivono sotto la soglia di povertà: secondo il più recente rapporto del Census Bureau governativo su “Reddito, povertà e copertura sanitaria”, nel 2003 le persone al di sotto di questa soglia erano quasi 36 milioni, 1,3 milioni in più rispetto all’anno precedente. Il 12,5% della popolazione, in altre parole, vive con poco più di 18 mila dollari l’anno (circa 15 mila euro) nel caso della famiglia-tipo di quattro persone presa come riferimento, o 9 mila per un single con meno di 65 anni.

Le categorie più svantaggiate sono le persone di colore, gli ispanici, i bambini, le donne. Queste, in particolare, hanno visto il loro reddito medio diminuire dello 0,6% rispetto al 2002 e in generale, quando lavorano, guadagnano meno dei loro colleghi: “Significa -sottolinea Robert Lalasz del Population Reference Bureau, www.prb.org- che le donne negli Stati Uniti guadagnano solo 76 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini”. La situazione si fa più dura quando tocca proprio alla donna mandare avanti la famiglia: “Il numero di famiglie in povertà guidate da una madre single è balzato a 3,9 milioni, con un aumento dell’1,5%”.

A farne le spese molto spesso sono i più piccoli: nel giro di un anno sia la percentuale che il numero di minorenni poveri è cresciuto, andando a sfiorare i 13 milioni di persone, mentre gli indigenti tra i 18 e i 65 anni sono rimasti stabili in percentuale ma sono aumentati in numero (19,4 milioni). E la situazione peggiora se si prende in considerazione la copertura sanitaria. In un Paese come gli Stati Uniti, dove le strutture sanitarie sono quasi esclusivamente private, ammalarsi costa caro e, di conseguenza, è molto rischioso non sottoscrivere un’assicurazione sanitaria (pubblica o privata che sia). Nonostante questo, sono 45 milioni i cittadini americani senza copertura sanitaria, ben il 15% della popolazione. Anche qui, i più deboli sono i bambini: “I bambini in povertà hanno maggiori probabilità di non essere assicurati rispetto alla popolazione di tutti i bambini nel 2003, il 19,2% contro l’11,4%”.

18 mila dollari per una famiglia: “Ma quanto si può andare lontano con 18 mila dollari in America oggi?”, si chiede la Catholic Campaign for Human Development (www.povertyusa.org), che lo scorso gennaio ha lanciato il primo “Mese sulla consapevolezza della povertà in America”. E di strada, secondo l’associazione, se ne fa davvero poca. Se dal budget familiare si detraggono le spese principali (affitto, servizi, trasporti, cibo, cure mediche, spese per i bambini) non resta nulla.

Peggio, il bilancio va in passivo di oltre 150 dollari. A questo punto: “Cosa lasciate fuori? Materiale scolastico, scarpe, vestiti… Queste sono decisioni quotidiane nello stato della povertà”.!!pagebreak!!


Fratelli (indigenti) d’italia: 2 milioni di famiglie tra anziani e mezzogiorno
Una famiglia su dieci, in Italia, è povera. Lo dice l'Istat nella sua ultima rilevazione in proposito, riferita al 2003: 2 milioni e 360 mila famiglie residenti, pari al oltre 6,7 milioni di persone, vivono in una condizione di povertà relativa.

Rientrano in questa fascia tutti i nuclei familiari di due persone (o più, con gli adattamenti statistici relativi) che non superino una soglia di spesa mensile pari a 869,50 euro. L'identikit degli italiani poveri vede in posizione più difficile, storicamente, il Sud Italia, le famiglie numerose e gli anziani.

Il 65,6% delle famiglie in stato di povertà relativa vive infatti nel Mezzogiorno (“che però -sottolinea l'Istat- ospita solo il 32,6% delle famiglie residenti nel nostro Paese”), con record negativi per Sicilia e Basilicata, ed eccezioni per Sardegna e Abruzzo “che mostrano valori molto più contenuti”. E sono le famiglie con più di cinque elementi a registrare “ovunque” una povertà elevata.

Anche qui, Mezzogiorno in testa: il 30% delle famiglie con difficoltà economiche appartiene a questa fascia (ma anche al Nord, dice sempre l'Istat, le famiglie con tre o più figli minori “mostrano una condizione di relativo svantaggio”, anche se più contenuto).

Gli anziani, infine, la cui condizione viene definita “critica” e, come per gli Stati Uniti (vedi articolo in queste pagine), anche nel Belpaese le famiglie con un solo genitore hanno livelli di povertà superiori alla media.

E tra gli homeless cresce il numero degli ex militari
Dalla divisa alla strada, senza ritorno. La popolazione homeless statunitense vanta (si fa per dire) una discreta presenza di ex-militari: in base alle stime della National Coalition for Homeless Veterans (www.nchv.org), appartiene a questa categoria il 33% del popolo della strada, quando i veterani negli Stati Uniti sono soltanto il 23% degli uomini adulti.

Netta prevalenza maschile (le donne si fermano al 2% dei veterani senza dimora), in prevalenza bianchi, buon livello culturale (almeno il diploma), sposati o “ex”. E sebbene abbiano preso parte a conflitti diversi -dalla seconda Guerra mondiale al Libano- il 47% ha combattuto in Indocina e il 17% in conflitti post-Viet. L’identikit dell’homeless in generale, negli Stati Uniti, restituisce invece l’immagine di un uomo tra i 31 e i 50 anni (nel 51% dei casi), ma molto alta è anche la percentuale di minorenni, con un 39% a livello nazionale. I single sono, anche qui, in prevalenza uomini, il 40% tra la popolazione di senza dimora urbani, mentre le donne si fermano al 14%. Quasi metà del totale è costituito da afroamericani, seguiti da altre minoranze. Numerose le famiglie: arrivano al 40% sul totale di chi vive per strada (stando a un’inchiesta condotta in 27 città dalla Conferenza statunitense dei sindaci). Diverse le motivazioni che portano a vivere sui marciapiedi: “Le persone che diventano homeless non rientrano in una descrizione generale”, conferma la National Coalition for the Homeless (www.nationalhomeless.org). Cause -e conseguenze- più frequenti la perdita del lavoro o una bassa retribuzione che non consente di pagare un affitto, ma anche disturbi di tipo mentale e “da dipendenza” (alcol, droghe). Donne e bambini, infine: una metà del totale finisce in strada in seguito a violenze domestiche.

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