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Benvenuti a Niguarda, il quartiere dove ognuno fa la sua parte

Una visita guidata organizzata dall’Ecomuseo Urbano Metropolitano Milano Nord per le strade del quartiere © EUMN

La redazione di Altreconomia si è trasferita nella storica zona di Milano dove i luoghi della guerra mondiale e della Resistenza oggi vivono di esperienze di partecipazione e di inclusione, dall’orto condiviso all’ecomuseo urbano

Tratto da Altreconomia 211 — Gennaio 2019

“Ogni tre mesi arrivano all’orto dei giovani richiedenti asilo accolti da cooperative della zona e che vengono a lavorare da noi. Io li accompagno a vedere i monumenti del quartiere e lapidi dei partigiani, a scoprire la storia di Niguarda: è il principio dell’integrazione, gli racconto dove si trovano”. Antonio Masi, classe 1937 e insegnante in pensione, è uno dei custodi della storia di Niguarda, quartiere del Nord di Milano. “Molti sono fuggiti da una dittatura, mi raccontano la loro storia e i motivi per cui sono scappati dal proprio Paese”, spiega.

L’orto in cui Antonio Masi trascorre buona parte delle sue giornate è una grande area verde (circa 4.800 metri quadrati) di proprietà del Comune di Milano affidata all’associazione OrtoComuneNiguarda che qui ha dato vita, nel 2015, a un grande orto condiviso. “L’associazione è stata costituita nel maggio 2015 ma il progetto era stato avviato l’anno precedente, su iniziativa di Fabio Campana, agronomo del Parco Nord Milano, e di Paolo Cattaneo, coordinatore generale della cooperativa sociale Diapason che da più di dieci anni realizza progetti di attivazione della cittadinanza -spiega la presidente Arianna Pellegrini-. Il progetto era stato presentato durante il Festival della Biodiversità, si è poi creato un primo gruppo di soci che si sono incontrati per diverse settimane per condividere il progetto”.

Oggi l’associazione conta circa 150 soci, di cui 35 attivi con regolarità tra le varie “parcelle” dell’orto (tradizionale, antiche varietà, varietà regionali, erbe aromatiche e officinali) che si occupano di tutte le attività -dalla semina alla raccolta- coordinati da un fattore che dirige le attività nei mesi estivi. A completare il quadro, una fila di arnie che hanno prodotto 180 chili di miele millefiori e il colorato “mandala dell’insalata”: quattro cerchi concentrici formati da lattuga di colori diversi. Qui non si usano pesticidi, le tecniche di coltivazione sono quelle biologiche e -per quanto possibile- si ricorre a materiali riciclati. “L’orto nasce per creare coesione sociale nel quartiere, per costruire legami sui temi del cibo, della sostenibilità, della cura della terra -continua Arianna Pellegrini-. Venire qui per lavorare la terra è occasione d’incontro tra persone diverse: giovani, anziani, studenti in tirocinio, richiedenti asilo, persone con disabilità e con problemi di salute mentale. Ma anche bambini delle scuole, che qui possono toccare con mano la biodiversità e i cicli della natura”.

La cooperativa sociale Diapason è una realtà attiva da più di trent’anni sul territorio e che promuove percorsi educativi e di accoglienza per minori in difficoltà, persone con disabilità, migranti. “Nel quartiere di Niguarda c’è una grande presenza di associazioni molto attive”, spiega Paolo Cattaneo, presidente della cooperativa che nell’ottobre 2017 ha dato vita ad “Artis – Gelateria caffetteria letteraria”. “Questo progetto ci ha permesso di evolverci, avviando anche tirocini e percorsi di avviamento professionale per le persone che seguiamo nei nostri servizi -aggiunte Cattaneo-. Tra borse di studio, tirocini e apprendistato, in questo anno si sono alternate al bancone 15 persone. E due di loro sono stati stabilizzati”. In poco più di un anno di attività, Artis è diventato uno dei punti di riferimento per gli abitanti della zona. Luogo ideale per una colazione tranquilla gustando ottimi dolci artigianali, o una pausa merenda a base di gelato fior di latte addolcito con il miele dell’Orto Comune. “Artis è progetto, sfida e sogno -afferma Pier Gaggianese, uno dei responsabili-. Dare vita a un luogo bello e accogliente, dove si tengono in equilibrio tanti aspetti: l’attenzione per la fragilità delle persone che lavorano con noi, la qualità dei prodotti ed essere luogo di cultura, nel senso più alto del termine”. In pochi mesi il locale è diventato anche luogo di dibattito pubblico e condivisione: qui si organizzano feste e aperitivi, presentazioni di libri e i giovani del “Collettivo 09” ne hanno fatto la loro base per la proiezione di film seguiti da dibattito.

