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Altre Economie

Nuovi sentieri bio in Puglia

Cinque cooperative agricole e sociali danno vita a una rete per un’economia alternativa. Al via il progetto “Spesa utile” —

Tratto da Altreconomia 157 — Febbraio 2014

Un sole testardo e tenace sfida l’inverno tra palazzi e stradone asfaltate della periferia di Bari. Un piccolo gruppo di lavoratori, la fronte sudata e le mani nude, con cura e attenta lentezza ricerca con precisione, in ogni movimento, il giusto equilibrio tra delicatezza e forza.
“I ragazzi sono tutti assunti a tempo indeterminato -racconta Pina Cotroneo, dirigente della Cooperativa Nuovi Sentieri di Bari (coopnuovisentieri.blogspot.it). La cooperativa sociale di tipo B, nata nel giugno del 2000 con lo scopo di promuovere l’inserimento lavorativo e l’inclusione sociale dei soci diversamente abili, con disturbi psichiatrici, è passata negli anni dalla gestione di servizi di pulizia, trasporto e mensa al costituire un esempio virtuoso di agricoltura sociale per l’intera regione.

Mille metri quadri di serra riscaldata per la produzione di piante aromatiche in vaso, 1.800 di serra fredda e 10 ettari di terreno per la coltivazione di ortaggi biologici: “Nel 2004 abbiamo stipulato una convenzione con l’Agenzia Italia e avviato il progetto ‘Fertilità’ realizzando una serra calda per la produzione di piante ornamentali, officinali ed orticole. Dal 2005 produciamo ortaggi in campo. L’anno successivo è nata l’azienda agricola e abbiamo stipulato accordi con la Coop Estense, più recentemente con i supermercati Sisa e Sma per la fornitura di piante aromatiche: basilico, rosmarino, menta, salvia ed erba cipollina in vasetto. La produzione è gestita interamente da pazienti psichiatrici che, sotto la guida di due tecnici, seminano, piantano, travasano, concimano e controllano le temperature della serra”.

Dal 2008, attraverso una convenzione con la Asl Bari e l’Ambito territoriale dei Comuni di Mola di Bari-Rutigliano-Noicattaro, è attivo il progetto “Bioorto”. A Mola di Bari, la cooperativa coltiva ortaggi bio, certificati Icea, in campo e in serra. Sono venduti ai gruppi d’acquisto solidale e ai negozi bio del territorio. Circa dieci utenti con disabilità psichiatrica hanno beneficiato del progetto attraverso borse lavoro. Due di loro, raggiunti determinati livelli di autonomia e competenza, sono stati assunti dalla cooperativa. Recentemente sono stati acquisiti altri 8 ettari di terreno a Rutigliano, finalizzati alla totale autonomia economica del progetto -al momento cofinanziato dalla Asl- e all’inserimento di nuovi soggetti deboli.
La cooperativa oggi impiega in agricoltura 12 dipendenti, di cui 7 soggetti con disturbi psichiatrici, ex tossicodipendenti e autori di reato. Questi, titolari di pensione di invalidità, sono assunti tutti a tempo indeterminato con un contratto part-time: lavorano mediamente 10-12 ore settimanali per 300 euro mensili. Due soci, e questo costituisce uno dei risultati più soddisfacenti, hanno rinunciato alla pensione di invalidità, preferendo raddoppiare il monte ore lavorativo.
Altre 30 persone, 20 pazienti psichiatrici e 10 tra ex tossicodipendenti e autori di reato, collaborano beneficiando di borse lavoro.
Nel 2013 sono state vendute 60mila piante aromatiche con un fatturato di circa 65mila euro e 8 tonnellate di ortaggi bio con un ricavo di 6mila euro.
Dall’aprile 2013 Nuovi Sentieri ha avviato il progetto “Rete S.PR.E.A.D.” (Rete per la sostenibilità, la produttività, l’economia alternativa e il dialogo), insieme ad altre cinque cooperative sociali e ai servizi socio-sanitari del territorio barese.
La Rete promuove l’inserimento lavorativo di soggetti deboli in attività di raccolta, riuso e vendita di merci usate e agricoltura sociale, creando circuiti di economia solidale. Nella rete, Nuovi Sentieri si occuperà a partire dai prossimi mesi di  “Buono e bio”. 20 soggetti lavoreranno nella produzione e nella distribuzione di prodotti biologici a km0, attraverso il sistema “Spesa Utile” (www.spesautile.it; www.puglianatura.it).

