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Quanto costa volere un figlio
Migliaia di coppie italiane si recano all’estero per problemi di infertilità che la legge impedisce loro di risolvere. Con relative spese per un business crescente Al telefono Fabio e Silvia lo dicono con un filo di voce e un sorriso:…
Migliaia di coppie italiane si recano all’estero per problemi di infertilità che la legge impedisce loro di risolvere. Con relative spese per un business crescente
Al telefono Fabio e Silvia lo dicono con un filo di voce e un sorriso: “È successo quando meno ce lo saremmo aspettati, Silvia è di nuovo incinta”. Una sorpresa per una coppia che fino a pochi mesi fa si credeva infertile. Un dramma che li ha portati sulla strada della fecondazione assistita: “Dopo aver perso il nostro primogenito all’età di soli cinque mesi in seguito a una malattia genetica di cui siamo portatori, per noi era impossibile riprovare la fecondazione assistita in Italia, senza potere sapere se l’embrione sarebbe stato sano o malato”. Così, bagagli alla porta, Fabio e Silvia (http://legge40toccala.blogspot.com) erano in attesa di essere chiamati da un ospedale del Belgio, pronti alla fuga all’estero, all’enorme peso psicologico del viaggio, ai disagi e ai relativi costi dei cicli di fecondazione, che nel loro caso si aggiravano intorno ai 5.000 euro.
Fabio e Silvia sono solo una delle migliaia di coppie che ogni anno si recano all’estero per risolvere problemi di infertilità (che affligge secondo l’Istituto superiore di sanità il 15% delle coppie italiane) attraverso trattamenti proibiti in Italia dalla nota Legge 40, tra cui spiccano la donazione di ovociti e la fecondazione eterologa. I costi medi possono raggiungere cifre a quattro zeri, non coperti dalla mutua, ma solo dalle assicurazioni private.
Sarà interessante tenere d’occhio questi dati, ora che una sentenza della Corte Costituzionale (di cui a fine aprile si attendono le motivazioni) ha sancito l’illegittimità di alcune parti della Legge 40. “Un segnale positivo e una conquista”, secondo Fabio e Silvia. Una sentenza che svela “l’irragionevolezza e l’incongruità” di una legge “considerata in Europa come assurda e ideologica”, come ha dichiarato Barbara Pollastrini (Pd), basata su “dogmi di tipo etico-religioso”, secondo il presidente della Camera Gianfranco Fini. Ma una vittoria a metà, secondo altri. La Consulta ha infatti sancito l’illegittimità solo di alcune parti della Legge 40, quelle relative all’obbligo di impianto di tre embrioni alla volta e la parte i cui non si prevede che il trasferimento degli embrioni, da realizzare non appena possibile come previsto dalla norma, debba essere effettuato senza pregiudizio della salute della donna. “Finché non ci sarà una liberalizzazione dei congelamenti saremo sempre al punto di partenza”, dice il professor Alessandro Di Gregorio, direttore del Centro Artes di Torino (www.centroartes.com). “Per ora sembra infatti che la sentenza della Consulta non cambi molto. Le uniche persone che possono sentirsi sollevate sono le coppie interessate alla Pgd (diagnosi genetica preimpianto, ndr), le persone con problemi genetici gravi. Per gli altri non cambia nulla. A cosa serve produrre molti embrioni se poi non si possono congelare?”.
“Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza -ha dichiarato il sottosegretario al Welfare Eugenio Roccella al quotidiano Avvenire-. Nel frattempo la Legge 40 resta quella che è”. Nel frattempo chi può permettersi di aspettare aspetta, chi non può farlo invece si mette sulla strada del cosiddetto turismo procreativo, percorsa dopo l’approvazione della Legge 40 (19 febbraio 2004) da migliaia di coppie italiane, arrivando ad un incremento del 200% secondo l’Osservatorio sul turismo procreativo. Secondo uno studio di Sismer (Società italiana di studi di medicina della riproduzione www.sismer.it) e Eshre (Società europea di riproduzione umana), condotto in 20 centri per la cura della sterilità, sono circa 10.000 le coppie italiane che ogni anno si rivolgono a centri esteri specializzati in procreazione assistita. “L’apertura della Consulta risolverà solo in parte il problema del turismo procreativo”, spiega Anna Pia Ferraretti, direttore scientifico di Sismer,
“I divieti di donazione di seme e ovociti, alcune tra le limitazioni imposte dalla Legge 40, rimangono infatti inalterati”.
Divieti italiani che alimentano da anni il business nel resto d’Europa. “Alcuni centri esteri, in seguito all’adozione della Legge 40, hanno visto i propri clienti aumentare improvvisamente del 50%.
