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L’emergenza antrace attacca l’intangibilità dei brevetti – Ae 22

Numero 22, novembre 2001Accordo raggiunto: 100 milioni di compresse entro la fine dell'anno, per 95 milioni di dollari (circa 200 miliardi di lire). Il Cipro, il potente antibiotico utilizzato nella cura contro l'antrace, forse non scarseggerà in caso di emergenza….

Tratto da Altreconomia 22 — Ottobre 2001

Numero 22, novembre 2001

Accordo raggiunto: 100 milioni di compresse entro la fine dell'anno, per 95 milioni di dollari (circa 200 miliardi di lire). Il Cipro, il potente antibiotico utilizzato nella cura contro l'antrace, forse non scarseggerà in caso di emergenza. Il governo degli Stati Uniti è riuscito a strappare alla Bayer, il colosso farmaceutico tedesco che lo produce, l'impegno a vendergli le compresse del farmaco a meno di un dollaro l'una (ne costava meno di due fino a poco fa) e a triplicarne la produzione. La minaccia della Casa bianca: eludere il brevetto e farsi da soli l'antibiotico.

Un passo indietro. L'incubo antrace inizia il 5 ottobre, quando muore a Washington il fotografo Robert Stevens. Dalla Florida l'allarme arriva a New York, poi nel New Jersey, fino a Washington. Nel mirino il New York Post, le reti televisive Nbc, Cbs e Abc, tre uffici postali, addirittura il Senato e la sede della Cia. Al 23 ottobre si contano in tutto tre morti (due sono dipendenti delle poste di Washington), 11 malati accertati, 32 contaminati e una dozzina di casi sospetti.

Ormai lo sanno tutti: esistono due tipi di antrace, quello che si prende per via epidermica (meno grave) e quello che si contrae per inalazione, più grave e difficile da curare. Il problema è che, nel secondo caso, al manifestarsi dei sintomi (febbre e difficoltà respiratorie) è gia troppo tardi, e le cure possono essere inutili.

Quindi l'antibiotico va assunto in via preventiva.

Non è ancora chiara la reale portata del pericolo, né se tutto questo abbia a che fare con la guerra in Afghanistan. Quel che è certo è che il governo statunitense, non si sa se spinto dalla crescente ansia (che è quasi psicosi) dell'opinione pubblica o dalla reale necessità, ha deciso di creare un'imponente scorta di medicine anti-antrace.

Ma le cose non sono così semplici. Problema numero uno: l'unico farmaco riconosciuto per questo utilizzo dalla Food and Drug Administration (l'ente governativo che esercita il controllo sui farmaci in Usa) è, appunto, il Cipro. Lo è dall'agosto scorso, prima era considerato semplicemente un potente antibiotico contro sinusiti, infezioni respiratorie e dell'apparato urinario.

Ciò non vuol dire che sia il solo medicinale efficace contro l'antrace. Ce ne sono almeno altri 5: il Levaquin, prodotto dalla Johnson & Johnson, il Tequin, della Bristol-Myers Squibb, il Vibramycin della Pfizer e almeno un paio di prodotti meno recenti della GlaxoSmithKline.

Problema numero due: visto che il Cipro è l'unico riconosciuto, è anche l'unico che può essere utilizzato. Due settimane dopo il 5 ottobre il volume delle vendite del Cipro si era quintuplicato. A questo punto però il senatore democratico Charles Schumer diffonde il dubbio: “Ce ne sarà per tutti?”.

Soluzione: far produrre l'antibiotico anche ad altre ditte farmaceutiche, in barba al brevetto della Bayer (che tra l'altro scade nel 2003), per accumulare una adeguata scorta di farmaco.

E la proprietà intellettuale? E gli accordi Trips (Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights), invocati per esempio nel processo contro Sudafrica, colpevole proprio di eludere i brevetti e comprare farmaci “copiati”, che costano meno, per combattere l'Aids?

Niente, l'emergenza è emergenza: sembra proprio che gli Usa, strenui difensori del sistema dei brevetti, abbiano intenzione di infrangerlo.

