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Esteri / Attualità

Monitor, osservatorio sul mondo (settembre 2022)

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Un “filo rosso” lega le cose che succedono in Paesi diversi di ogni continente. Questa rubrica -a cura della redazione di Altreconomia- non vuole offrire al lettore notizie, ma la capacità di leggere i fatti in una cornice più ampia. Per comprendere le dinamiche economiche, sociali e politiche di quelli che comunemente vanno sotto la voce “Esteri”

Tratto da Altreconomia 251 — Settembre 2022

Brasile al voto, timore per possibili brogli
America Latina

Il 2 ottobre i cittadini brasiliani saranno chiamati alle urne per eleggere il presidente, il vice-presidente della Repubblica e i membri del Congresso nazionale. Gli ultimi sondaggi -pubblicati a fine luglio- danno in vantaggio l’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva, con il 44% delle preferenze, sul presidente in carica Jair Bolsonaro (35%). Secondo The Economist si tratta “delle elezioni più importanti degli ultimi dieci anni” per la più grande democrazia sudamericana. Sul voto, tuttavia, aleggia lo spettro di possibili brogli o ricorsi da parte di Bolsonaro (che da settimane sta instillando dubbi sul procedimento elettorale) anche se “non è chiaro fino a che punto oserà spingersi e chi lo sosterrà se dovesse giocare sporco”, scrive il settimanale. Intanto l’11 agosto migliaia di persone si sono radunate alla facoltà di Legge dell’Università di San Paolo in una grande manifestazione pro-democrazia. “C’è il rischio di un colpo di Stato, quindi la società civile deve alzarsi e combatterlo per garantire la democrazia”, ha dichiarato Jose Carlos Dias, ex ministro della Giustizia.


Usa, via libera al maxi fondo per il clima
Stati Uniti

Nelle prime settimane di agosto il Congresso degli Stati Uniti ha approvato l’Inflation reduction act, un ambizioso piano da 740 miliardi di dollari che prevede -oltre a un investimento da 300 miliardi per misure di riduzione del deficit- circa 369 miliardi da investire in politiche per il clima con l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del 40% entro il 2030 e per aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si tratta, scrive il Washington Post, della più grande spesa nella storia degli Usa per affrontare il cambiamento climatico. Tuttavia, per superare l’opposizione dei repubblicani e del democratico Joe Manchin, sono state approvate delle deroghe alle trivellazioni di petrolio e gas in Alaska e nel Golfo del Messico. Una concessione criticata da organizzazioni ambientaliste come Greenpace e Sierra Club.


Se si confermeranno i trend attuali, per raggiungere la parità di genere a livello globale sono necessari 132 anni secondo l’edizione 2022 del “Global gender gap report” pubblicato a luglio


Nel 2022 gli incendi in Europa hanno bruciato più di 650mila ettari di boschi e aree verdi
Europa

Tra gennaio e metà agosto 2022 gli incendi hanno bruciato 659.541 ettari di boschi e aree verdi in tutta Europa. Se non ci saranno rallentamenti, entro fine anno potrebbero andare in fumo più di un milione di ettari. A lanciare l’allarme è il Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis) i cui dati -aggiornati a metà agosto- evidenziano come la superficie totale bruciata in Europa nei primi mesi del 2022 sia pari al doppio rispetto alla media del periodo 2006-2021. Il dato più elevato mai registrato dal 2006, anno in cui sono iniziate le rilevazioni. Il Paese più colpito è la Spagna (dove sono andati in fumo più di 244mila ettari), seguita da Romania (150mila), Portogallo (77mila) e Francia (più di 60mila). Tradizionalmente gli incendi estivi sono un fenomeno che interessa prevalentemente l’area mediterranea ma dal 2010 si è registrato un aumento  nell’Europa centrale e settentrionale, in Paesi che “normalmente non sperimentano roghi nel loro territorio”, ha dichiarato il coordinatore di Effis, Jesús San-Miguel, all’emittente tedesca Deutsche Welle.

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In India i malati di Hiv denunciano la carenza di farmaci
Asia

Centinaia di migliaia di persone affette da Hiv in India denunciano di non riuscire ad accedere alle cure di cui hanno bisogno per vivere a causa della carenza di farmaci anti-retrovirali nel Paese. Secondo le stime del “Delhi network of positive people” (Dnp+, Ong che lavora per migliorare cure e trattamenti per chi è affetto da Hiv e Aids) sarebbero almeno mezzo milione i malati che non riescono a ottenere i farmaci gratuiti da centri sanitari e ospedali governativi a causa della riduzione delle scorte. Per protestare contro questa situazione, nel mese di agosto i manifestanti si sono radunati per giorni davanti alla sede del National aids control organisation (Naco) a Delhi. Ma l’emergenza, denuncia Dnp+, interessa anche altri Stati come Assam, Uttar Pradesh, Rajasthan e Punjab.

Tra i farmaci più difficili da reperire c’è il “Dolutegravir” che viene indicato dalle autorità indiane come il più efficace e quindi “da privilegiare” per il trattamento dell’Hiv. Per i malati le alternative sono quelle di rivolgersi alle farmacie private (dove però il costo dei medicinali è proibitivo) oppure fare ricorso a combinazioni diverse di farmaci. Altri, denuncia ancora l’organizzazione, sono stati costretti a interrompere le cure. Secondo le stime del governo indiano l’Aids ha provocato circa 59mila morti nel 2019 e sono 2,3 milioni le persone positive all’Hiv nel Paese, ma solo 1,5 milioni hanno accesso alle terapie anti-retrovirali. Numeri lontani da quanto raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità che fissa come obiettivo quello di sottoporre a trattamento il 90% delle persone con una diagnosi di Hiv.


Il 28 luglio l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione che riconosce “il diritto umano a un ambiente pulito, sano e sostenibile”. Il testo è stato adottato con 161 voti a favore, nessun voto contrario e otto astenuti.


Bambini nel mirino nei Territori palestinesi
Medio Oriente

Dall’inizio dell’anno sono 37 i minori che hanno perso la vita nei Territori palestinesi occupati: 17 durante i bombardamenti su Gaza del 5-7 agosto, mentre altri due hanno perso la vita nel corso di un’operazione della polizia israeliana in Cisgiordania il 9 agosto. A lanciare l’allarme è l’Alto commissario Onu per i diritti umani, Michelle Bachelet, che ha definito “inconcepibile” un così elevato numero di vittime.

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Incassavano decine di milioni di dollari trafficando uccelli esotici verso l’Europa. L’inchiesta di occrp.org


Piccole Ong africane senza fondi nella lotta per la tutela dell’ambiente
Africa

Le organizzazioni africane impegnate nella tutela dell’ambiente e della fauna selvatica -in particolare quelle più piccole e nate dal basso- vengono escluse dai finanziamenti “verdi” dei donatori internazionali. La denuncia è contenuta nel rapporto “Greening the grassroots. Rethinking african conservation funding” pubblicato a luglio dalle Ong locali Maliasili e Synchronicity Earth. In generale, le organizzazioni africane impegnate nella tuttela della biodiversità e nel contrasto al cambiamento climatico ricevono solo il 5-10% dei fondi filantropici privati investiti nel continente. Mentre alle realtà più piccole, in particolare quelle nate all’interno delle comunità indigene, va meno dell’1%. A questo si somma la scarsità di risorse: “Per gestire correttamente un’area protetta servono circa 1.000 dollari per chilometro quadrato. Attualmente, in Africa, abbiamo una media di 50 dollari”, spiega Kaddu Sebunya, presidente dell’Africa wildlife foundation.

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