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Pagare le tasse: la vera clausola di salvaguardia
L’Italia è il primo Paese europeo per Iva non versata e non riscossa. Un contesto dove si muovono mafie e corruzione. L’antidoto? Cultura ed educazione. La rubrica di Pierpaolo Romani, Avviso Pubblico
Da poche settimane abbiamo un nuovo governo. Una delle ragioni che hanno spinto a dare vita ad una nuova maggioranza politica tra Pd e M5s è stata quella di scongiurare l’aumento dell’Iva, calcolato in 23 miliardi euro. Tradotto in termini spiccioli, questo avrebbe significato una spesa superiore ai 500 euro a famiglia ogni anno. Un vero e proprio salasso. Ma quanto viene pagata l’Iva nel nostro Paese?
Pochi giorni fa, la Commissione europea ha pubblicato il “Vat Gap Report” dei 28 Stati membri, ossia lo studio che analizza la differenza tra quanta Iva deve essere pagata e quanta effettivamente viene riscossa dall’Erario dello Stato. Dei 137 miliardi di euro evasi o elusi a livello europeo, ben 33,5 miliardi riguardano l’Italia che, seppur avendo registrato alcuni miglioramenti, è ancora una volta il primo Paese europeo per Iva non pagata e non riscossa dalle casse pubbliche. Quanti servizi si potrebbero finanziare con quelle risorse? Pensiamo alla scuola, alla sanità, alla tutela dell’ambiente, alle infrastrutture, alla sicurezza sul lavoro e alla casa. Quasi 34 miliardi di Iva evasa, a cui va aggiunto anche il mancato pagamento di altre imposte e tasse – secondo l’Istat, nel 2016 la cosiddetta economia non osservata (sommerso economico e attività illegali) valeva circa 210 miliardi di euro, pari al 12,4% del Pil, si traducono in una negazione parziale o totale di alcuni diritti umani e di cittadinanza fondamentali, nell’aumento della pressione fiscale e delle diseguaglianze sociali. Non solo. Il non pagamento delle tasse e delle imposte in proporzione al reddito percepito, come prescrive l’articolo 53 della Costituzione, certifica come per molti italiani lo Stato sia percepito come un’entità avversa di cui essi non si sentono parte, di come l’egoismo sociale intacchi pesantemente il concetto di solidarietà nazionale.
33,5 miliardi di euro è il “Vat Gap” -differenza tra Iva da versare e quella effettivamente versata- che pone l’Italia al primo posto in Europa, secondo l’ultimo Rapporto della Commissione europea
Più di 33 miliardi di Iva evasa non si giustificano soltanto con la mancata emissione di scontrini e ricevute fiscali. Dietro a queste cifre, purtroppo, si nasconde e agisce un sistema fatto di imprenditori, professionisti, operatori del settore bancario e finanziario che al fine di generare ingenti profitti attivano procedure, legali e illegali, per aggirare il rispetto della legge. In un simile contesto, le mafie e la corruzione trovano spazi significativi di azione che minano la qualità della nostra democrazia, della nostra sicurezza e della nostra economia.
La nuova maggioranza di governo ha inserito la battaglia contro le mafie e l’evasione fiscale al tredicesimo posto dei ventinove punti del suo programma. Colpisce che ancora una volta si parli principalmente di inasprimento delle pene -fatto certamente degno di nota, se si pensa a quanti condoni sono stati fatti in Italia negli ultimi quarant’anni e in tempi più recenti- piuttosto che della riforma del sistema di riscossione delle tasse e delle imposte, in cui si preveda l’attivazione di un sistema di controlli più efficace ed efficiente, la possibilità di detrarre maggiormente le spese che i cittadini sostengono per la scuola, la salute, la formazione professionale, ad esempio. Insomma, pensare a misure che inducano a comprendere responsabilmente la “convenienza” del pagamento delle imposte e delle tasse: pagare tutti, infatti, significa pagare meno. Nel nostro piccolo avanziamo una proposta al presidente Giuseppe Conte: si investa di più nella cultura e nell’educazione. Cittadini più responsabili e consapevoli sono anche migliori contribuenti.
Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”, www.avvisopubblico.it
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