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Smarketing, perché le parole (e le immagini) sono importanti

L’economia solidale e il Terzo settore hanno visto il mercato appropriarsi delle loro parole per mero business. “Smarketing” -in una nuova edizione- riparte dai fondamentali della comunicazione per i “piccoli”: chiarezza e reciprocità

Tratto da Altreconomia 213 — Marzo 2019

Si fa presto a dire “etico”. Ma anche a dire “biologico”, “equo e solidale”, “sostenibile”. L’economia capitalista, con la Grande Distribuzione Organizzata in testa, in questi anni ha virato e indirizzato su questa rotta la sua comunicazione, alla ricerca di nicchie “dure e pure” e di classi riflessive, o comunque sensibili a questo dizionario. Questo non è che uno dei cambiamenti che in questi anni, volenti o nolenti, hanno interessato le “economie sociali e solidali” -il Terzo settore, ma non solo- che nel frattempo sono state ridefinite “circolari”, “trasformative” e con altri attributi. Definizioni a parte, per le organizzazioni con motivazioni valoriali gli scenari sono cambiati, spesso in modo radicale. Pensiamo solo al ruolo di Internet e dei social network per la comunicazione e l’informazione stessa. I tempi erano quindi maturi per una nuova edizione -come si usa dire, aggiornata e arricchita- di “Smarketing”, il manuale di comunicazione etica di Marco Geronimi S

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