Anche l’evoluzione di queste esperienze sarà importante nel processo di definizione dell’agricoltura sociale, che è ancora in discussione. Manca, infatti, una regolamentazione chiara ed unitaria, a livello nazionale e sovranazionale. Il Forum nazionale agricoltura sociale -nato nel maggio del 2011 proprio con l’intento di  definire e promuovere l’agricoltura sociale in Italia– la considera l’“insieme di pratiche svolte su un territorio da imprese agricole, cooperative sociali e altre organizzazioni che coniugano l’utilizzo delle risorse agricole con le attività sociali (www.forumagricolturasociale.it).
L’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (www.aiab.it), ha censito nel 2010 in tutta Italia 221 aziende bio sociali (erano 107 nel 2007). Nella mappatura Aiab sceglie di considerare solo aziende biologiche certificate, con una propria attività produttiva e rapporti con il mercato. Non include, invece, quelle realtà che utilizzano l’agricoltura per fini esclusivamente terapeutici (reparti ospedalieri, cooperative sociali di tipo A…) o didattici ( masserie didattiche).
Una concezione di agricoltura sociale incentrata sull’attività d’impresa si ritrova anche in Veneto. L’Associazione biofattorie sociali del Veneto definisce fattoria sociale “un’impresa agricola condotta in forma singola o variamente associata, economicamente e finanziariamente sostenibile, che svolge l’attività produttiva agricola e/o zootecnica rispettando i principi guida dell’agricoltura sostenibile […] e proponendo i suoi prodotti sul mercato. La fattoria sociale integra il percorso produttivo agricolo con l’offerta di altri servizi a favore di soggetti svantaggiati” (www.cosep.it/manifestobiofattorie.pdf). Spiega la presidente Mariangela Bucciol, già membro del Coordinamento nazionale del Forum agricoltura sociale: “L’Associazione, formalmente costituita nel 2010 ma già attiva dal 2006 come tavolo di confronto tra le realtà interessate al tema, è attualmente costituita da 14 soci. Siamo tutte realtà produttive medio piccole che svolgono più attività oltre a quella agricola (ospitalità, laboratori diurni, inserimento lavorativo, fattoria didattica, attività agrituristica ecc). Nelle nostre fattorie sociali l’ambito produttivo favorisce percorsi di inclusione di persone svantaggiate in un ambiente informale e per nulla medicalizzato: anche i nostri operatori indossano gli stivali. E la scelta etica di includere persone svantaggiate è in linea con un modello di produzione biologico e sostenibile”.
Recentemente l’Associazione biofattorie sociali del Veneto ha avviato una stretta collaborazione con l’Associazione forum dell’agricoltura sociale Vicenza. Quest’ultima è nata il 2012 con lo scopo di sostenere e valorizzare le esperienze di agricoltura sociale nel territorio della provincia. Conta circa 50 iscritti, tra cui 18 fattorie sociali. Insieme i due soggetti hanno dato vita -il 27 marzo 2013- al Forum regionale dell’Agricoltura sociale Veneto.
Proprio la Regione Veneto ha avviato, intanto, un tavolo di lavoro sull’agricoltura sociale, riunendo vari rappresentanti di enti pubblici e privati operanti nei settori sanitario, sociale e agricolo. Il confronto ha contribuito alla definizione di una legge regionale (la 14/2013) dedicata al tema. La norma promuove l’agricoltura sociale quale aspetto della multifunzionalità delle attività agricole e ne disciplina varie forme di sostegno. Sono previsti vantaggi nella concessione di contributi europei, nazionali e regionali; la concessione alle fattorie sociali di beni del patrimonio regionale; l’adozione dei prodotti delle fattorie sociali nelle mense di regione ed enti locali; una corsia preferenziale per i prodotti delle fattorie sociali negli appalti di ristorazione collettiva; corsi di formazione. La norma prevede, inoltre, l’istituzione dell’elenco regionale delle fattorie sociali. Attualmente sono in discussione i decreti attuativi relativi alla legge quadro.

La situazione nelle altre regioni italiane è molto variegata. Partendo da un’interpretazione più estensiva del concetto di agricoltura sociale, che include tutte le realtà che coniugano l’attività agricola con una finalità sociale (inclusi orti sociali avviati da enti comunali, sanitari, associazioni etc), il Forum nazionale stima sul territorio nazionale circa un migliaio di esperienze. Ma oltre il Veneto sono solamente 6 le Regioni che si sono dotate di strumenti utili alla disciplina e alla promozione dell’agricoltura sociale: il Friuli-Venezia Giulia, la Calabria, la Toscana, l’Abruzzo, la Campania e la Liguria.
Un disegno di legge sull’agricoltura sociale, presentato a marzo 2013, è in discussione alle Camere.
Il presidente del Forum nazionale agricoltura sociale Salvatore Stingo precisa: “Non tutte le proposte da noi avanzate in questi anni di attività hanno trovato accoglienza. L’istituzione di un marchio etico, ad esempio, avrebbe potuto rappresentare un’opportunità non indifferente per il riconoscimento e la commercializzazione dei prodotti dell’agricoltura sociale”. —

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