Economia
La rivincita (im)possibile – Ae 54
Numero 54, ottobre 2004L’alleanza di Cancun tra Paesi poveri produce i primi risultati: in agosto a Ginevra i 147 del Wto hanno firmato un accordo sull’agricoltura più favorevole ai piccoli. Ma l’idea che il mondo è un mercato avanzaLa notte…
Numero 54, ottobre 2004
L’alleanza di Cancun tra Paesi poveri produce i primi risultati: in agosto a Ginevra i 147 del Wto hanno firmato un accordo sull’agricoltura più favorevole ai piccoli.
Ma l’idea che il mondo è un mercato avanza
La notte del primo agosto a Ginevra i rappresentanti dei 147 Paesi del Wto firmano un accordo per ridurre i sussidi agricoli erogati dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti a favore dei propri produttori.
Tre giorni dopo trapela il verdetto di una commissione del Wto che dichiara illegali i sussidi all’esportazione che l’Ue eroga a favore dei produttori di zucchero; segue, a breve distanza, un’analoga sentenza contro gli aiuti statunitensi ai produttori di cotone.
Nel settembre 2003, a Cancun (Messico), i colloqui del Wto erano falliti proprio su questi punti. Molti Paesi in via di sviluppo si erano rifiutati di firmare un accordo che aprisse maggiormente le loro frontiere a beni e servizi occidentali in cambio di una minima riduzione dei sussidi agricoli dei Paesi ricchi ai loro produttori.
I principali media avevano commentato che l’interruzione delle trattative rappresentava una pesante sconfitta per i Paesi in via di sviluppo, che sarebbero stati costretti ad ancor più sfavorevoli trattative bilaterali con i Paesi ricchi.
Altreconomia, al contrario, aveva sostenuto che forse per la prima volta l’alleanza dei Paesi in via di sviluppo aveva sconfitto la forza del Nord del mondo (n. 43); e che il fatto nuovo di Cancun era la coesione tra le nazioni meno ricche, alleate in due gruppi: il G20 -capitanato da Celso Armorin, ministro degli Esteri brasiliano- cui appartengono tra gli altri l’India, il Sud Africa e la Cina (alcuni tra i Paesi più interessati al taglio dei sussidi agricoli); e il Gruppo dei 90, una coalizione di Paesi poveri in gran parte africani, guidata dal Rwanda. Un anno fa è stata questa alleanza inedita a far saltare i colloqui di Cancun.
A distanza di dieci mesi il dialogo è ripreso, su richiesta di Usa e Ue, e i Paesi in via di sviluppo hanno costruito le premesse per conquistare un risultato migliore di quello proposto loro a Cancun. Il commissario europeo del commercio Pascal Lamy e, in particolare, il rappresentante statunitense Robert Zoellick hanno lavorato alacremente per ricucire i rapporti.
Ecco i punti chiave dell’accordo. I Paesi ricchi dovranno eliminare tutti i sussidi alle esportazioni agricole entro una data da stabilire (circa 3 miliardi di euro l’anno per la sola Unione Europea) e ridurre in modo sostanziale -del 20% già dal primo anno- i sostegni economici ai propri agricoltori.
Ovunque le barriere nazionali alle importazioni dei prodotti agricoli dovranno essere di molto ridotte, con l’eccezione dei Paesi estremamente poveri e di alcuni prodotti particolarmente sensibili per le economie nazionali; i Paesi in via di sviluppo avranno un processo più ridotto e graduale.
Nessun accordo è stato invece raggiunto sui sussidi al cotone, che interessano in particolare gli Stati Uniti (circa 3 miliardi di dollari di sussidi all’anno), se non l’impegno che le trattative saranno condotte “in modo ambizioso, rapido e specifico”.
Nessuna intesa anche sull’abbassamento delle barriere allo scambio di prodotti industriali e servizi, se non quella di intensificare le trattative e proporre miglioramenti al mercato dei servizi entro maggio 2005.
Rimandata la discussione sulle Singapore Issues: investimenti, appalti, facilitazioni al commercio. I negoziati saranno estesi fino ad almeno il dicembre 2005, quando i ministri del Commercio si incontreranno ad Hong Kong. Ma il termine delle trattative potrebbe slittare ancora. Molti gli ostacoli da superare.
Come spesso succede, le trattative sui dettagli rischiano di tradire lo spirito dell’accordo; l’effettiva applicazione del patto è poi soggetta ad ostruzionismi di ogni tipo, come Kyoto insegna. Il presidente francese Jacques Chirac (la Francia sovvenziona abbondantemente i propri produttori, come d’altra parte l’Italia), è contrariato dalla firma dell’accordo da parte dell’Unione Europea (rappresentata dal suo connazionale Lamy), anche se non ha potere di veto. Inoltre le trattative proseguiranno con protagonisti diversi, visto che Lamy e Zoellick sono entrambi in scadenza di mandato.
Ma le sentenze su zucchero e cotone confermano di fatto gli orintamenti dell’accordo di Ginevra.
Brasile, Tailandia e Australia hanno contestato l’illegalità dei sussidi europei alle esportazioni di zucchero e il Wto ha dato loro ragione. E lo stesso è avvenuto per quel che riguarda i sussidi statunitensi ai propri produttori di cotone. In pratica questi sussidi stimolano una sovraproduzione di zucchero e cotone, che inonda il mercato mondiale deprimendone i prezzi a svantaggio degli altri Paesi produttori.
Si pensi che solo nell’Africa Occidentale sono 10 milioni le persone che vivono di cotone: se devono confrontarsi, oltre che con un’agricoltura industrializzata, anche con gli aiuti dei governi ocidentali ai loro contadini, non ce la faranno mai.
Stati Uniti ed Unione Europea presenteranno sicuramente ricorso in appello, rallentando di circa un anno i processi.
Se la condanna verrà confermata avranno due opzioni: porre rimedio agli effetti distorsivi dei sussidi entro un anno o pagare una multa (che resta ancora da quantificare). Il round continua.