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Ritorno in Africa
Solo l’agricoltura di prossimità può sostenere i contadini africani. Parola di John Kariuki, vicepresidente della sezione internazionale di Slow Food John Kariuki è un ragazzo sorridente del Kenya. Oggi vive nella provincia piemontese, ma tra poco, a novembre, tornerà definitivamente…
Solo l’agricoltura di prossimità può sostenere i contadini africani. Parola di John Kariuki, vicepresidente della sezione internazionale di Slow Food
John Kariuki è un ragazzo sorridente del Kenya. Oggi vive nella provincia piemontese, ma tra poco, a novembre, tornerà definitivamente a casa. “Ho già il biglietto, aspetto solo che sia terminata ‘ Terra Madre’”.
A Torino, dal 21 al 25 ottobre 2010, in concomitanza con il Salone internazionale del gusto,
Terra Madre riunirà oltre 5.000 rappresentanti di comunità del cibo, cuochi, docenti, giovani e musicisti provenienti da tutto il mondo e impegnati a promuovere una produzione alimentare locale, sostenibile, “in equilibrio con il pianeta e rispettosa dei saperi tramandati di generazione in generazione”. Organizza Slow Food, della cui sezione internazionale John è uno dei tre vice presidenti, insieme all’indiana Vandana Shiva e alla statunitense Alice Waters. Sopra di loro, il fondatore, Carlo Petrini, che nel 2007 lo volle accanto a sé per lavorare sull’avvicinamento dei giovani al movimento. John infatti di anni ne ha 23. “Provengo da una famiglia di contadini, e mi sono sempre interessato di cibo, cultura e sostenibilità. Grazie a una borsa di studio nel 2006 sono arrivato all’università di Slow Food, dove si impara a mantenere sempre collegati l’atto della produzione di cibo a quello del suo consumo. Dal campo al piatto, un unico percorso. Oggi lavoro per la Fondazione Slow Food per la biodiversità: è per conto di questa che seguo i progetti che Slow Food ha in Africa”. Per la precisione, sono 18 i Presìdi nel continente. Cinque sono in Kenya: le ortiche essiccate della foresta di Mau, il pollo mushunu, il sale di canna del fiume Nzoia, lo yogurt con la cenere dei Pokot, la zucca di Lare. In totale sono circa 230 produttori. “Nel mio Paese i soci di Slow Food sono 250, le comunità di Terra Madre 27, 11 invece gli orti scolastici. Il nostro lavoro consiste nel migliorare la filiera produttiva dei contadini, aiutandoli ad esempio a costituire un’associazione: troppo spesso i contadini sono isolati e non organizzati. Noi cerchiamo da un lato di preservare prodotti in via di estinzione, che spesso -specie in Africa- non sono conosciuti. Con conseguenze anche gravi: le produzioni in grande scala vanno sempre a vantaggio delle multinazionali, che impongono sementi, fertilizzanti, pesticidi e altri prodotti chimici, col risultato di far indebitare -come in India- i contadini. L’agricoltura industriale costringe poi alla vendita dei prodotti a prezzi stracciati, attraverso i tanti intermediari che si presentano sui campi. Il risultato è che i contadini spesso riacquistano a prezzi anche cinque volte più alti gli stessi loro prodotti che hanno venduto solo pochi mesi prima. Anche i governi spingono per l’agricoltura di questo tipo, e per l’export”. L’ultima iniziativa della Monsanto -che con l’Alliance for Green Revolution in Africa (Agra, di cui è presidente Kofi Annan) e la fondazione Gates, vuole promuovere e favorire aiuti alimentari che sostituiscano sacchi di frumento, riso e mais, con sacchi di pesticidi, erbicidi, fertilizzanti chimici e sementi geneticamente modificate-, va purtroppo in questa direzione. “È così vale in tutta l’Africa, non solo in Kenya, dove tuttora migliaia di contadini soffrono la fame”.
Anche dal Kenya John proseguirà a lavorare per Slow Food. “Il nostro progetto per il 2011 è quello di contribuire alla nascita di 1000 orti in tutte le comunità africane di Terra Madre. Comunitari, scolastici, urbani e suburbani. In Africa la maggioranza della popolazione vive ancora di agricoltura, e la mia esperienza familiare mi porta a dire con certezza che solo le coltivazioni su piccola scala, il consumo locale e di qualità, sostengono davvero i contadini”.
Terra Madre
L’ottava edizione del Salone internazionale del gusto, organizzata da Slow Food, ospiterà il quarto incontro mondiale di Terra Madre: un evento che riunirà più di 5.000 esperti e rappresentanti di comunità del cibo. Per imparare, conoscere, confrontare e informarsi.
Fra le novità del 2010, la centralità delle diversità culturali e linguistiche, e dunque la salvaguardia delle etnie, delle lingue autoctone, la valorizzazione dell’oralità e della memoria. Protagoniste le comunità indigene del mondo (americane, asiatiche, africane ed europee).