Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Esteri / Opinioni

La Spagna vieta di manifestare

La legge sulla sicurezza approvata in Spagna a luglio permette alla polizia di infliggere sanzioni pesanti (fino a 600mila euro) senza condanna nei confronti di chi manifesta dissenso. Un pericoloso precedente

Tratto da Altreconomia 174 — Settembre 2015

In Spagna l’hanno battezzata “Ley Mordaza”, legge bavaglio, ma la “legge sulla sicurezza pubblica” entrata in vigore il primo luglio scorso è ben più che un bavaglio. Prefigura un sistema di divieti e sanzioni degno di uno Stato di polizia. Gli oppositori non hanno esitato ad evocare lo spettro del franchismo, che ricompare, a quarant’anni dalla scomparsa del dittatore, sotto l’ampia copertura ideologica garantita dal concetto passepartout di questi anni, la sicurezza.
La nuova legge assicura alla polizia lo strumento più desiderato dagli apparati repressivi: la facoltà di infliggere sanzioni senza passare per il vaglio di un giudice. Le multe previste dalla nuova normativa possono arrivare fino a 600mila euro, e sono concepite con la chiara intenzione di sabotare e punire le proteste popolari. Sono previste 44 possibili infrazioni. È ad esempio vietato, e punito con multe fino a 30mila euro, partecipare a manifestazioni di protesta nei pressi di sedi del governo, del parlamento e delle autonomie regionali. C’è una norma ad hoc che potremmo definire “anti Greenpeace”: punisce  chi sale sopra edifici e monumenti. C’è n’è un’altra -sulle manifestazioni non autorizzate- che sembra pensata su misura contro le “acampadas” che hanno reso famoso nel mondo il movimento degli “indignados”: anche in questo caso la multa può sempre arrivare fino a 30mila euro. Un’altra norma prende di mira i movimenti di lotta per la casa, particolarmente forti in Spagna (da queste fila proviene la neo sindaca di Barcellona, Ada Colau), punendo chi si oppone agli sfratti.
La multa più alta, fino a 600 mila euro, è invece prevista per gli organizzatori di iniziative quando le azioni compiute da manifestanti comportano pericoli per le persone.
La Ley Mordaza è certamente frutto di una particolare ossessione del primo ministro Mariano Rajoy, che non ha dimenticato i rovesci subiti in questi anni per le mobilitazioni di piazza: non solo la prolungata contestazione degli “indignados”, ma anche il moto di ribellione che nel 2004 portò proprio Rajoy a una clamorosa sconfitta elettorale, da super favorito qual era, di fronte al semi sconosciuto José Luis Zapatero. Il governo Aznar, alla vigilia del voto, aveva mentito sulle responsabilità per la strage jihadista alla stazione di Atocha, a Madrid, suscitando una reazione immediata che portò in piazza folle enormi, grazie al passa parola favorito dalla rete e dai cellulari. Non è un caso se la Ley Mordaza, oltre a tutto il resto, punisce anche chi contribuisce via social network alla riuscita di manifestazioni non autorizzate. Fra le infrazioni individuate, c’è poi la ripresa e la diffusione di immagini della polizia durante le manifestazioni: un divieto assai pesante nell’epoca degli smartphone, ma evidentemente indispensabile per garantire massima protezione da sguardi indiscreti alle forze di polizia.

Il New York Times non ha esitato a parlare di “legge abominevole”. In Italia, invece, la Ley Mordaza è passata quasi inosservata, per quanto in alcuni punti porti all’estremo alcune proposte echeggiate anche da noi, ad esempio le multe da infliggere a chi organizza cortei e manifestazioni in caso di vandalismi compiuti da chiunque vi partecipi.
È un silenzio che non tranquillizza, perché la legge spagnola, come spesso avviene in materia di sicurezza (vedi la madre di tutte queste leggi, il Patriot Act), potrebbe presto fare scuola ed essere imitata altrove. I governi di tutta Europa sanno di attraversare una grave crisi di consenso e il timore di contestazioni organizzate e prolungate è comune a tutte le cancellerie. Ne sappiamo qualcosa in Italia, dove il principale focolaio di protesta, il movimento No Tav in Val di Susa, è sottoposto a una pressione eccezionale, giunta fino alla contestazione (poi ricusata dalla Corte di Cassazione) del reato di terrorismo per alcune piccole azioni di sabotaggio. Nella stessa Spagna la nozione di terrorismo è stata pericolosamente estesa ben oltre i suoi confini giuridici consolidati. Una mordaza si aggira per l’Europa. —
 

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati