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Ambiente / Approfondimento

Le conseguenze del trasporto di animali vivi

© Essere animali

Senza acqua e ammassati in camion dove le temperature superano i 40 gradi. L’associazione Essere Animali denuncia le condizioni in cui avviene lo spostamento dei capi. Un tema al centro anche di un report della Corte dei conti europea che fotografa le criticità di un segmento importante della produzione di carne

Il termometro a infrarossi puntato all’interno del camion che trasporta decine di maiali segna una temperatura di 51 gradi. Gli animali ammassati respirano con affanno: i più forti riescono a scavalcare gli altri o a raggiungere le sponde esterne, spingendo il muso attraverso le inferiate alla ricerca d’aria. Le ventole sono spente e nel mezzo non ci sono distributori d’acqua. A denunciare questa situazione le immagini raccolte dal team investigativo dell’associazione Essere Animali che per diversi giorni, a fine luglio, ha documentato le condizioni in cui viaggiano gli animali trasportati per fini alimentari lungo l’autostrada A1 tra Lodi e Faenza (RA). Gli attivisti hanno intercettato i camion carichi di animali e li hanno seguiti in molti casi fino all’impianto di macellazione: in uno dei mezzi controllati, la temperatura interna era superiore ai 50 gradi e in almeno altri cinque superiore ai 40.

“Le foto e i video raccolti mostrano maiali boccheggianti e sofferenti, in difficoltà a reggersi sulle zampe, sovraffollamento, temperature altissime, ventole spente, assenza di beverini per la distribuzione dell’acqua e lettiera insufficiente”, spiega Chiara Caprio, responsabile relazioni istituzionali di Essere Animali.

Il caso peggiore è quello di un camion partito dal Piemonte e diretto a Faenza che ha impiegato almeno sette ore per arrivare a destinazione: “Un viaggio per nulla breve e che in condizioni di estremo caldo e senza acqua a disposizione ha sicuramente causato forti sofferenze agli animali per le quali procederemo con la denuncia alle autorità preposte”, continua Caprio.

Il trasporto di animali vivi è disciplinato da un regolamento europeo del 2005 che però -sottolinea l’associazione- non prevede parametri oggettivi che permettano di tutelare effettivamente il benessere animale e di intervenire quando questo non viene rispettato. Le uniche disposizioni prevedono che i mezzi di trasporto siano in grado di proteggere gli animali da “temperature estreme” e vietano di trasportarli in condizioni tali da esporli a “lesioni o a sofferenze inutili”. Ma è inaccettabile -scrive Essere Animali- che nel caso di trasporti nazionali con durata uguale o inferiore alle otto ore, le norme attuali non indichino una soglia massima ai limiti di temperatura interna o esterna al veicolo, né obblighino a garantire agli animali l’accesso all’acqua.

© Essere Animali

Negli ultimi mesi anche le istituzioni europee si sono occupate di questo argomento. La Commissione Ue, infatti, si è posta l’obiettivo di effettuare una revisione completa entro l’autunno 2023 della normativa in materia di benessere degli animali -fase del trasporto compresa- e sulla macellazione degli animali allevati a fini alimentari. Mentre la Corte dei conti europea ha pubblicato lo scorso aprile un articolato report dal titolo “Il trasporto di animali vivi nell’Ue: sfide e opportunità” in cui fotografa le dimensioni del fenomeno: ogni anno, in media, all’interno dell’Unione europea vengono trasportati 1.306 milioni di polli, 34,9 milioni di suini, 4,3 milioni di bovini e 2,9 milioni di ovini e caprini. Gli spostamenti comprendono sia quelli all’interno dei singoli Paesi sia quelli da uno Stato all’altro dell’Ue e possono avvenire in diverse fasi della vita dei singoli animali: ad esempio da un allevamento all’altro per l’ingrasso oppure dagli allevamenti verso i macelli.

La Corte dei conti evidenzia come l’allevamento di animali non sia diffuso in modo uniforme in tutti Paesi e le regioni dell’Ue: le aziende tendono a specializzarsi o su una singola specie o in una determinata fase produttiva. I suini ingrassati e macellati in Germania, ad esempio, sono spesso nati in Danimarca o nei Paesi Bassi. Mentre i bovini nati in Francia, Irlanda e Lituania vengono frequentemente ingrassati e macellati in Spagna o in Italia.

© Essere Animali

Inoltre, sebbene non ci siano dati completi sul numero di impianti di macellazione, nel corso degli anni questo settore è stato caratterizzato da una tendenza al consolidamento che ha portato alla riduzione del numero di impianti a favore di quelli più grandi. Il caso della Polonia, citato nel report, è da questo punto di vista emblematico: dal 2010, a seguito dell’entrata in vigore del “Pacchetto igiene” dell’Ue, per molti piccoli macelli è stato difficile rispettare i più rigorosi requisiti in materia introdotti dalla nuova normativa e, al tempo stesso, rimanere redditizi dal punto di vista economico. Il risultato: la chiusura di 218 impianti per la macellazione di suini, bovini, ovini e caprini tra il 2010 e il 2022 (-26%).

“In tale contesto, allevatori e produttori di carne mirano a ridurre i costi di produzione e macellazione, massimizzare gli introiti e ottimizzare le economie di scala sfruttando le differenze di costo tra gli Stati membri -scrive la Corte dei conti europea-. Tali fattori incentivano il trasporto di animali, in particolare laddove questi costi costituiscono solo una piccola parte del prezzo totale della carne al dettaglio”.

© Corte dei conti europea

La maggior parte degli spostamenti di animali all’interno dell’Ue (63%) sono tragitti brevi, ma circa un terzo delle tratte ha una durata superiore alle otto ore (con picchi del 46% per i cavalli, del 35% per i suini e del 40% per i bovini). “La normativa dell’Ue in materia non viene fatta rispettare in modo uniforme da parte degli Stati membri: vi è il rischio che i trasportatori possano sfruttare le scappatoie derivanti dalla diversità dei regimi sanzionatori nazionali”, conclude Eva Lindström, membro della Corte dei conti europea responsabile dell’analisi.

Nell’analisi, gli auditor sottolineano che l’impatto negativo del trasporto sul benessere degli animali potrebbe essere mitigato riducendo il numero e la lunghezza degli spostamenti, oltre che migliorando le condizioni degli animali durante il trasporto. Ma non solo: in alcuni casi avvicinare la macellazione al sito produttivo (ad esempio con il ricorso a impianti locali o mobili) potrebbe eliminare la necessità di trasportare parte degli animali e sarebbe più rispettoso dell’ambiente.
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