Economia / Approfondimento
Sempre più armi in Europa: negli ultimi cinque anni l’import è raddoppiato
A trainare la domanda del quinquiennio 2019-2023 è l’Ucraina. Dall’invasione russa dipende massicciamente dalle forniture militari provenienti soprattutto da Stati Uniti e gli altri Paesi della Nato. La Francia è il secondo Paese esportatore al mondo (dietro gli Usa). L’Italia ha venduto specialmente a Qatar, Egitto e Kuwait. Il rapporto del Sipri
Negli ultimi cinque anni le importazioni di armi da parte dei Paesi europei sono raddoppiate (+94%) rispetto al periodo 2014-2018. A trainare la domanda è ancora l’Ucraina che, dopo l’invasione russa del febbraio 2022, dipende massicciamente dalle forniture militari (provenienti soprattutto dagli Stati Uniti e dagli altri Paesi della Nato), piazzandosi al quarto posto a livello globale tra i Paesi importatori. A tracciare il bilancio del commercio internazionale di armi è il Sipri, l’Istituto indipendente di cerca sulla pace di Stoccolma che lo scorso 12 marzo ha pubblicato un report aggiornato contenente i dati all’import-export militare riferiti al quinquennio 2019-2023.
Il dato delle importazioni europee spicca in maniera significativa in un contesto in cui “il volume dei trasferimenti di armi a livello internazionale è diminuito sensibilmente” con un calo del 3,3% nel periodo 2019-2023 rispetto al quinquennio precedente. L’Ucraina è stata la prima destinazione delle armi importate in Europa (23%), rifornendosi da almeno trenta Paesi diversi, tra cui Stati Uniti, Germania e Polonia.
“Per estendere le capacità militari di Kiev, nel 2023 i Paesi fornitori hanno iniziato a consegnare sistemi a lungo raggio -si legge nel report-. Ad esempio, Polonia e Slovacchia hanno donato 27 aerei da combattimento in eccedenza, mentre Francia e Regno Unito hanno fornito missili con una gittata di 300 chilometri. Nel corso dell’anno, anche Belgio, Danimarca, Paesi Bassi e Norvegia hanno iniziato a preparare la consegna di oltre 50 aerei da combattimento in eccedenza”.
Ma il rapporto del Sipri evidenzia come, a partire dall’occupazione russa della Crimea nel 2014, la domanda di sistemi d’arma sia aumentata anche nei Paesi dell’Europa centro-orientale che, alla fine del 2023, avevano ordinato un totale di 791 aerei ed elicotteri da combattimento. Successivamente, in risposta all’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca, molti Stati europei hanno fornito sistemi di difesa aerea a Kiev, effettuando contestualmente nuovi ordini o accelerando i processi di approvvigionamento esistenti per rifornire i propri arsenali.
“Nel 2023 la Polonia ha ordinato 12 sistemi di difesa aerea dagli Stati Uniti e la Germania ha ordinato un unico sistema, ma di valore particolarmente elevato, da Israele. A Nel 2022-2023 si sono rivolti a Tel Aviv anche la Finlandia e la Slovacchia. Austria, Estonia, Lettonia e Slovenia hanno chiesto alla Germania; Lituania e Paesi Bassi, invece, alla Norvegia”, si legge nel report.
A dominare la fornitura di sistemi d’arma ai Paesi stranieri sono ancora gli Stati Uniti che confermano la loro preminenza nell’export globale, controllandone il 42%, in crescita del 17% rispetto al quinquennio precedente. Se si guarda ai principali Paesi acquirenti, le armi prodotte negli Usa finiscono negli arsenali di Arabia Saudita (15%), Qatar (8,2%), Kuwait (4,5%) e Israele (3,6%). Ma se prendiamo l’Europa nel suo complesso, includendo anche l’Ucraina, i dati del Sipri evidenziano come il continente sia di fatto la meta principale delle esportazioni militari statunitensi con il 28% del totale.
Al secondo posto tra i Paesi esportatori e con grande distacco dagli Stati Uniti, si attesta per la prima volta la Francia (11% del totale a livello globale) che nel 2019-2023 ha superato di poco la Russia il cui export ha registrato una diminuzione del 53%. “Nel 2019 il volume complessivo delle armi vendute all’estero alla Russia si attestava a livelli simili rispetto a quelli dei vent’anni precedenti -si legge nel report-. Tuttavia, i volumi di esportazione nel 2020, nel 2021 e nel 2022 sono stati molto inferiori rispetto al 2019 e nel 2023 si è registrato un calo del 52% rispetto all’anno precedente”. Il Sipri evidenzia inoltre come il numero di Paesi che hanno acquistato sistemi d’arma dal Mosca sia passato dai 31 del 2019 ai 14 del 2022 fino a scendere a 12 nel 2023.
Cina e Germania (con il 5,8% e il 5,6% dell’export globale) si piazzano rispettivamente al terzo e quarto posto. Seguite dall’Italia che nel periodo 2019-2023 ha contribuito all’esportazione di sistemi d’arma per il 4,3% con un aumento significativo (+86%) rispetto al quinquennio precedente. Qatar, Egitto e Kuwait sono i principali clienti dell’industria bellica made in Italy.
© riproduzione riservata