L’etichetta di casa – Ae 79
Quanta energia consuma la vostra abitazione? Da quest’anno gli edifici nuovi e quelli oggetto di compravendita dovranno essere muniti di un certificato che ne attesti l’efficienza energetica Il nostro viaggio comincia dove, in Italia ci si è mossi prima di…
Quanta energia consuma la vostra abitazione? Da quest’anno gli edifici nuovi e quelli oggetto di compravendita dovranno essere muniti di un certificato che ne attesti l’efficienza energetica
Il nostro viaggio comincia dove, in Italia ci si è mossi prima di tutti. La provincia di Bolzano è una delle più fredde del Belpaese. Per questo, qui la casa ecologica ha avuto più che altrove il sapore di una scelta strategica. Ferdinand Willeit, ecologista e architetto, abita nella prima casa ecologica premiata in Italia. Era il 2002, e alla sua abitazione di Gais, in Val Pusteria, veniva assegnato dalla Provincia di Bolzano il premio “Migliore casa clima” dell’anno.
Già, perché in Alto Adige gli abitanti delle case ecologiche li premiano pure, ogni anno. Il concorso è molto sentito. Rispetto al primo anno, quando fu premiata una sola abitazione, oggi le categorie sono diventate sei: si va dal premio per la miglior casa familiare a quello per il miglior condominio.
L’Italia vanta il poco invidiabile primato, all’interno dell’Unione Europea, di Paese che dissipa la maggior quantità di energia dagli edifici a causa dei cattivi isolamenti (in certi casi estremi, si arriva anche al 50%).
La maggior parte dell’energia se ne va dalle pareti e soprattutto dalle finestre. Ma nella casa di Gais le pareti sono protette da una barriera antivento, e isolate con un isolante termico in cellulosa ed un pannello in fibre di legno. E soprattutto sono spesse dai 20 ai 25 centimetri, a fronte di una media nazionale modello gruviera di appena 5 centimetri.
Rigorosamente esposta a Sud-Ovest, la casa non ha neppure bisogno di economizzare sulle finestre: ha infatti una grande vetrata che illumina il soggiorno (e permette di ridurre al minimo i tempi dell’illuminazione elettrica). Ma il calore non fugge nemmeno da qui, perché i vetri sono termoisolanti, a bassa emissività, capaci di ridurre di un quinto il fabbisogno energetico rispetto a un’abitazione coi vetri tradizionali.
Se poi le finestre uno non le deve nemmeno aprire, allora la tenuta dell’abitazione è davvero eccezionale.
Il signor Willeit ci riesce grazie a uno scambiatore d’aria posto a 4 metri di profondità nel terreno e a un impianto d’aerazione con recupero energetico. D’inverno, la temperatura dell’aria esterna da queste parti piomba a -16 gradi: aprire le finestre per arieggiare significherebbe ghiacciare l’abitato.
Ma percorrendo le tubazioni dello scambiatore, l’aria entra in cantina
a +2 gradi. Dopo aver attraversato l’impianto di aerazione, entra nel soggiorno di casa Willeit a una temperatura di circa 18 gradi.
In Alto Adige le case, come gli elettrodomestici, sono classificate in base alla loro efficienza “energetica”:
la lettera “A” indica consumi inferiori ai 3 litri di gasolio per metro quadro. Le altre due classi ammesse sono la B, ovvero tra i 3 e i 5 litri, e la C, tra i 5 e i 7. Edifici che consumino oltre i 7 litri non si possono costruire da queste parti: per un confronto, si pensi che la media nazionale è 18 litri. Come ci si è arrivati? “Anche se oggi tutti qui ritengono normale costruire rispettando queste norme, fino a dieci anni fa anche da noi eravamo alla preistoria”, ammette Willeit.
“Poi qualche pioniere come me ha cominciato a parlarne e a fare pressione sugli amministratori, ma se non avessimo trovato la sponda del governo provinciale nella persona di Norbert Lantschner, non saremmo mai arrivati a questo punto”.
