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Ambiente / Opinioni

La grande cecità sull’agricoltura europea

© Erwan Hesry - Unsplash

Dai pesticidi ai nuovi Ogm, sono numerosi i temi che si intrecciano ai tavoli di Bruxelles e sui quali si rischia di perdere terreno. Facciamoci sentire. La rubrica di Riccardo Bocci di Rete Semi Rurali

Tratto da Altreconomia 261 — Luglio/Agosto 2023

Siamo in una situazione di stallo. I dati e le evidenze scientifiche ed empiriche, legate alla vita di tutti i giorni, ci raccontano la necessità di un drastico cambiamento di rotta per far fronte alle sfide del cambiamento climatico. Dall’altra parte, però, la politica così come l’abbiamo costruita nell’ultimo secolo (classi, partiti politici, corpi intermedi, rappresentanze e mondo scientifico) non riesce a trovare una sintesi capace di tracciare la via d’uscita verso la transizione ecologica.

Per riprendere il titolo di un libro dello scrittore indiano Amitav Ghosh stiamo vivendo l’epoca della “Grande cecità” (Neri Pozza, 2017). Emblema di questa cecità è quanto sta succedendo all’agricoltura europea, dove si stanno negoziando una serie di regolamenti che fanno parte di quel pacchetto di misure pensato dalla Commissione per ridurre l’impatto dei sistemi agricoli, in applicazione del Green Deal e delle strategie “Farm to fork” e “Biodiversità”. Si tratta del regolamento sull’uso sostenibile (Sur) dei pesticidi con l’obiettivo di dimezzarlo entro il 2030 e della legge per il ripristino della natura (Nature restoration law, Nrl).

In parallelo a luglio saranno presentate le proposte legislative della Commissione sui nuovi Ogm (Tecniche di evoluzione assistita, Tea) e la legislazione sementiera. Inoltre è in discussione la proposta sul carbon farming. Un complesso sistema di politiche che andrebbero pensate come mutualmente di supporto le une alle altre. Purtroppo, non sta avvenendo così. A giugno il Partito popolare europeo (Ppe) ha deciso di votare contro la Nrl per mandare un segnale alla Commissione, colpevole di voler accelerare sul Green Deal. Allo stesso tempo il vicepresidente della Commissione, Frans Timmermans, sta giocando sui vari tavoli chiedendo alle lobby agricole di accettare i pacchetti ambientali in cambio dell’apertura sui nuovi Ogm o sul carbon farming.

In questo modo spera di mettere alle strette le rappresentanze degli agricoltori che, utilizzando strumentalmente la crisi ucraina, stanno attaccando le strategie ambientali della Commissione. Si è creata così un’impasse negoziale, in cui i classici portatori di interesse del mondo agricolo non hanno avuto la visione per immaginare un nuovo ruolo per l’agricoltura europea all’interno del Green Deal mentre la Commissione non è riuscita ad allargare la platea dei soggetti con cui negoziare, rendendo queste politiche non più settoriali ma di interesse di tutti i cittadini europei.

Attraverso il regolamento Sur la Commissione europea vorrebbe raggiungere entro il 2030 l’obiettivo di riduzione dei pesticidi al 50%

Anche noi attori della società civile facciamo fatica a muoverci tra i vari tavoli e proposte, non riuscendo a produrre una visione comune tra chi difende l’ambiente e chi si batte per un altro modello agricolo. Il rischio è di riuscire a vincere sulla partita dei pesticidi, ma perdere su quella dei nuovi Ogm, accettando il “do ut des” con cui Bruxelles sta impostando i negoziati. I grandi demiurghi che hanno gestito in questi anni i fili della Politica agricola comunitaria (Pac), mediando tra i vari interessi, affermano che l’errore strategico di Timmermans sia stato quello di costruire il Green Deal senza negoziarlo con gli agricoltori.

Ma come avrebbe potuto la Commissione produrre una strategia così innovativa se avesse dovuto deciderla con i poteri economici arroccati a difesa dello status quo? Il conflitto evidente in questa partita non mai è reso esplicito perché uno degli attori non partecipa al tavolo: le generazioni future. Per non lasciare loro solo macerie e riconciliare ambiente, agricoltura e biodiversità, è necessario acquisire una nuova coscienza ecologica come scrive il sociologo francese Bruno Latour in “Facciamoci sentire! Manifesto per una nuova ecologia” (Einaudi, 2023). E smettere di considerare la Natura come la vittima da proteggere. Essa è ciò ci possiede.

Riccardo Bocci è agronomo. Dal 2014 è direttore tecnico della Rete Semi Rurali, rete di associazioni attive nella gestione dinamica della biodiversità agricola

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