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Pubblica amministrazione: il percorso accidentato della “riforma”

Maria Anna Madia, ministro per la Semplificazione e la Pubblica amministrazione nei governi guidati da Matteo Renzi (con lei nella foto) e Paolo Gentiloni - foto di Palazzo Chigi

Sono passati diciotto mesi dall’approvazione della legge che “delega” il governo ad intervenire su pubblico impiego e società partecipate. Nel novembre 2016, però, la Corte costituzionale ha bocciato l’impianto dei 16 decreti attuativi

Tratto da Altreconomia 191 — Marzo 2017

"Tagliamo le società partecipate”. E il grido di battaglia è diventato punto chiave della “riforma” della pubblica amministrazione voluta dal Governo di Matteo Renzi e di competenza della ministra Maria Anna Madia. Le cosiddette “municipalizzate” avviate alla “razionalizzazione” non sono altro che quelle società che si occupano di gestire anche i servizi pubblici, come l’acqua e il ciclo dei rifiuti. Si tratta di 7.181 organismi in cui sono presenti, anche in via sporadica e occasionale, gli enti territoriali del Paese, e che vengono censiti ogni anno dalla Corte dei conti. Per 4.217 di questi è possibile avere un quadro della situazione economico-finanziaria aggiornata al 2014: 55,5 miliardi di euro di fatturato annuo complessivo, 2,8 miliardi di utile netto, un patrimonio netto di quasi 64 miliardi di euro e debiti per 83. La “strategia” della riforma Madia è tradotta nel decreto attuativo ad hoc (il 175, in vigore dal 23 settembre 2016) in cui è proposto l’obiettivo della progressiv

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