Interni / Varie
Latte artificiale, nessuna sorpresa
di Luca Martinelli —
Medici, informatori scientifici e un’azienda di alimenti per l’infanzia. L’inchiesta toscana sul latte in polvere "promosso" alle mamme in cambio di premi e vacanze non rappresenta una sorpresa. La relazione tra medici e imprese, una legge esistente ma disarmata, la scarsa sensibilizzazione degli uffici del ministero della Salute al centro dell’intervista a Sergio Conti Nibali, responsabile Gruppo Nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP)
“Per tutti noi che operiamo nel settore, in difesa e a protezione delle madri e delle famiglie, e dell’allattamento al seno, che è una forma di alimentazione sana e naturale per il bambino, l’inchiesta toscana che ha portato all’arresto di 12 pediatri toscani non rappresenta una sorpresa”
spiega Sergio Conti Nibali, pediatra siciliano, responsabile del Gruppo Nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri.
Tuttavia, continua, “l’attenzione dei media pare risaltare il ruolo dei medici, dimenticando quello delle aziende coinvolte”, che sono Mellin, Dmf (Dietetic Metabolic food) e Humana Italia. Oltre a una dozzina di pediatri, infatti, le ordinanze di custodia cautelare hanno riguardato 5 informatori scientifici e un dirigente di un’azienda di alimenti per l’infanzia.
“Il ‘gioco’ è sempre a due” spiega Conti Nibali, secondo il quale “anche se i soggetti coinvolti dovessero risultare del tutto estranei alla vicenda, e sarà la magistratura a stabilirlo, l’azione dei Nas di Livorno, coordinati dalla Procura di Pisa, ha avuto il merito di scoperchiare la pentola”, riportando i riflettori su un problema che gli operatori del settore descrivono come una “normalità”.
“La relazione continua tra operatori medici -siamo essi pediatri privati, neonatologi o di famiglia- e imprese che producono sostituti del latte materno è cosa nota -racconta Conti Nibali-, che noi denunciamo da anni.
Poche settimane fa -aggiunge il pediatra che coordina il Gruppo Nutrizione dell’Associazione Culturale Pediatri- del tutto ‘casualmente’ e anticipando le vicende giudiziarie, la Coalizione italiana per l’alimentazione dei neonati e dei bambini (di cui l’ACP fa parte insieme, tra gli altri, a IBFAN Italia, La Leche League, Unicef, ndr) ha indirizzato una lettera diretta alla conferenza Stato-Regioni, per chiedere di intervenire presso tutti i punti nascita, per chiedere di agire in merito ai cartellini di dimissione dei neonati, perché, nonostante il decreto legislativo del 2009 (n. 82) recepisca, per questo aspetto specifico, le indicazioni del Codice internazionale sulla commercializzazione dei sostituti del latte materno dell’Organizzazione mondiale della Sanità, in molti ospedali e cliniche le mamme ricevono un cartellino, o un foglio allegato al cartellino, con l’indicazione scritta di una marca specifica di latte artificiale, anche nel caso in cui non vi sia indicata nessuna motivazione al suo utilizzo per quel bambino”. Il Decreto 82/2009 invita a “vigilare affinché al momento della dimissione dal reparto maternità nelle lettere di dimissione per i neonati non devono prevedere uno spazio predefinito per le prescrizioni dei sostituti del latte materno”.
Secondo Conti Nibali, “la norma del 2009 è chiara, ma quasi totalmente inapplicata: non ci risulta che sia mai stato applicato il decreto sanzionatorio del 2011 nei confronti dei punti nascita che violino la legge”.
Per questo, “dopo aver letto con piacere le dichiarazioni del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che si è detta disgustata del comportamento dei medici e delle imprese coinvolte nell’inchiesta, ci aspettiamo oggi un passo successivo”, che è necessario secondo Conti Nibali, anche se “le esperienze degli ultimi anni non ci lasciano però ben sperare. La Lorenzin -spiega il pediatra messinese- dovrebbe, a questo punto, sensibilizzare i suoi uffici per avviare far sì che quanto scritto nella legge venga applicato, ma anche per avviare il prima possibile i lavori di un tavolo tecnico che sia in grado di recepire totalmente i contenuti del Codice dell’OMS -continua-. È una battaglia che portiamo avanti da anni, inascoltati, anche a causa della lobby delle industrie produttrici di alimenti per l’infanzia”.
Gli elementi del Codice non recepiti ed inapplicati in Italia sono in particolare due: il primo è la pubblicità di tettarelle e biberon, che sono gli altri due prodotti che non dovrebbero essere oggetto di campagna di comunicazione, perché “è una sorta di pubblicità di trascinamento, dato che questi oggetti si utilizzano quasi esclusivamente con le formule sostitutive spiega Conti Nibali-. Inoltre -continua- la legge italiana recepisce il divieto di pubblicità contenuto nel Codice solo per le formule di partenza del latte artificiale, le ‘numero 1’, mentre le formule ‘numero 2’, come le formule di proseguimento, o di crescita, e le formule per prematuri, sono escluse.
Quando però le aziende fanno pubblicità per le formule di proseguimento, la percezione è che si tratti di latte per neonati. Quel ‘2’, per il cittadino comune, non significa niente”.
Queste affermazioni, “le abbiamo dimostrate, con una ricerca multicentrica nazionale, i cui risultati a breve saranno pubblicati su una rivista scientifica internazionale, in cui parliamo di ‘effetto trascinamento’: le mamme intervistate, sia quelle che erano in attesa di partorire, sia quella che abbiamo intervistato presso gli uffici vaccinazioni, non erano in grado di capire che si trattava di formule per bambini più grandi”.
Per questo, l’Associazione Culturale Pediatri ha rivolto a tutte le società medico-scientifiche italiane un appello, che Conti Nibali ripete ad Altreconomia: “Il sostegno e la promozione dell’allattamento al seno non bastano, bisogna proteggerlo. E questo lo si può fare purtroppo solo per legge, visto che è ormai dimostrato che non importa a nessuno di violare il Codice dell’OMS, con un decreto sanzionatorio nei confronti di chi trasgredisce; ma la legge deve essere fatta rispettare e le norme del decreto sanzionatorio vanno applicate.
Abbiamo il riscontro, però, che gli uffici ministeriali lavorino svogliatamente -conclude-. E non sappiamo nemmeno se le lettere inviate ai ministri in questi anni siano arrivate o meno sulle loro scrivanie”.
Il latte è amaro, e regali come iPad, iPhone e vacanze sono solo la punta di un iceberg.
Commenta