Norbert Lantschner è direttore dell’Ufficio aria e rumore dell’Agenzia provinciale per la protezione ambientale. Lui si schermisce e ce la racconta in maniera diversa. “Io e la Provincia abbiamo solo completato un percorso che è partito dal basso.
Il progetto di certificazione degli edifici è stato avviato nel 2002, mentre la norma provinciale che ha imposto di non costruire oltre la classe C è arrivata solo nel 2004, ed era stata preceduta da norme comunali dello stesso tenore”. Di successo Lantschner può davvero parlare a gran voce, visto che ormai, come dice, in Alto Adige costruire una casa in classe C di fatto non è più possibile: tutti la vogliono di classe A. “È l’effetto che dovrebbe sortire ogni certificazione -osserva Lantschner- ovvero la spinta verso il meglio. È successo con gli elettrodomestici, e da noi sta succedendo anche con le case”.
Forse è sull’onda del successo altoatesino che ora la certificazione energetica degli edifici sta prendendo piede altrove. Si sono già mossi la Provincia di Reggio Emilia e quella di Trento. In entrambi i casi, prossimamente sarà obbligatorio certificare i consumi energetici degli edifici, anche se non si prevede di imporre l’obbligo di sottostare a una certa soglia di consumo, come in Alto Adige.
Ma ormai la certificazione degli edifici è destinata a diventare un fatto nazionale. Lo scorso ottobre è stato approvato dal governo uno schema di decreto legislativo (ancora da varare in via definitiva) che imporrà l’etichettatura energetica in maniera graduale: dal primo luglio di quest’anno l’obbligo varrà per gli edifici sopra i 1.000 metri quadri, dal primo luglio del 2008 anche per gli altri.
Il decreto in questione prevede per i nuovi edifici anche l’obbligo di utilizzare almeno in parte energia solare: tutti dovranno montare sul tetto pannelli solari termici (che soddisfino almeno per metà il fabbisogno di acqua calda) e fotovoltaici (per una potenza che verrà definita in un secondo momento). È un passo avanti notevole verso una casa che si possa definire organicamente ecologica.
Il dilemma dell’incentivo
“Bisogna scervellarsi per capire come incentivare la bioedilizia: non è affatto semplice”. Luca Gaggioli, oltre che membro di Bilanci di giustizia (www.bilancidigiustizia,it), è assessore all’urbanistica del Comune di Quarrata, 24 mila abitanti in provincia di Pistoia.
Il punto di partenza della sua riflessione è la tendenza del cittadino a fare conti economici di breve periodo anziché di lungo. Hai voglia ad etichettare l’edificio, dicendo che quello è di classe “A” e consuma pochissimo, se poi ciò che conta per l’acquirente è soprattutto il prezzo d’acquisto, che per la casa ecologica è maggiore di un 20-30% rispetto ai prodotti dell’edilizia tradizionale. Ecco dunque la necessità di incentivare l’acquisto, se qualcosa si vuole smuovere. Come?
“Già, come? Dove vado a prenderli io amministratore i soldi dell’incentivo?”,
si chiede Gaggioli. “Avrei due soluzioni tradizionali. La prima sarebbe quella di fare degli sconti sugli oneri di urbanizzazione”. Ogni Comune riscuote infatti da ogni costruzione una quota da destinare alle opere di urbanizzazione primaria e secondaria. “Ma poi -continua Gaggioli- rischio di ritrovarmi con poche risorse, e dunque con quartieri di case ecologiche sì, ma senza strade o senza scuole. L’altra soluzione sarebbe quella di concedere dei bonus volumetrici, ovvero la possibilità di edificare oltre i volumi normalmente consentiti. Ma così rischiamo di tirare la coperta corta: avremmo case che rispettano l’ambiente dal punto di vista dei consumi energetici, ma non da quello paesaggistico”. E allora, che fare?
Il consiglio comunale di Quarrata discuterà a febbraio l’approvazione di una proposta normativa che tenta di aggirare le vie tradizionali andando direttamente alla radice dei costi di un edificio: la rendita dei terreni.
