Opinioni
L’assessore all’Ambiente della Regione Puglia in merito al nostro articolo sui rifiuti
Riceviamo da Lorenzo Nicastro alcune precisazioni relative al nostro pezzo "Coltivare monnezza", pubblicato sul numero 133-dicembre di Altreconomia, in cui raccontiamo del piano rifiuti della Regione.
Di seguito anche la nostra risposta.
In merito a errate interpretazioni riportate in un articolo che il vostro mensile pubblica sul numero di dicembre e anticipate, tra gli altri, dal quotidiano Liberazione, veniamo a precisare che in Puglia esistono allo stato attuale due termo-valorizzatori funzionanti: il primo di proprietà e gestione privata in capo ad una ATI, Appia Energy, con sede a Massafra, il secondo di proprietà del Comune di Taranto e gestito dall’Amiu (la municipalizzata che si occupa del servizio di raccolta) nel territorio comunale. Un secondo impianto privato è previsto a Manfredonia ed è interamente realizzato con fondi reperiti dall’azienda realizzatrice. In merito all’installazione prevista nel territorio di Modugno il Servizio Ecologia della Regione Puglia, sulla scorta della Commissione Via regionale, ha recentemente firmato il proprio parere negativo alla realizzazione dell’impianto. Nel 2005 il presidente-commissario per i rifiuti Nichi Vendola ha bloccato la realizzazione di altri tre inceneritori (previsti a Brindisi, Bari e Trani) che erano stati deliberati e aggiudicati sulla base di provvedimenti del precedente commissario.
Quanto poi al tema dei co-inceneritori è utile precisare che la soluzione, adottata nel 2005 per smaltire il CDR prodotto da impianti rinvenienti da gare espletate nel 2003, permette – con ampia condivisione del mondo scientifico e ambientalista – di evitare la realizzazione di impianti ad hoc e di utilizzare, in momenti di necessità, strutture normalmente usate per altri comburenti. Ciò vuol dire che nell’auspicabile raggiungimento di obiettivi di differenziata sempre più alti è possibile gestire la termo-valorizzazione con una certa flessibilità.
E veniamo al tema della differenziata. Se è vero che il dato medio del 2011 (ultimo dato utile quello di ottobre) è di 18,47% secondo quanto i comuni periodicamente comunicano al servizio ecologia della Regione, è anche vero che il trend mensile da giugno a ottobre consegna un dato in crescita di 3,4 punti percentuali (giugno 17,90% – ottobre 20,56). Ora, ci si permetta di chiarire alcuni aspetti sulla confusione ingenerata da dati imprecisi e da interpretazioni lontane dalla realtà cui si sta lavorando: non esistono, e se esistono riguardano rapporti contrattuali comunali con le aziende che gestiscono i servizi, quantità minime di rifiuti da conferire in discarica stabilite per legge. I valori citati in merito all’impianto Co.ge.am di Conversano (470 t/giorno) sono contenuti nell’AIA e costituiscono la portata massima dell’impianto come prevedono le norme relative alla concessione delle autorizzazioni all’esercizio, non una sorta di “minimo garantito” di rifiuti da conferire. Si aggiunga che la prevista riduzione degli Ato (da 15 a 6) potrebbe determinare una diversa articolazione dei comuni all’interno dell’Autorità cui il citato impianto fa riferimento. E’ del tutto evidente che incentivare la differenziata significa ridurre i conferimenti e, quindi, i costi e che, in prospettiva, quell’impianto sarà al servizio di un bacino d’utenza almeno doppio rispetto alla situazione attuale.
E’ noto che i servizi di raccolta dei rifiuti, sia indifferenziati che differenziati, sono in capo ai comuni e che la Regione ha compiti di programmazione e coordinamento del ciclo e di promozione delle politiche di raccolta e smaltimento attraverso sostegni economici mirati. Attraverso un lungo elenco di provvedimenti il governo regionale ha promosso e finanziato, tra l’altro, le isole ecologiche per la differenziata, i punti di raccolta comunali (per ulteriore selezione dei materiali), i progetti di promozione della cultura del riciclo e, infine, presentato una legge sulla cosiddetta “ecotassa” che prevede come premialità una riduzione del costo per i comuni che decidono di cambiare il proprio sistema di raccolta tarando su criteri di efficienza e miglioramento della raccolta e della differenziazione nell’ottica di una riduzione dell’indifferenziato.
Concludo ribadendo che, in ordine alla raccolta differenziata, gran parte dei compiti sono in capo alle amministrazioni comunali che, nell’ambito ciascuno della propria autonomia, compiono le scelte in merito ai servizi di raccolta e gestione: molto spesso quelle scelte non portano i risultati sperati in termini di differenziata nonostante incentivi, indirizzi e atti messi in campo dal Governo Regionale. Il dato medio regionale è frutto di dati altamente positivi frutto di nuovi sistemi di raccolte che permettono percentuali di raccolta che superano il 55% (Monteparano in provincia di Taranto nel 2009) bruscamente frenati da dati di raccolta, frutto di sistemi di vecchia concezione, che faticano a raggiungere il 5%.
Questa nota vuole essere un contributo di chiarezza ad una interpretazione, rispetto alla gestione del ciclo dei rifiuti nella nostra regione, che è parsa lontana dagli obiettivi che ci siamo prefissi e dai provvedimenti adottati nel corso del tempo.
Dott. Lorenzo Nicastro
Assessore Regionale alla Qualità dell’Ambiente.
La risposta di Luca Martinelli, autore del servizio:
Siamo consapevoli che esiste, in Puglia, anche l’impianto di incenerimento di rifiuti gestito da Amiu. Ma poiché questo non risulta autorizzato a bruciare combustibile da rifiuti (il cosiddetto CDR), e al momento non è prevista una sua conversione, abbiamo ritenuto opportuno di non inserirlo all’interno di un articolo fondato sul “ciclo” del combustibile da rifiuti.
In relazione al finanziamento pubblico in relazione all’impianto in costruzione nelle campagne Manfredonia, che l’assessore Nicastro esclude, le informazioni raccolte -e riportate nell’articolo- provengono da interviste con Roberto Garavaglia, manager del gruppo Marcegaglia, e con Matteo Valentino, ex assessore alle Attività produttive della Provincia di Foggia.
Per quanto riguarda invece l’impianto di Modugno, sempre del gruppo Marcegaglia, il diniego alla realizzazione dell’impianto è arrivato dopo che la magistratura ha rinviato a giudizio, tra gli altri, un ex dirigente del settore ecologia della Regione Puglia.
In merito al “presunto” obbligo a conferire rifiuti per i Comuni ricadenti nell’Ato BA5, è un’informazione che abbiamo acquisito leggendo la documentazione allegata al bando di gara, laddove si legge che esso riguarda il “trattamento dei rifiuti solidi urbani nella misura di 470 t/g che devono essere obbligatoriamente conferiti dai Comuni” (il documento completo è in allegato).
Per quanto concerne, infine, il co-incenerimento di rifiuti in impianti già esistenti, come i cementifici, immaginiamo che una volta “incassata” l’autorizzazione questi impianti (Buzzi Unicem a Barletta, Cementir a Taranto) difficilmente vorranno tornare a bruciare combustibili tradizionali, visto che questi rappresentano un costo mentre “smaltire” combustibile da rifiuti per queste aziende rappresenta un introito. (lm)