Si capisce come valga una legge del libero mercato”, commenta Ferraretti. I Paesi più frequentati dai pazienti italiani sono la Spagna e la Svizzera, oltre a Belgio, Slovenia, Repubblica Ceca e Danimarca, ma il fenomeno è in crescita anche nei Paesi dell’Est, dove i costi dei trattamenti sono più bassi. In Turchia, presso un ospedale pubblico di Istanbul, le coppie italiane sono il 10-20% del totale; pazienti italiani anche a Cipro e in Grecia, dove presso un centro di Salonicco le coppie italiane sono il 12-15% (dati dell’Osservatorio sul turismo procreativo).
Il web è uno strumento prioritario per la ricerca di informazioni da parte delle coppie, “e infatti ormai sono decine i centri esteri che hanno deciso di aprire siti web in italiano”, rivela l’Osservatorio sul turismo procreativo. “Negli ultimi 4 anni si sono poi creati veri e propri network di centri che talvolta si avvalgono di strutture presenti in Paesi differenti anche in termini di legislazione, così da fornire alla coppia la più ampia gamma possibile di servizi e ad incrementare il business”. “Traduzione delle pagine web e del materiale di marketing in italiano, assunzione di personale madrelingua e campagne su internet sono i mezzi che usiamo per venire incontro alle esigenze dei clienti italiani”, conferma la dottoressa Carmen Calatayud Lliso, direttrice del centro Crea di Valencia (www.creavalencia.com). Quali sono i motivi principali che spingono le coppie italiane all’estero? “Al primo posto c’è l’ovodonazione (75% dei casi), visto che in Italia la legge in vigore non contempla questa tecnica di riproduzione assistita”, riprende la dottoressa Lliso, “In numero molto minore abbiamo pazienti che richiedono l’utilizzo di seme di donatore o perché sono donne single, oppure perché non possono utilizzare lo sperma del partner per ottenere la gravidanza (10%). Un altro 10% dei casi invece sono pazienti con malattie ereditarie interessati alla Dgp, che ci consultano per conoscere il rischio di trasmettere la malattia ai loro figli e che si sottopongono a trattamenti di riproduzione assistita per poter selezionare gli embrioni sani prima di introdurli in utero”.
I costi sono molto elevati e decisamente non a portata di tutti. Secondo l’Osservatorio sul turismo procreativo nei migliori centri esteri europei il costo del trattamento con ovodonazione si aggira intorno ai 5.000-7.000 euro. La sola Fivet (fecondazione in vitro) costa mediamente 3.500- 3.700 euro, l’Icsi può prevedere o meno un costo aggiuntivo di 500-1.000 euro, mentre la Pgd varia a seconda del numero di cromosomi analizzati tra 1.500-3.500 euro. In Gran Bretagna e negli Stati Uniti le tariffe sono più elevate. Nel Regno Unito, la Fivet si aggira attorno alle 3.000 sterline, l’Icsi costa sulle 5.000-6.000 sterline. La Pgd raggiunge quota 7.500 sterline, la Fivet con ovodonazione circa 7.500 sterline, la Fivet con donazione di sperma 4.000 sterline. Negli Stati Uniti, in media per la sola ovodonazione si spendono circa 8.000 dollari, 10.000 dollari per la Fivet e per la Icsi. La Fivet con ovodonazione raggiunge i 20.000-30.000 dollari. La maternità surrogata può costare 50.000 dollari. La Pgd costa circa 3.500 dollari, ma le cifre possono essere anche superiori.
Si capisce come tali costi siano un ostacolo per le coppie alla ricerca di un figlio e che non tutti possano permetterselo. Vanno contati anche i costi effettivi. “All’estero vanno aggiunti i costi relativi all’acquisto dei farmaci, 1.000-2.000”, dice Anna Pia Ferraretti. “Per non parlare dei costi del viaggio e del soggiorno”.
Il parto della legge
La Legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita fu varata nel 2004 dopo lunga gestazione ma già nel 2005 fu oggetto di referendum, vinto dal fronte astensionista, grazie al quale, fra le polemiche, entrò in vigore. Ad aprile la Corte costituzionale ne ha dichiarato incostituzionali alcune sue parti.
Gemelli per volere della norma
Secondo i dati del Centro Artes di Torino, l´obbligo di impiantare tutti gli embrioni ottenuti (oggetto dei rilievi della Corte costituzionale) ha portato ad un aumento delle gravidanze multiple da un 16% nel 2003 ad un 23% nel 2005. Le gravidanze trigemine sono passate invece da un 1,8% ad un 4,7%, con percentuali ancora più alte nelle donne più giovani. Le gravidanze multiple nelle donne con meno di 35 anni infatti sono arrivate al 31% per due gemelli e le trigemine al 7%.