Ambiente / Reportage
Proteggere i fiumi: il modello vincente del parco del Vjosa
L’ultimo corso d’acqua selvaggio europeo è tutelato, dal marzo 2023, grazie all’istituzione del “Vjosa wild river national park” che ne preserva la biodiversità
Quecentosettanta chilometri di acque a flusso libero. “Questo fiume è fonte di vita. È acqua, aria, suono e terra”, spiega Katie Grigoratou, 42 anni, originaria di Vovousa, il primo villaggio greco su cui si imbatte il corso d’acqua. A un anno dall’istituzione del parco a protezione del Vjosa, l’ultimo grande fiume selvaggio d’Europa, non mancano le insidie ma si contano anche importanti risultati.
Il Vjosa scorre libero dalla Grecia attraverso l’Albania fino al mare Adriatico, senza modificazioni di corso, dighe o centrali elettriche. Dal 13 marzo 2023 è protetto dal primo parco fluviale al mondo che tutela il corso principale e i suoi affluenti, e che concepisce il fiume come un sistema complesso e articolato e inglobando il territorio in cui esso si sviluppa. Custodisce così anche la vita di 13 specie animali e due vegetali uniche al mondo o in via di estinzione, per un totale di oltre mille varietà riconosciute a oggi dai ricercatori.
Un fondamentale baluardo di biodiversità, che è anche un esempio concreto di come apparivano i fiumi in Europa prima che l’uomo ne modificasse il corso, ne sbarrasse il flusso o ne prelevasse le acque e quindi anche un modello a cui ispirarsi. “In lingua vlach (romanì, ndr) Vjosë vuol dire ‘al livello più basso vicino al fiume’”, racconta Adonis Stagoghiannis, ricercatore e guida naturalistica. Un nome che quindi include in sé il suo intorno e che rimanda, rispettandola, a quella variabile di forma e spazio che dipende dal livello delle acque.
Il parco copre ben 12.700 ettari, che comprendono il fiume e i quattro principali affluenti -Drino, Kardhiq, Bënça e Shushica- per un totale di oltre quattrocento chilometri di acque a flusso libero. Il “Vjosa wild river national park” è stato pensato su un concetto di protezione nuovo, con l’obiettivo di salvaguardare il sistema fiume e i suoi abitanti. Dal 1970, infatti, secondo il Living planet index del Wwf, le popolazioni delle specie di acqua dolce sono diminuite dell’84% a livello globale e, nello stesso periodo, in Europa, quelle ittiche migratorie sono crollate del 94%.
A giugno 2022 a Tirana, dopo dieci anni di lavoro da parte di Ong e comunità locali, è arrivato l’impegno ufficiale del governo a istituire un parco fluviale a tutela del Vjosa e della sua ricca rete di affluenti. Tradotto in fatti un anno dopo.
Poi, a novembre 2023, anche Atene ha ufficializzato la tutela della parte iniziale del corso d’acqua in Grecia, dove il fiume è chiamato Aoos. Una storia di lotta senza confini delle popolazioni locali nella tutela del proprio territorio e dei fiumi, come già successo altre volte nei Balcani.
Il parco copre ben 12.700 ettari, che comprendono il fiume Vjosa e i suoi quattro principali affluenti per un totale di oltre quattrocento chilometri di acque a flusso libero
Il Vjosa oggi è una delle ultime possibilità in Europa di preservare ecosistemi unici e, con essi, anche il mondo simbiotico e naturale in cui vivono. Ma, a un anno dall’istituzione del parco, le insidie non mancano e Ong e comunità locali continuano assiduamente il loro lavoro sul campo. La battaglia principale ora è il cantiere per il prelievo delle acque del Shushica a servizio della regione di Himara, nel Sud-Ovest dell’Albania, dove negli ultimi anni hotel e resort hanno modificato completamente il paesaggio dell’area. Grazie a grossi investimenti dalla Germania hanno ottenuto i permessi, prima dell’istituzione del parco, compreso quello per l’uso dell’acqua e di costruzione della condotta. Senza, tra l’altro, che Ong e comunità locali ne fossero informate.
La costruzione di una condotta approvata prima dell’istituzione del parco minaccia il fiume Sushica, affluente del Vjosa. Ong e comunità locali vogliono bloccare il progetto
Una condotta di diametro di cinquanta centimetri devierà l’acqua delle sorgenti del più bello degli affluenti del Vjosa verso il comune di Himara, per fornire acqua potabile ventiquattr’ore al giorno alle strutture turistiche dell’area e ai residenti, modificando totalmente la vita e l’ambiente, anche semplicemente a livello climatico, di 14 Comuni della regione interna.
“È come tagliare un arto a un corpo”, spiega Ulrich Eichelmann, fondatore di River watch e primo artefice della grande campagna ambientalista “Save the blue heart of Europe”, che negli anni ha raccolto decine di vittorie, tra cui l’istituzione del parco. Se il progetto sarà attivato, il fiume Shushica sarà prosciugato per la maggior parte dell’anno.
Besjana Guri di Eco Albania, la Ong locale che coordina comunità e abitanti, conferma che “le forze ora sono concentrate nel bloccare il Water supply project in atto sul Shushica”, mentre il prossimo obiettivo è “assicurare che il Parco Vjosa-Aoos sia ampliato, includendo il sistema fluviale in Grecia e il delta in Albania, e che sia gestito secondo gli standard dell’Unione internazionale per la conservazione della natura (Iucn)”.
Il Parco del Vjosa è l’occasione per definire un modello unico per la tutela delle aree selvagge e frenare la perdita di biodiversità nel nostro Pianeta
Guri pone poi l’accento sulla questione, ancora sospesa, del delta, una delle aree umide più importanti dell’Adriatico non inclusa nel parco e vicino alla quale è in costruzione l’aeroporto che servirà la costa Sud dell’Albania, compresa l’area di Himara.
Il parco del Vjosa è l’occasione per definire un modello, anche economico, unico per la tutela delle aree selvagge che sono un patrimonio, ma anche, e soprattutto, una necessità per il mondo intero data la perdita di biodiversità sul Pianeta. Nel 2022 alla Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità (Cop15) gli Stati membri hanno concordato l’obiettivo di proteggere il 30% della terra e dei mari entro il 2030. Quello che manca, però, sono i fondi a sostegno delle istituzioni. Le campagne a difesa del fiume e il parco stesso, sono sostenute dal brand di outdoor californiano Patagonia che, al motto di “in business to save our home Planet” e come da linee guida del fondatore Yvon Chouinard, difende la biodiversità. Un esempio concreto di come le aziende potrebbero investire in salvaguardia e tutela del Pianeta.
Nel 2018 il rapporto di International rivers dedicato ai fiumi free-flowing, individuava diversi sistemi fluviali a flusso libero minacciati da dighe. “Gli affluenti del Brahmaputra in Cina, Bhutan e India -si legge- quelli del Gange in India e Nepal, l’Irrawaddy in Birmania, e gli immissari dell’Amazzonia in Sud America, oltre a diversi sistemi fluviali più piccoli della penisola balcanica nell’Europa e il Luangwa in Zambia e il Vjosa”. Che oggi invece è protetto.
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