Interni
Le ragioni di uno sciopero
Se le conseguenze dello sciopero nazionale della categoria degli autoferrotranvieri di ieri [martedì 2 ottobre] sono note, le ragioni che ne stanno alla base riscuotono minor interesse. Il trasporto pubblico locale si è fermato, le percentuali di adesione allo sciopero hanno sfiorato, in alcuni casi, il 90%. Perché?
Se le conseguenze dello sciopero nazionale della categoria degli autoferrotranvieri di ieri [martedì 2 ottobre] sono note, le ragioni che ne stanno alla base riscuotono minor interesse. Il trasporto pubblico locale si è fermato, le percentuali di adesione allo sciopero hanno sfiorato, in alcuni casi, il 90%. Disservizi, arterie stradali al collasso, editorialisti indignati.
Congestione che investe direttamente lo strumento di protesta. Le rivendicazioni le mette in fila Santo Di Santo, della Segreteria nazionale della Filt-Cgil. “Premetto che la nostra mobilitazione non è focalizzata su un semplice aumento della busta paga -ferma al dicembre 2007 [1.700€ lordi circa per 14 mensilità, tempo pieno, indennità comprese, su turni che vanno dalle 5,30 a mezzanotte, nda]”. Le controparti, Asstra ed Anav -che raggruppano le società di Tpl pubbliche e private-, “disconoscono accordi già presi, lasciando per strada migliaia di persone”. Ha senso lo sciopero? “Dal 2009 siamo all’ottavo sciopero nazionale. Ne faremo un altro il 16 novembre. Perché nessuno -dal Governo alle aziende- ha trovato una soluzione?”. Quale? “Tra le altre cose, trovare un miliardo di euro per un fondo a sostegno dei lavoratori. Perché ad oggi noi non abbiamo ammortizzatori sociali. E rilanciare un servizio che occupa 100mila persone e che in certe zone d’Italia, come al Sud, è in una condizione imbarazzante”. Pensando a chi un contratto non ce l’ha, è realmente un privilegio il diritto di sciopero? “Chi ci critica proponga un’altra strada. Non abbiamo altro strumento per raggiungere visibilità e pubblicizzare un conflitto destinato altrimenti a ben altre derive. Lo sciopero è un valore, non un orrore”. Il fatto che su una pianta organica di 100mila persone, 13mila siano occupate a Roma getta discredito sulla vostra iniziativa? “Casi di assunzioni clientelari ci sono stati, nessuno lo nega. Si verificano il più delle volte nel comparto amministrativo e nelle officine, dove non ho alcun problema a riconoscere che ci sono stati degli errori. Commessi dalle aziende, attenzione”. Il salario? “E’ una voce della protesta: quel che si chiede è l’adeguamento per il quadriennio 2009-2012 secondo il coefficiente Ipca (Indice dei Prezzi al Consumo Armonizzato per i paesi dell’Unione)”, il che comporterebbe, tabelle alla mano, un aumento in busta paga -lordo- di 116 euro circa. Che cosa pregiudica il presente del servizio?, la mancanza di risorse? “No, questo è un settore che assorbe miliardi di euro dal bilancio dello Stato. Il fatto è che vengono spesi male, con strategie aziendali scriteriate nell’incertezza normativa. Quest’anno devono arrivare dal centro alle regioni 1,2 miliardi di euro e 2 miliardi dall’accisa sul carburante (fiscalismo regionale)”. Il disastro di Milano e i disordini in Campania vanificano i vostri sforzi? “Le propongo questa riflessione. Dei disagi di ieri ne hanno parlato tutti, sulle prime pagine dei quotidiani e sui telegiornali. Perché altrettanta attenzione non viene riservata ai disagi, quelli sì quotidiani, che gli utenti -ovvero i cittadini- devono fronteggiare a causa di errate scelte delle aziende?”.
Anche Michele Imperio, Segretario Nazionale della Fit-Cisl, rifiuta il ricatto mediatico: “Noi non abbiamo nemmeno la possibilità di litigare con la controparte. Si rifiutano di sedere al tavolo, alla faccia degli accordi confederali. Quel che chiediamo è di inserire ammortizzatori sociali, come il fondo di sostegno al reddito”. L’accusa è che vogliate conservare l’esistente. “Non è così. I primi a sostenere che un sistema di 1200 aziende sia destinato a fallire siamo stati noi, il modello richiede un’aggregazione, il che potrebbe prefigurare problemi occupazionali, ed è per questo che vogliamo lo strumento spiegato prima. Vorremmo costruirlo ma gli interlocutori non ci sono. Non abbiamo interlocutori istituzionali. Il governo è totalmente assente, ed è inspiegabile”. Interesse collettivo contro i diritti dei lavoratori, un paradosso insostenibile? “Tengo a sottolineare che il nostro sciopero ha garantito i servizi minimi, come previsto dalla legge, ed è stato preannunciato un mese prima”. Avete considerato le ricadute sociali della vostra iniziativa? “Scusi: lei me lo spiega perché dovremmo rinunciare al contratto?”.