Ambiente / Approfondimento
L’Amazzonia sta perdendo la capacità di assorbire anidride carbonica
Dal 2010 al 2018 la concentrazione di gas serra al di sopra della foresta brasiliana è cresciuta, riporta uno studio pubblicato su Nature. La deforestazione e l’aumento delle temperature hanno compromesso la capacità dell’ecosistema di sequestrare CO2. Così si rischia un punto di non ritorno
L’Amazzonia sta perdendo la sua capacità di sequestrare anidride carbonica e rischia di trasformarsi in un importante emettitore di gas serra. Questo è l’allarme lanciato dallo studio “Amazonia as a carbon source linked to deforestation and climate change” pubblicato su Nature il 14 luglio 2021 e coordinato da Lucia Gatti, group leader dell’Istituto nazionale di ricerche spaziali del Brasile (Inpe) e membro del comitato direttivo del Sistema di informazione globale integrato sui gas serra (Ig3is).
Lo scopo della ricerca è stato analizzare l’andamento delle emissioni da parte della foresta amazzonica e le cause alla base di questi cambiamenti. Per un periodo di otto anni, dal 2010 al 2018, è stato effettuato un totale di 590 misurazioni, eseguite con l’ausilio di aerei, della concentrazione di gas serra nell’atmosfera al di sopra della foresta amazzonica. I risultati dei prelievi hanno mostrato un aumento delle emissioni di gas serra con valori particolarmente alti nella parte orientale. Nel periodo preso in considerazione gli incendi hanno prodotto circa 1,5 miliardi di tonnellate di CO2 annui ma la crescita delle foreste ha assorbito solo 0,5 miliardi di tonnellate.
“Nel corso degli ultimi 40 anni, la parte orientale dell’Amazzonia è stata soggetta a una maggiore deforestazione, riscaldamento […] specialmente durante la stagione secca con particolare intensità per quanto riguarda la parte Sud-Est”, si legge nello studio. I ricercatori hanno quindi esaminato le possibili cause dietro la loro rilevazione e sono giunti alla conclusione che l’aumento di temperature durante la stagione secca, causato dal riscaldamento globale, unito all’aumento della deforestazione portano a un aumento delle emissioni di gas serra. “Questo è in linea con studi recenti che indicano un aumento della mortalità degli alberi e una riduzione della fotosintesi (fondamentale per il sequestro di carbonio, ndr) come conseguenza dei cambiamenti climatici lungo l’Amazzonia”.
L’articolo di Nature è stato ripreso dalla World meteorological organization che ha pubblicato sulla sua pagina web un’analisi la quale approfondisce le tematiche proposte dalla ricerca degli istituti brasiliani. L’articolo sottolinea l’importanza che gli ecosistemi terrestri ricoprono nel ridurre l’impatto delle attività umane sull’atmosfera arrivando a sequestrare “[…] quasi un quarto dell’anidride carbonica emessa nell’atmosfera dalle attività umane”.
Gli autori avvertono che l’aumento delle emissioni di gas serra da parte di ecosistemi come le foreste tropicali costituirebbe un “punto di non ritorno” superato il quale alcuni ecosistemi potrebbero perdere in misura significativa la loro capacità di far fronte ai cambiamenti climatici. “Le foreste tropicali erano considerate fino a ora un serbatoio di anidride carbonica ma i cambiamenti della temperatura e dell’andamento delle precipitazioni […] possono trasformarle in una fonte di anidride carbonica”, continua l’analisi della World meteorological organization. Il superamento di questo limite renderebbe ancora più difficoltoso il raggiungimento degli obiettivi di mitigazione dei cambiamenti climatici. In particolare i “contributi determinati al livello nazionale” (NDC), impegni presentati dai Paesi aderenti all’Accordo di Parigi per il clima nel 2020 e ritenuti di fondamentale importanza per il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine, prevedono una riduzione delle emissioni di gas serra di almeno il 55% entro il 2030. Il raggiungimento dell’obiettivo potrebbe subire forti rallentamenti se venisse superato questo punto di non ritorno e le foreste tropicali iniziassero a trasformarsi in pericolosi emettitori di gas serra.
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