“Quando un terreno diventa edificabile -osserva Gaggioli- il suo valore schizza verso l’alto, e il prezzo finale dell’abitazione ne risente direttamente”. La soluzione cui ha pensato Gaggioli è allora quella di abbassare le rendite. Come? Senza identificare i terreni edificabili. “Qui a Quarrata verranno individuati tre milioni di metri quadri potenzialmente edificabili, dopodiché verrà emesso un bando per la costruzione di nuovi edifici su una superficie di 100-150 mila metri quadri. A quel punto avremo creato un vero mercato dei terreni. I costruttori potranno infatti contrattare il prezzo dei terreni con proprietari che non sapranno se il loro terreno sarà quello su cui in effetti si edificherà”. Gaggioli conta in questo modo di ridurre il prezzo dei terreni di un 30% minimo.
Ma la casa ecologica in tutto questo cosa c’entra? “Delle proposte presentate dai costruttori, verranno scelte dall’amministrazione comunale le migliori sul piano della qualità sociale e ambientale. I soldi risparmiati per il terreno saranno investiti dai costruttori per coprire la differenza tra i costi dell’edilizia ecologica e quelli dell’edilizia tradizionale. I nuovi edifici costeranno più o meno quanto costano oggi gli edifici tradizionali”. Se verrà approvata, la norma proposta da Gaggioli sarà la prima in Italia nel suo genere.
Il certificato è d’obbligo
Contro l’inquinamento (e i gas serra) il blocco del traffico serve ma non è sufficiente. Il fatto è che anche le case inquinano. Come? Per esempio attraverso il riscaldamento (o il condizionamento d’estate). Per questo da quest’anno entreranno man mano in vigore gli obblighi di “certificato energetico” per ogni edificio costruito o messo in vendita. Dal primo luglio scatterà la certificazione energetica per gli edifici superiori ai mille metri quadri. Dal luglio 2008 l’obbligo riguarderà anche gli immobili più piccoli. Infine, dal primo luglio 2009 l’obbligo riguarderà ogni singolo appartamento messo in vendita.
Le norme saranno più stringenti per le nuove costruzioni: una casa costruita nel 2010 potrebbe consentire un risparmio energetico di quasi il 40 per cento rispetto a una casa omologa costruita fino a oggi.
Non solo energia
Lo schema di decreto legislativo approvato nello scorso ottobre dal governo punta innanzitutto a stabilire che gli edifici immessi nel mercato immobiliare dichiarino il
proprio consumo energetico; ma anche:
– a migliorare l’isolamento termico delle costruzioni e ridurre di un ulteriore 20% le dispersioni termiche entro il 2010 nei nuovi edifici;
– a incentivare l’uso di caldaie ad alta efficienza;
– a far sì che nei nuovi edifici almeno il 50 per cento di acqua calda sia ottenuta usando il solare termico;
– a introdurre l’obbligo di “protezioni solari” esterne per i nuovi palazzi, riducendo il ricorso a condizionatori;
– infine, a introdurre nella pianificazione del territorio il parametro energetico.
Prendete le misure
Come si fa a sapere qual è la pagella energetica della propria casa?
Il Servizio energia della Provincia di Trento mette gratuitamente a disposizione un software: www.energia.provincia.tn.it/
consumifamiliari/consumi.html. Indicando le principali caratteristiche della propria abitazione, si possono calcolare i consumi per il riscaldamento, l’acqua calda, l’uso cucina e l’elettricità.
Unica controindicazione: viene chiesto in quale comune del Trentino abitiamo. Per chi non è trentino, si può risolvere conoscendo i gradi giorno del proprio comune (sono un’unità di misura del fabbisogno termico di una determinata area geografica, e si possono trovare su: clisun.casaccia.enea.it/
Pagine/GradiGiorni.htm#GradiGiorni).
Se si abita in zone mediamente più calde, basta scegliere il comune trentino con meno gradi giorno (Nago-Torbole, 2276 giorni) e poi fare la proporzione. Per esempio, chi abita ad Agrigento, con 729 giorni, dovrà ridurre di circa il 60% i consumi per il riscaldamento indicati dal software trentino.