Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Altre Economie

La pasta che abbiamo in comune

Il nuovo stabilimento di Iris ridurrà del 60% i consumi energetici del ciclo produttivo. Per finanziarlo, la cooperativa allarga la base sociale —

Tratto da Altreconomia 149 — Maggio 2013

Amos ha 57 anni e dei baffi fitti. Quarant’anni fa entrava in fabbrica come metalmeccanico; dopo venti si è licenziato per fare il vivaista a Casteldidone (Cr); dalla scorsa primavera è diventato socio della cooperativa agricola Iris, “per contribuire all’acquisto di un pezzetto di terra a Calvatone”. E oggi, mentre la sua azienda è in conversione per avviare una nuova produzione agricola biologica, lui e la sua famiglia hanno messo da parte 20 azioni a marchio Iris: sono i mattoni del nuovo pastificio della cooperativa, che sorgerà proprio accanto al suo campo, nel piccolo comune di Casteldidone, 600 abitanti nella bassa cremonese: “Ho aderito con grande convinzione a questo nuovo progetto che ci dà la possibilità di partecipare attivamente alla realizzazione del pastificio, finanziandolo con il nostro prestito sociale ed entrando a far parte dell’assemblea”, racconta.
Quelle di Amos non sono azioni qualunque, e per renderlo chiaro Iris le ha chiamate “mutualistiche”. La mutualità, infatti, è il valore sul quale si fonda tutto il lavoro di Iris: “La scelta di aprirci e rinnovarci, emettendo delle azioni ‘mutualistiche’ è data dalla volontà dei soci lavoratori di dare ancora respiro al progetto Iris, trovando la forza per un nuovo investimento”, spiega Fulvia Mantovani, vicepresidente della cooperativa. Il pastificio Nosari di Piadena (Cr), acquisito da Iris nel 2005, infatti, risale al 1925 ed è ormai troppo vecchio, con altissimi costi di produzione. Inoltre, il sisma in Emilia (che si è sentito anche qua) del maggio 2012 ha danneggiato anche alcune attrezzature del pastificio: “La macchina per gli spaghetti è stata aggiustata, con un investimento di 100mila euro, ma il danno principale è stata la mancata produzione per diversi mesi dopo il terremoto”, osserva Fulvia. Per questo la cooperativa ha deciso di investire sulla costruzione di un nuovo pastificio, a 9 chilometri dalla cascina di Calvatone dove Iris ha sede, e per farlo ha modificato il proprio statuto dando spazio a nuovi “soci finanziatori” attraverso lo strumento delle azioni mutualistiche, per rafforzare così il capitale sociale.
Scelta che non rappresenta una novità assoluta: già all’inizio della sua storia, negli anni ‘80, Iris utilizzò uno strumento simile per dare gambe al progetto cooperativo. L’idea di trovare uno spazio che potesse divenire la “casa” della cooperativa e dare lavoro a nuove persone fu allora finanziata “grazie ai consumatori, a partire da due spacci agricoli che avevamo a Cremona, proponendo a chi veniva in negozio di diventare socio finanziatore della cooperativa”, racconta Fulvia. In un anno, Iris raccolse 800 milioni di lire, grazie a una trentina di soci prestatori: un capitale sociale che costituì le fondamenta per l’acquisto del fondo di 36 ettari della cascina Corteregona, a Calvatone (Cr). 
Ripercorrendo quella storia, ci sarà tempo fino al 31 dicembre 2015 per sottoscrivere le azioni mutualistiche, emesse da Iris per un valore totale di 5 milioni di euro. Dall’inizio delle emissioni, nell’ottobre 2012, fino ad aprile 2013 il capitale raccolto è di 570mila euro, per 40 soci finanziatori i quali -così come i lavoratori, che sono 30- hanno diritto di voto nelle assemblee della cooperativa (vedi box). Il taglio delle azioni è di mille euro l’una: “Abbiamo scelto un taglio piccolo proprio per garantire una maggiore accessibilità, e non escludere nessuno”, sottolinea Paolo Morelli, socio fondatore di Iris. Per Paolo quest’investimento è, anche, una possibilità per consolidare Iris e fare spazio a nuovi posti di lavoro, “coerentemente con i nostri ideali, oltre che una forma di risparmio concreto e alternativo ai circuiti classici”.
Ad alimentare questo capitale sociale è, prima di tutto, “il capitale delle relazioni che abbiamo costruito in questi anni: amici e parenti della cooperativa, ma anche gruppi d’acquisto solidale (l’azione, che è nominale, può essere acquistata anche ‘spezzettando’ le quote, ndr) e associazioni del territorio”, come dice Linda, socia lavoratrice della cooperativa per Astra bio, l’azienda di trasformazione dei prodotti di Iris. Tra i primi finanziatori c’è Ecoredia, il Gas di Ivrea (To, www.ecoredia.it) e la rete dei Gas del basso Garda, ma anche singole persone che credono nel progetto: “Uno dei proprietari del terreno che abbiamo acquisito a Casteldidone, ad esempio, ha versato tutta la quota ricevuta per l’acquisto della terra in azioni mutualistiche”, racconta Linda. Anche il Comune di Casteldidone si è associato alla Fondazione Iris e ha deciso di destinare gli oneri di urbanizzazione al progetto, per gestire insieme a Iris la scuola materna e gli spazi sociali che sorgeranno accanto al nuovo pastificio.
I quasi 4 ettari di terra su cui sorgerà la nuova struttura, fino a ieri coltivati intensivamente a cereali, sono già stati acquistati da Iris.
Quando descrive il progetto del nuovo pastificio, Maurizio Gritta, presidente di Iris, parla di una “architettura societaria”. In quel terreno, infatti, accanto allo stabilimento produttivo (un pastificio di 14.724 metri quadrati) avranno spazio un parco pubblico attrezzato per i disabili, una scuola materna (a disposizione del Comune) e un edificio polifunzionale (una torre composta da 5 anelli da 280 metri quadrati l’uno, gestita dalla Fondazione Iris) che ospiterà un museo, una biblioteca, una mensa biologica e una sala convegni: “Si tratta di un esperimento di gestione pubblico-privata, in una convivenza di socialità, educazione e produzione”, aggiunge Maurizio. Il progetto da 20 milioni di euro, che dovrebbe essere realizzato entro i primi mesi del 2015, è stato disegnato dallo studio Mario Filocca di Seregno (Mb): a fronte di un bando indetto tra 4 studi di architettura, “questo è quello che si è dimostrato più vicino al nostro pensiero e in sintonia con le nostre aspettative per un’architettura ecologica”, spiega Linda. La cooperativa sta lavorando in condivisione con lo studio, per garantire la totale trasparenza del progetto. Dal punto di vista dei materiali, l’uso del cemento sarà ridotto al minimo (solo nelle colonne portanti), per fare spazio a canapa e legno, vetro e acciaio, formelle di argilla cotte in fornaci locali. Tutta la struttura sarà alimentata da energie verdi e rinnovabili, con un risparmio del 60% di energia rispetto ai consumi odierni: il tetto sarà ricoperto di pannelli fotovoltaici e giardini pensili che contribuiranno alla coibentazione dell’edificio.
Alcuni macchinari del pastificio Nosari saranno riutilizzati nel “museo della pasta e della cultura contadina” che troverà spazio nella torre polifunzionale. Un’intera linea di produzione sarà trasferita dal vecchio al nuovo pastificio e anche alcune macchine per il confezionamento saranno riutilizzate. L’obiettivo è di triplicare la produzione di pasta: dagli attuali 70mila quintali all’anno a circa 210mila. “Aumentare la produzione significa allargare la rete dei contadini che coltivano biologicamente la terra per la filiera Iris”, sottolinea Maurizio. Il nuovo pastificio, quindi, rafforzerà la filiera Iris che già oggi conta su una rete contadina importante: sono oltre 60 gli agricoltori che lavorano con la cooperativa, 30 dei quali riuniti nell’associazione Biolanga, nella Valle Uzzone (Cn, www.biolanga.it). A tutti loro, Iris dà la possibilità di diventare soci della cooperativa e garantisce un contratto fisso, fornisce consulenza in campo e acquista il grano a un prezzo concordato. Dando così stabilità al capitale delle relazioni, contro la precarietà delle oscillazioni di Borsa. —

