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Esteri

L’incertezza totale

Il sesto vertice dei G20 in quattro anni si apre all’insegna dell’incertezza più totale. Quello che sarebbe dovuto essere, nelle gradite intenzioni del presidente francese Nicolas Sarkozy, un summit da ricordare per qualche decisione più innovativa del solito, si sta trasformando in un incubo, soprattutto per i Paesi europei.

 

 

Argomenti che fino a qualche mese fa erano tabù, come il default o l’uscita di un Paese dall’eurozona, ora sono sulla bocca di tutti. Soprattutto di chi conta davvero, come Angela Merkel e lo stesso Sarkozy. A tenere banco nell’immediata vigilia, ma anche nelle prime ore di lavoro dei grandi, è la crisi della Grecia la quale, ironia della sorte, non è nemmeno un membro effettivo del nuovo direttorio mondiale.

Molto probabile, quindi, che saranno i debiti sovrani di Grecia, ma anche di Italia e Spagna, a catalizzare l’attenzione dei capi di Stato e di governo del G20. Gli emergenti del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) hanno già manifestato l’intenzione di portare avanti una posizione comune sul problema e non è da escludere che soprattutto la Cina e il Brasile possano “dare una mano” tramite il Fondo monetario internazionale. Ovvero più fondi per la crisi a rimpolpare i forzieri dell’FMI, in cambio di più potere decisionale all’interno dell’istituzione. Gli Usa, invece, hanno ripassato la palla agli alleati europei. Al di là delle rassicurazioni di questa mattina, il pensiero di Barack Obama può essere sintetizzato più o meno così: “il problema è vostro, risolvetelo voi”.

 In teoria l’agenda originaria, particolarmente ricca, prevedeva approfondite discussioni su come dare una stretta ai paradisi fiscali – tema predominante al G20 londinese del 2009, ma poi finito nel dimenticatoio – o ancora fermare la speculazione selvaggia sul cibo e sulle commodity. L’ormai annosa questione di come regolamentare il sistema monetario internazionale e imporre regole più stringenti alle banche sono altri degli argomenti che rischiano di trovare uno spazio limitato nelle discussioni di questi giorni.

 

Chissà se ci sarà poi qualche passo in avanti in merito alla tassa sulle transazioni finanziarie, che ora piace anche a Bill Gates. Il miliardario americano, presente a Cannes con la moglie in qualità di presidente della sua fondazione, ha infatti dichiarato di essere favorevole all’introduzione della tassa. Un ulteriore segnale che la crisi è veramente gravissima? Forse sì. 

Nel frattempo, lontano dalla croisette blindatissima e sorvegliata da 12mila esponenti delle forze dell’ordine, continuano le azioni della società civile. In mattinata oltre 2mila persone hanno inscenato una marcia al confine tra la Francia e il Principato di Monaco per “prendere d’assedio” Montecarlo, uno dei principali paradisi fiscali del Vecchio Continente. Secondo il Financial Secrecy Index, la lista compilata da due anni a questa parte delle organizzazioni che lavorano sul delicato tema dei tax havens, il Principato è al 65esimo posto “in classifica”, a causa della quasi totale mancanza di trasparenza che favorirebbe l’evasione fiscale dei ricchi soprattutto di Francia e Italia.

Tutte preziose risorse che servirebbero a ridurre il nostro enorme debito, ma che anche grazie allo scudo fiscale varato due anni fa dal governo Berlusconi rimarranno oltre confine. Il nostro esecutivo, come confermato qui a Cannes, preferisce svendere gli immobili di Stato e mettere mano alle pensioni. Funzionerà?

 


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