Scuole open source
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Il software libero entra in classe. Da Gela a Bolzano, fino a Genova, tre “storie da copiare” per i presidi che devono convivere con i tagli del Ministero
Una bella storia e un po’ di matematica aiutano a comprendere i vantaggi di scegliere il software libero per una scuola. La storia ce la racconta il professor Antonio Cantaro dell’Istituto tecnico “Majorana” di Gela, in provincia di Caltanissetta. Nel 2007 l’istituto decise di dotarsi di un’aula di informatica, una struttura ormai fondamentale per l’apprendimento dei ragazzi. Il dirigente scolastico si rese conto che con il budget a disposizione avrebbe potuto acquistare solo 8 computer con relativo software proprietario. Decise così di chiedere il parere del professor Cantaro, docente appassionato di open source, che suggerì di chiedere un preventivo con software libero al posto di quello proprietario: con lo stesso budget, i computer acquistabili raddoppiarono. Da 8 a 16.
È la storia della prima aula di informatica dell’istituto: le maggiori resistenze sono state quelle degli altri docenti, poco inclini a imparare a usare un nuovo sistema operativo. I ragazzi invece sono stati talmente conquistati dal software libero, che le aule sono dovute diventare tre e il sito del Majorana (www.istitutomajorana.it), gestito direttamente dagli alunni, è diventato un punto di riferimento per il software libero per la scuola, e non solo. Più di 26mila visite al giorno per leggere guide, scoprire trucchi, scambiarsi esperienze sul mondo dell’informatica alternativa.
Sono molte le scuole in Italia che hanno deciso o stanno decidendo di dotarsi di computer con software libero: se per alcuni è una scelta ideologica, legata alla condivisione e alla diffusione dei saperi, per altri è più pragmaticamente una questione di costi. Con i bilanci sempre più ristretti diventa importante utilizzare software gratuito e libero da copyright. Nonostante la scuola pubblica venga spesso dipinta come estremamente costosa, l’Italia è al 21° posto in Europa -subito dopo la Bulgaria- per la spesa per l’istruzione pubblica in percentuale sul Pil.
L’utilizzo di software libero non è ovunque lasciato alla buona volontà di un docente: a volte sono direttamente gli enti pubblici che ne incentivano l’utilizzo. È il caso della Provincia di Bolzano che, dal 2006, ha lancia il Free Upgrade Southtyrol’s Schools (Fuss), un progetto finanziato dal Fondo sociale europeo, con il fine di aggiornare i sistemi informatici di tutte le scuole del territorio, sostituendo i software con licenza proprietaria con la distribuzione Linux Fuss Soledad, sviluppata appositamente. Un progetto che nel tempo ha consentito la realizzazione di 2400 postazioni e 81 server, affiancate da corsi di formazione rivolti agli insegnanti (www.fuss.bz.it).
Un altro caso virtuoso è quello della Provincia di Genova: nel 2007 una convenzione tra i Ministeri dei trasporti e delle infrastrutture e il Ministero della pubblica istruzione ha messo a disposizione più di 5.000 pc da destinare alle scuole pubbliche. Si trattava di materiale obsoleto, sul quale sarebbe stato difficile far “girare” una versione aggiornata di Windows o altri software proprietari. Fu però deciso di donarli ugualmente alle scuole, dando due possibilità: ogni istituto poteva decidere se utilizzarli con il software originale o installando una versione più leggera e funzionale basata su software libero. Il progetto, chiamato Gross (Genova riusa con open source a scuola), ebbe un successo tale che furono messi a disposizione altre centinaia di computer, provenienti da diversi settori dell’amministrazione pubblica. Un progetto virtuoso dato che l’hardware di recupero è a costo zero, così come il software open source. (wiki.osservatoriotecnologico.it/gross/doku.php)