Iris passa all’azione
Sono due le categorie delle azioni mutualistiche emesse da Iris: la categoria A prevede una durata di 3 anni; per la B, la durata è di 5 anni. Entrambe sono del valore nominale di 1.000 euro l’una, ma cambia la remunerazione del capitale versato che è dell’1% lordo nel caso dell’azione di categoria A e del 2% lordo per la B. Inoltre -come spiega Alberto Rossi, responsabile dell’ufficio amministrativo e socio di Iris dal 2006-, “a garanzia della mutualità tra la cooperativa e i soci finanziatori, Iris ha vincolato il 10% dell’utile netto della cooperativa alla remunerazione delle azioni mutualistiche e, in base all’utile conseguito negli anni, il socio ha diritto a un’ulteriore remunerazione fino a un massimo del 5% del capitale versato”.
Il primo passo per sottoscrivere un’azione mutualistica di Iris è compilare la richiesta di sottoscrizione (il modulo si chiede direttamente a Iris). Una volta ricevuto il modulo, la cooperativa risponde dando formale accettazione della domanda; effettuato il versamento, il sottoscrittore diventa socio della cooperativa e ha diritto di partecipare all’assemblea. Per informazioni è possibile contattare Iris: 0375-97.115, 0375-97.057, www.irisbio.com

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.