Ambiente / Approfondimento
Le rinnovabili possono innescare la terza transizione energetica
Il think tank Carbon Tracker rivela che il potenziale di solare ed eolico è pari a oltre 100 volte la domanda globale di energia: basterebbe sviluppare l’1% del loro potenziale per rimpiazzare il consumo di combustibili fossili
Un recente rapporto del think tank Carbon Tracker è un’iniezione di ottimismo per la transizione alle rinnovabili. “Sviluppare anche solo l’1% del potenziale tecnico di solare e eolico basterebbe a rimpiazzare completamente il consumo globale di combustibili fossili”, si legge nello studio pubblicato a fine aprile 2021.
“The sky’s the limit” è il titolo scelto da Carbon Tracker proprio per sottolineare che l’energia rinnovabile è una vera e propria “cornucopia”: la ricerca mostra che il suo potenziale tecnico è di oltre 100 volte la domanda globale di energia. Come spiega ad Altreconomia Kingsmill Bond, energy strategist di Carbon Tracker, “il nostro obiettivo era capire se le rinnovabili potessero competere efficacemente con i combustibili fossili in tutto il mondo, e la risposta è positiva: si tratta di una risorsa talmente abbondante ed economica da poter cambiare completamente le regole del gioco, proprio come avvenne 200 anni fa con le fonti fossili”.
Gli analisti hanno definito il potenziale tecnico di solare ed eolico come “la quantità di energia rinnovabile che possiamo catturare usando le tecnologie attualmente disponibili in luoghi adatti”, e lo hanno stimato a 6.700 PetaWatt ora (PWh) a livello globale. Per dare un’idea, la domanda mondiale di energia ogni anno è pari a circa 65 PWh, quindi di più di cento volte inferiore. Se oggi il potenziale tecnico che è anche competitivo a livello economico è circa la metà del totale (3.350 PWh), il think tank prevede che nel 2030 giungerà al 90%. Secondo gli autori, i maggiori beneficiari del passaggio alle energie pulite sarebbero le nazioni più povere. Lo studio propone infatti quattro gruppi di Paesi a seconda del loro potenziale tecnico. I Paesi “sovrabbondanti” hanno una possibilità di sviluppare energie rinnovabili per più di 1.000 volte rispetto al loro attuale consumo di energia e si trovano prevalentemente nel Sud del mondo. Il 40% circa del potenziale globale è situato nel continente africano: “I Paesi dell’Africa subsahariana, con un alto livello di irradiazione solare, bassi consumi di energia e bassa densità di popolazione, hanno le migliori carte per questo mercato emergente”, afferma Bond.
Il secondo gruppo, gli “abbondanti”, con un potenziale tecnico da 100 a 1.000 volte più alto rispetto alla loro domanda energetica, è composto da molti Paesi del Nord Africa, da quasi tutta l’America centro-meridionale e dall’Australia. Invece, tra i “ben forniti” figurano, tra gli altri, Cina, India, Stati Uniti, Russia, Francia, Spagna e Regno Unito, che potrebbero sviluppare energie rinnovabili per più di 10 volte rispetto al loro fabbisogno energetico.
Infine, e qui veniamo al nostro Paese, c’è l’ultimo gruppo, i “carenti”. Come spiega l’analista di Carbon Tracker, “pur essendo molto soleggiata, l’Italia ha un potenziale di ‘solo’ otto volte il suo consumo di energia perché è densamente popolata e, soprattutto, il territorio è ampiamente occupato da coltivazioni: solo il 22% dell’area totale è libera e adatta allo scopo”. Nel gruppo dei Paesi “carenti” ci sono anche Germania, Polonia, Giappone, Svizzera, Singapore, che hanno tutti un potenziale tecnico inferiore a 10 volte rispetto alla loro domanda interna di energia. “In questi casi -continua Kingsmill Bond- le soluzioni per la transizione sono meno economiche ma rimangono perfettamente praticabili: la Svizzera, per esempio, sta puntando a ottenere il 40% della sua elettricità dai tetti fotovoltaici, che possono avere un ruolo importante nei Paesi densamente popolati”. La Germania, individuata come “caso speciale”, è il terzo Paese per minore potenziale tecnico al mondo: non molto soleggiata, ha un’alta densità di popolazione, una tendenza all’opposizione da parte della popolazione ai progetti eolici e un alto consumo energetico. “Le difficoltà che devono affrontare i tedeschi non sono affatto comuni, volevamo quindi sottolineare che se possono riuscirci loro, possono farcela anche tutti gli altri”, spiega Bond.
“Le energie rinnovabili sono disponibili ovunque e più difficilmente soggette a diventare strumenti geopolitici di potere” – Kingsmill Bond
Un altro aspetto sorprendente sollevato da “The sky’s the limit” è che il consumo di suolo necessario alla produzione di eolico e fotovoltaico è minore rispetto a quello usato per le fonti fossili: con le rinnovabili basterebbe lo 0,3% dell’area terrestre per provvedere alla domanda di energia globale, contro l’1,3% attualmente usato per la produzione di combustibili fossili. Come precisa Bond, “se è vero che l’energia in un pezzo di carbone è molto concentrata, non basta prendere il pezzo di carbone: devi avere una miniera, una zona esclusiva che la circonda, impianti di pulitura, condutture, raffinerie”. E se si calcola questo sfruttamento di suolo, le rinnovabili sono molto meno invasive.
L’analisi di Carbon Tracker mostra che, considerando solamente la terra completamente libera e adatta, la quantità di energia che potremmo catturare dal sole in un anno è maggiore rispetto all’energia elettrica che potremmo ricavare bruciando tutte le fonti fossili attualmente conosciute sul Pianeta. Molto spesso la fiducia nei confronti del solare viene ridimensionata sottolineando che, seppure abbondante e sempre più economica, è soggetta alla stagionalità. “Proprio per questo -continua Bond- abbiamo usato solo i dati dei mesi invernali: il risultato è un potenziale globale di energia solare di 5.800 PWh annuale”. Che corrisponde a 100 volte il consumo globale annuale di combustibili fossili.
Le rinnovabili sono molto meno invasive delle fonti fossili. Il consumo di suolo necessario alla produzione di eolico e fotovoltaico, infatti, è inferiore rispetto a quello usato per le fonti fossili
Per gli autori del report ci troviamo di fronte alla terza grande transizione energetica della storia umana, dopo la rivoluzione agricola e quella industriale. “Il passaggio alle rinnovabili potrebbe comportare un aumento di 100 volte del nostro uso di energia -afferma Kingsmill Bond- e questa transizione è unica per il ritmo della crescita e del calo dei prezzi, che nell’ultimo decennio sono stati di gran lunga più forti rispetto a quanto avvenuto con qualsiasi altra fonte di energia utilizzata in passato”. Il gruppo dei Paesi “sovrabbondanti” consuma solo l’1% dell’energia a livello globale, ma possiede il 36% del potenziale tecnico. Viceversa, i Paesi “carenti”, molti dei quali in Europa, coprono il 14% del consumo energetico ma solo l’1% del potenziale. A differenza delle fonti fossili, le energie rinnovabili sono disponibili ovunque e più difficilmente soggette a diventare strumenti economici e geopolitici di potere. Conclude Bond, “per via delle loro caratteristiche intrinseche e della loro abbondanza nei Paesi poveri, la transizione potrebbe avere implicazioni molto positive di giustizia sociale”.
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