Ambiente / I nostri libri
Olimpiadi bianco sporco: tutto il cemento tra Milano e Cortina
Il libro bianco -o sarebbe forse meglio dire grigio- delle Olimpiadi 2026. Un evento insostenibile che porterà una valanga di soldi per ribadire un concetto: la montagna deve diventare sempre di più un’appendice della città
Calma olimpica. È quella che ci vuole per fare lo slalom tra le piccole e grandi opere previste per le Olimpiadi Milano-Cortina 2026. Una colata di cemento pur se paludata di colori, loghi di design, mascotte, inni e soprattutto di tanta retorica sportiva. Un libro che esce “prima che sia troppo tardi”. Sì, perché se è vero che, come titolava il numero di Altreconomia di settembre (“I giochi sono fatti”) è altrettanto vero che -con una pervicace azione ambientalista- alcune scelte scellerate potrebbero ancora essere mitigate se non cambiate. E soprattutto è essenziale che i cittadini abbiano una chiara consapevolezza di che cosa sta passando sopra le loro teste, come un saltatore dal trampolino o un triplo axel di un pattinatore. Ma apriamo il cancelletto del libro.
Le prime porte sembrano essere affrontate con il piglio giusto. Il dossier di candidatura delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 pare investire su due obiettivi: il “costo zero” è il primo. A parole sembra che si comprenda l’urgenza della sobrietà, che si prenda l’impegno -Torino 2006 insegna- di non costruire cattedrali nel deserto. Il secondo è incarnato dalla ormai abusata espressione “sostenibilità”. Peccato che -racconta Luigi Casanova- nonostante i proclami, “questi Giochi comporteranno un grande dispendio di denaro pubblico”, investito soprattutto in strade, piste da sci, disboscamenti e cementificazione, in costruzioni fuori scala rispetto alle dimensioni fisiche dei luoghi e delle loro economie turistiche, che andranno “a beneficio di operatori privati che sembrano indifferenti agli aspetti geologici e paesaggistici. Mentre la popolazione, vero presidio all’integrità e della tutela dei luoghi, manca dei servizi essenziali per rendere vivibili le valli e preservarne la bellezza”. Grazie a una ricerca ostinata e minuziosa, declinata per ogni sede dei Giochi 2026, “Ombre sulla neve” permette al lettore di pesare quanto siano davvero sostenibili e sobrie le opere che il libro descrive -da Milano alla Valtellina, da Cortina alle località di Trentino e Alto Adige- e quanto i due obiettivi sbandierati nel dossier di candidatura possano effettivamente essere conseguiti o se siano invece già clamorosamente smentiti dai fatti.
Come risulta ad esempio dall’obliterazione, in nome dell’urgenza e di provvidi ritardi sulla tabella di marcia, di una Valutazione ambientale strategica, lo strumento essenziale per ogni progetto che si rispetti. L’autore -in nome di un ambientalismo concreto e genuino- chiede invece di riportare nelle montagne italiane i valori fondanti e identitari delle “alte quote” che si riassumono in parole come: limite, rispetto, sobrietà, lavoro. “Trovare una nuova misura -scrive Luigi Casanova- tra la dimensione mediatica mondiale dell’evento e la dimensione geografica ridotta e assai problematica dei luoghi. Siamo ancora in tempo per evitare un’irreversibile caduta nel turismo porno-alpino”, ovvero il trionfo del modello della cosiddetta “metro-montagna”, ovvero la montagna ridotta a città in alta quota, insensibile a ogni costo umano e ambientale, nel nome della monocultura dello sci. Le prossime Olimpiadi Milano-Cortina 2026 sembrano certificare, con grande efficacia programmatica, questo percorso.
“Milano-Cortina 2026. Ombre sulla neve. Il ‘libro bianco’ delle prossime Olimpiadi invernali. Per il rispetto delle montagne, contro cemento, speculazione e sprechi”. Di Luigi Casanova, 192 pagine, 16 euro, in libreria, nelle botteghe e su altreconomia.it
© riproduzione riservata