Ed è proprio tra le pareti colme di libri della “prima gelateria sociale di Milano” che abbiamo incontrato tante delle persone intervistate in questo articolo: da dicembre, infatti, la redazione di Altreconomia ha cambiato sede e si è trasferita Niguarda, in via Adriatico. “Prima lì c’era una cascina, era uno dei luoghi in cui Giovanni Pesce si incontrava con i gappisti di Niguarda”, spiega Masi, che è anche autore di diversi libri sulla Resistenza e che abbiamo incontrato assieme ad Angelo Longhi, presidente della sezione “Martiri Niguardesi” dell’Anpi. “Il quartiere oggi ha perso la connotazione che aveva fino a vent’anni fa: le fabbriche hanno chiuso e il tessuto sociale è cambiato -riflette Longhi-. Il nostro lavoro come Anpi è soprattutto conservare la memoria di chi è vissuto in questo quartiere e che ha combattuto durante la Resistenza: abbiamo uno dei più grossi archivi documentaristici multimediali d’Italia”.

Alcuni abitanti del quartiere al lavoro nell’Orto Comune © Orti di NIguarda

Ma l’attività dell’Anpi non si esaurisce con la difesa della memoria e dei suoi simboli, come il celebre murale all’ingresso del quartiere che raffigura la giovane partigiana Gina Galeotti Bianchi (colpita a morte a soli 31 anni il 24 aprile 1945) vandalizzato diverse volte negli ultimi anni e prontamente ripulito. “Organizziamo incontri e dibattiti sui temi più vari: dalle mafie alle tematiche legate all’immigrazione -spiega Angelo Longhi-. Difendiamo la Costituzione nata dalla Resistenza e per questo siamo contro il decreto Salvini. In uno degli appartamenti gestiti da Diapason nel quartiere c’è una giovane famiglia nigeriana con un bambino piccolo che rischia di finire per strada. Ci stiamo attivando per cercare di dargli una mano”.

Il volto di Gina Galeotti Bianchi sorride ai passanti che percorrono via Hermada, dalle serrande del Teatro della Cooperativa diretto da Renato Sarti che alla giovane donna ha dedicato lo spettacolo “Nome di battaglia, Lia”. “Abbiamo aperto il teatro nel 2002 e quando siamo arrivati qui abbiamo avuto la fortuna di conoscere tante persone che avevano fatto la Resistenza”, ricorda Sarti. La densa programmazione del teatro spazia dalla commedia alla drammaturgia, dalle rappresentazioni storiche al racconto dell’attualità. E in questi anni ha sviluppato una serie di percorsi in collaborazione con Anpi e Aned (Associazione nazionale ex deportati) per lavorare nelle scuole “per trasmettere ai giovani la memoria, per far capire loro cosa è successo negli ultimi sessant’anni: non con la pedanteria di certi libri di testo, ma emozionandoli”.

Il Teatro della Cooperativa, diretto da Renato Sarti. Sulla serranda il volto di Gina Galeotti Bianchi, partigiana milanese © Teatro della Cooperativa

A custodire e tramandare la memoria del quartiere Niguarda è anche l’Ecomuseo Urbano Metropolitano Milano Nord (Eumm) che valorizza “il patrimonio culturale, materiale e immateriale” di una grande area che dalla Zona 9 di Milano si spinge fino all’hinterland (Cusano Milanino, Sesto San Giovanni, Bresso). Un’area che ha accolto lo sviluppo industriale del Novecento e che ha visto sorgere i grandi complessi industriali della Breda e che ha lasciato tracce importanti su questo territorio: fisiche e non solo. L’Ecomuseo punta a valorizzare e far conoscere luoghi come gli ex bunker della Breda (dove durante la Seconda Guerra mondiale i civili trovavano rifugio dai bombardamenti), inoltre organizza laboratori didattici, visite guidate nei vari quartieri, raccoglie e custodisce documenti e testimonianze. “Una delle nostre prime attività è stato il disegno di una mappa di comunità che ci ha permesso di conoscere le diverse realtà del territorio -spiega la direttrice Alessandra Miccoli-. Abbiamo potuto osservare come a Niguarda vi sia un filo rosso che collega il passato con il presente. E che oggi crea un tessuto sociale, aggregativo e culturale molto vivo”.

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