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Ambiente / Reportage

La lotta dei cittadini di Roma per la pubblicizzazione del lago dell’ex Snia Viscosa

Il lago dell’ex Snia Viscosa © Ylenia Sina

Nato 30 anni fa tra i palazzi della periferia Est della capitale, il lago è diventato un tassello della rete ecologica cittadina. Un forum di realtà ne chiede l’acquisizione al Demanio per salvaguardarlo ma le istituzioni tentennano e i proprietari dei terreni sommersi mandano “diffide”

La legge parla chiaro: tutte le acque superficiali e sotterranee appartengono al Demanio dello Stato”. Alessandra Valentinelli, urbanista esperta di valutazione ambientale, non ha dubbi: il lago dell’ex Snia Viscosa, nato tra i palazzi della prima periferia Est di Roma, in un’ex area industriale di 12 ettari, “è un bene pubblico e le istituzioni non possono non riconoscerlo”. Il lago è fuoriuscito nel 1992 durante gli scavi per la realizzazione di un centro commerciale. Le ruspe hanno intercettato la falda e l’acqua ha circondato lo scheletro dell’immobile in costruzione. A trent’anni di distanza il lago è ancora lì e attorno alle sue acque si è innescato un processo di rinaturazione spontanea che conta oltre 300 specie botaniche, quattro habitat protetti dall’Unione europea, 90 specie di uccelli, tre delle quali di interesse comunitario.

Fin dalla metà degli anni Novanta i residenti del quartiere si sono mobilitati per fermare il cantiere e nuovi progetti edilizi. Nel 2014, le proteste hanno portato all’apertura al pubblico della porzione espropriata dal Comune alla società che aveva acquistato l’ex sito industriale, la Ponente 1978, riconducibile al gruppo Pulcini, attivo a Roma nell’edilizia fin dagli anni Sessanta. Nel 2020 la vertenza ottiene l’istituzione da parte della Regione Lazio del Monumento naturale del lago Ex Snia. Ora il Forum territoriale permanente del Parco delle Energie, che unisce le realtà cittadine che si battono affinché l’intera area diventi un parco con elementi di archeolologia industriale, punta all’acquisizione del lago al Ramo idrico del Demanio dello Stato. “È una battaglia a difesa di un bene pubblico che rappresenta un tassello della rete ecologica cittadina a tutela della salute dei residenti di un quadrante tra i più densamente edificati della città”, spiega Valentinelli, che fa anche parte del Forum.

Che si tratti di un vero lago è stato confermato da un’indagine effettuata nel 2018 dalla ricercatrice dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Monia Procesi: “L’analisi ha escluso che si tratti di acque piovane perché le caratteristiche geochimiche del lago sono le stesse di alcuni pozzi limitrofi che intercettano una delle falde impostate nei depositi del vulcano dei Colli Albani. Il lago è alimentato dalla stessa falda”. I campionamenti hanno rilevato che “nell’acqua non sono presenti inquinanti derivanti dall’ambiente antropico”. Per Procesi, però, “l’equilibrio di un lago in un contesto così urbanizzato è fragile e necessiterebbe di un monitoraggio costante per la sua salvaguardia”. Anche la natura giuridica del lago è stata chiarita dalla direzione Risorse idriche della Regione Lazio in diverse comunicazioni tra gli enti coinvolti di cui Altreconomia è in possesso: la legge in materia di Risorse idriche (la numero 36 del 1994) e il Testo unico ambientale (Decreto legislativo 152 del 2006) attribuiscono per legge carattere demaniale a tutte le acque. Il lago dell’ex Snia “appare pertanto soggetto al regime del Demanio”.

Nonostante siano passati otto anni dalla prima volta in cui il Forum ha chiesto alle istituzioni locali di avviare l’iter, la mobilitazione si è intensificata nelle ultime settimane perché la Direzione Roma Capitale dell’Agenzia del Demanio ha rinviato per due volte, il 16 dicembre 2021 e il 19 gennaio 2022, il sopralluogo finalizzato alla perimetrazione dell’alveo e delle sponde, propedeutica alla classificazione. La decisione è dovuta al fatto che parte dei terreni sommersi è di proprietà privata, della società Ponente 1978, così come i due ettari e mezzo di ex area industriale adiacenti al monumento naturale. Con una comunicazione inviata il 6 dicembre scorso agli enti locali coinvolti tramite il proprio avvocato, la società ha “diffidato l’Agenzia dal proseguire” senza prima fornire una serie di chiarimenti. Secondo la Ponente 1978 “lo specchio d’acqua viene impropriamente chiamato lago” e, in base alle comunicazioni ricevute, non sarebbe chiara “la ratio del procedimento”. Il timore della proprietà è che la demanializzazione del lago, che potrebbe attivare una fascia di tutela di 300 metri dalle sue sponde, possa “incidere negativamente sul patrimonio immobiliare”. Gli uffici regionali competenti, però, rispondendo alla comunicazione del rinvio del sopralluogo, il primo febbraio hanno ricordato che la natura del lago “impone l’obbligo” per il Demanio a procedere “con l’operazione di delimitazione del corpo idrico”. L’8 marzo una delegazione del Forum sarà ricevuta dal responsabile del procedimento dell’Agenzia.

Rinviando i sopralluoghi, il Demanio ha chiesto agli uffici di Comune e Regione anche approfondimenti in merito a una proposta progettuale avanzata dalla Ponente 1978 relativa ai ruderi adiacenti al monumento naturale. La notizia ha allarmato i cittadini, che non conoscono i particolari della proposta. L’assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, Maurizio Veloccia, ha confermato ad Altreconomia che “il proprietario ha presentato un progetto finalizzato all’intervento di restauro e risanamento conservativo dei manufatti dell’ex fabbrica, tutti ricadenti al di fuori del perimetro del monumento naturale. Il progetto”, ha concluso Veloccia, “è attualmente in fase di istruttoria presso i nostri uffici”. Resta da capire quale sia la funzione indicata nel progetto. L’area oggetto della proposta era finita sotto i riflettori nella primavera del 2021 quando la società aveva avviato una massiccia operazione di rimozione della vegetazione spontanea entro la quale gli esperti avevano individuato habitat tutelati, come boscaglie di pino d’Aleppo. Per questa operazione il ministero della Transizione ecologica ha avviato un procedimento per danno ambientale, non ancora concluso.

Inoltre, la zona interessata dal progetto è al centro di un’istruttoria per l’ampliamento del perimetro del monumento naturale, avviata nel maggio 2021 dalla Regione Lazio. “L’area dev’essere trattata nella sua globalità perché un habitat pregiato non viene fermato da una recinzione”, spiega ad Altreconomia Maurizio Gubbiotti, presidente di Roma Natura, l’ente regionale che gestisce il monumento naturale, e autore della proposta di ampliamento. “Inoltre, i ruderi si estendono tra il monumento naturale e il quartiere Prenestino. La tutela della vegetazione spontanea in questa fascia è funzionale alla protezione della zona umida del lago”. Nonostante il 4 maggio scorso il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, abbia annunciato pubblicamente l’intenzione di estendere la tutela ai ruderi, a distanza di dieci mesi l’iter è fermo negli uffici regionali. La mobilitazione è destinata a intensificarsi nelle prossime settimane: “È in gioco la vivibilità del quartiere di fronte ai cambiamenti climatici in atto”.

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