Ed è impensabile una causa contro il governo americano, oltretutto in uno scenario da “terrorismo globale”.

Come se non bastasse spunta la più grande ditta farmaceutica indiana, la Ranbaxy, che promette una copia fedele del Cipro a meno di un dollaro a compressa (nelle farmacie statunitensi costa attorno ai 5 dollari).

Di più: il governo del Canada (zero casi di antrace registrati) dichiara a sua volta di voler eludere il brevetto e di aver incaricato la Apotex Inc. di Toronto di produrre un milione di compresse di farmaco generico (sempre a meno di un dollaro l'una).

Bayer corre ai ripari e offre a Tommy G. Thompson, Segretario del Dipartimento per la salute e i servizi umani Usa, 100 milioni di compresse a 1 dollaro e 83 centesimi entro tre mesi, promettendo di produrne altrettante da destinare alle farmacie (però a 4 dollari e 67 centesimi). Offerta simile per il Canada: 1 dollaro e 30 per compressa, con l'impegno, in caso di emergenza, di procurarne un milione nel giro di 48 ore.

Ce n'è ancora. Anche un'altra ditta, la statunitense Barr Laboratories, promette il farmaco a meno di un dollaro: serve solo l'autorizzazione per infrangere il brevetto.

È così che il 24 ottobre si arriva all'accordo finale: 95 centesimi a compressa. Il brevetto è salvo, gli stabilimenti Bayer sfornano Cipro 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Metà vanno al governo, metà vanno nelle farmacie, con prezzi differenti.

Le azioni dell'azienda tedesca sono ora a più 15 per cento rispetto a un mese fa, dopo aver toccato anche punte di più 25 per cento.

A bocca asciutta invece le concorrenti di Bayer. Johnson & Johnson, Bristol-Myers Squibb, Pfizer e GlaxoSmithKline, non potendo produrre la versione generica del Cipro, promettono cospicue forniture gratuite al governo se il Fda riconoscerà i loro prodotti come efficaci contro l'antrace.

Per adesso il Cipro va a ruba: secondo il New York Times sono almeno 10 mila gli americani che ne fanno uso, 7 mila e 600 solo a Washington. La maggior parte sono postini. C'è anche un sito internet: www.ciprousa.com, ovviamente realizzato dalla Bayer.

In Italia di tutto questo non c'è (per ora) traccia. Sulla scorta del governo americano (che ne ha acquistato 300 milioni di dosi per una spesa di 509 milioni di dollari) il ministero della Salute ha però provveduto a procurarsi una scorta di vaccini (5 milioni, 97 miliardi di spesa) contro il vaiolo (non se ne parlava da più di vent'anni) ed ha attivato un numero verde (800.57.16.61) cui rivolgersi in caso di necessità.

C'è anche una pagina nel sito del governo: www.governo.it/sez_dossier_nuovi/bioterrorismo/index.html.
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Il copyright sui farmaci dura ent'anni. O forse no
L'accordo sugli “aspetti legati al commercio dei diritti di proprietà intellettuale”, meglio conosciuti come Trips, risale al 1996 ed è un accordo sottoscritto in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (Wto).
I Paesi industrializzati si sono adeguati immediatamente, con leggi nazionali, all'accordo, mentre ai Paesi in via di sviluppo è stato concesso tempo fino al 2000 (al 2006 ai 48 più poveri). Riguardo ai farmaci l'intesa vieta la produzione locale di prodotti coperti da brevetto e ne vincola importazione, uso e vendita all'autorizzazione di chi il brevetto lo ha registrato. La registrazione del brevetto per un nuovo farmaco può avvenire in tempi diversi e in Paesi diversi, a discrezione del titolare, e non coincide con l'inizio della sua commercializzazione, per la quale di solito passano alcuni anni. Un brevetto ha la durata di vent'anni, dopo i quali il farmaco diviene “generico” e chiunque è autorizzato a produrlo. Prima è la casa produttrice che stabilisce dove venderlo e a che prezzo. L'unica eccezione a questo sistema è rappresentata dagli articoli 6 e 31 dell'accordo. Il primo permette, “per ragioni di salute pubblica” e per un periodo di tempo limitato le cosiddette importazioni parallele, grazie alle quali è possibile acquistare un farmaco nello Stato dove viene venduto al minor prezzo, senza l'autorizzazione del detentore del brevetto. Il secondo consente, “in caso di emergenza” di ricorrere alla cosiddetta registrazione forzata, che consente a uno Stato di produrre (o far produrre) lo stesso farmaco senza pagare i diritti del brevetto e senza l'autorizzazione del detentore, oppure di acquistare la versione generica del medicinale in un Paese dove il brevetto non sia stato registrato o dove sia scaduto. Venendo meno il monopolio, il prezzo del farmaco in questione diminuisce sensibilmente.

