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Ambiente / Intervista

La pandemia del bostrico e la crisi dell’abete rosso

Un esemplare di bostrico tipografo e le gallerie che ha scavato all'interno di un albero © Michele Lapini

L’insetto è da sempre presente sulle Alpi. Se oggi fa strage di conifere è perché gli alberi travolti da Vaia nel 2018 sono malandati e subiscono gli effetti dei cambiamenti climatici. Nel libro “Sottocorteccia” l’invito a ripensare il bosco futuro

Tratto da Altreconomia 271 — Giugno 2024

La vicenda del bostrico e della “strage” dell’abete rosso sulle Alpi va raccontata dalla fine: “La guerra è persa”, scrivono Pietro Lacasella e Luigi Torreggiani nel libro “Sottocorteccia”. Riportano parole di Massimo Faccoli, ordinario di Entomologia forestale presso l’Università degli Studi di Padova, sull’Ips typographus (nome scientifico del piccolo coleottero).

La guerra è persa non segna una volontà di resa, ma è l’invito a leggere la complessità di una crisi che segnerà in modo permanente i boschi italiani, sommando gli effetti della tempesta Vaia, che ha schiantato a terra 40mila ettari nell’ottobre del 2018, a quelli del bostrico, che ad oggi ha seccato abeti rossi su un’area di 34mila ettari.

La conifera che subisce l’attacco del coleottero -da sempre presente nei boschi alpini, con funzioni importanti da un punto di vista ecologico- non gode di buona salute: il bostrico corre infatti tra gli abeti morti o indeboliti. Una possibile soluzione è quindi quella di

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