Bayer: è tutto un marchio
Il quartier generale è a Leverkusen, in Germania, sulla sponda orientale del Reno, tra le città di Colonia e Düsseldorf. Ma la Bayer oggi è un gruppo che conta 350 aziende nei sei continenti, e impiega 117 mila persone in oltre 100 stabilimenti produttivi.

Non si occupa solo di medicinali, anche se deve la sua fortuna all'Aspirina: tra i settori di attività ci sono l'industria chimica, l'agricoltura, la ricerca scientifica. Nel 2000 ha fatturato a livello mondiale 31 miliardi di euro. Il capitale sociale, suddiviso tra 402.500 azionisti, è pari a 1,9 miliardi di euro. Nel corso dei suoi quasi 140 anni di storia la Bayer ha firmato oltre 180 mila brevetti e circa 70 mila marchi di fabbrica, conseguiti in Germania e all'estero. Il Cipro, scoperto nel 1981, è stato brevettato in un centinaio di Paesi (in Italia la registrazione risale al 1986, il brevetto scadrà nel 2006). È stato prescritto -ci assicurano- 280 milioni di volte, e nel '92 è risultato l'antibiotico più venduto al mondo nella sua classe.

Aids e farmaci: dopo Mandela vince il Brasile
Non è ancora risolta la questione dei farmaci anti-Aids in Sudafrica, nonostante la vittoria del governo portato in giudizio da 39 aziende farmaceutiche (tra le quali la Bayer) (vedi AltrEconomia numero 16 e 17). Ricordiamo che tutto comincia nel 1997 quando Nelson Mandela, presidente della Repubblica Sudafricana, promulga il “Medicines Act”, per consentire l'importazione parallela e la registrazione forzata dei farmaci antiretrovirali, molto costosi ma indispensabili nella lotta all'Aids.

Il Medicines Act suscita le ire delle industrie farmaceutiche che ottengono l'appoggio del governo Usa. Secondo le multinazionali del farmaco quella sudafricana non può essere considerata una situazione di emergenza perché il problema dell'Aids non è improvviso né temporaneo.

Inizia il processo. Le udienze scatenano la solidarietà internazionale delle ong e della società civile.

Lo scorso aprile le 39 ditte abbandonano la loro accusa e, con tre anni di ritardo, il Medicines Act può essere messo in atto.

A distanza di sei mesi purtroppo la situazione non è migliorata. I ritardi nella produzione e nell'importazione di farmaci a minor costo e la mancanza di fondi non hanno alleviato le sofferenze della popolazione sudafricana, il 16 per cento della quale è sieropositiva.

Successo invece per il Brasile, che ha ottenuto di acquistare dalla Roche il farmaco antiretrovirale nelfinavir (il cui nome commercializzato è Viracept) con uno sconto del 40 per cento. Lo scorso agosto il ministro della Sanità brasiliano José Serra aveva annunciato che il governo avrebbe fatto ricorso alla registrazione forzata del farmaco, per farlo produrre alla Far Manguinhos, azienda farmaceutica nazionale. Questo dopo che i negoziati avviati con l'azienda con sede in Svizzera erano falliti.

Dopo l'annuncio la Roche ha deciso di ritrattare: l'accordo è arrivato il 31 agosto.

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