Ambiente / Approfondimento
La favola dei “nuovi” boschi promessi da Snam a San Donato
A due anni di distanza dalla loro approvazione, le piantumazioni volute dalla società nel Comune alle porte di Milano si trovano in uno stato di semi abbandono. Le compensazioni promesse sembrano un miraggio
Nel dibattito sui problemi generati da cementificazione e consumo di suolo si è fatta spazio la necessità sempre più impellente di custodire ed estendere i “polmoni verdi” all’interno dei centri abitati, in particolare nelle città più o meno grandi: oltre a migliorare la qualità della vita dei residenti, aiutano anche a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici. Ma c’è verde e verde. E non tutti i progetti di rimboschimento sono esenti da criticità. Un esempio è il progetto di riforestazione urbana realizzato nel quartiere di Monticello a San Donato Milanese, Comune di circa 32mila abitanti a Sud-Est del capoluogo lombardo.
Un intervento piuttosto semplice, che prevede la piantumazione di 2.200 piante, per tre quarti costituite da specie arboree e per un quarto da specie arbustive, su una superficie di circa 1,5 ettari. Un terreno precedentemente destinato a uso agricolo tra un campo di mais e una serie di orti che si sviluppano lungo il canale scolmatore. Promotore dell’iniziativa è Arbolia, società benefit controllata da Snam, che, come Eni e Saipem, ha i suoi uffici proprio a San Donato. Il progetto ha ricevuto l’approvazione della giunta comunale a novembre 2021. Poco dopo anche il Parco Agricolo Sud Milano ha dato il suo assenso. Secondo Arbolia, l’operazione dovrebbe portare all’assorbimento di 557 chili di polveri sottili (PM10) l’anno e di 302 tonnellate di CO2 in venti anni, l’equivalente delle emissioni medie di due o tre persone che vivono in Italia. Il condizionale è d’obbligo, perché la metodologia di calcolo utilizzata non è disponibile sul sito di Arbolia.
Il progetto fa parte di un più ampio programma di rimboschimento, denominato Snamwood: un’iniziativa di comunicazione e responsabilità sociale di impresa avviata nel 2020 da Snam, società quotata in Borsa partecipato dallo Stato (primo azionista con il 31%) che gestisce circa 41mila chilometri di gasdotti in Europa ed è tra i principali sponsor del gas liquido e della costruzione dei nuovi rigassificatori a Piombino e a Ravenna. Con Snamwood, l’azienda ha deciso di piantare a San Donato 3.300 piante, una per ogni suo dipendente. Fin qui tutto bene, o quasi.
L’avvio dell’operazione è stato celebrato pubblicamente e l’amministrazione comunale, allora in campagna elettorale, ha dichiarato che il progetto Snamwood, insieme alla contemporanea sistemazione del Parco dei conigli, permetterebbe di creare un “sistema di parchi”, con l’obiettivo di “ridisegnare la mappa del verde cittadino, andando a intervenire in un’area interessata da profondi cambiamenti urbanistici”.
La realizzazione del Parco dei conigli, del valore di circa un milione di euro, è direttamente collegata all’espansione del Policlinico del Gruppo San Donato, prevista dal Comune come opera di compensazione per le volumetrie di tre nuovi edifici approvati nel 2017.
L’espansione ha comportato anche il rifacimento del parcheggio in superficie per portarlo da 420 a 800 posti auto, con l’abbattimento di un centinaio di alberi. Come ben illustrato dalla rete civica Sud Est Milano, la vicenda interessa anche il Parco Agricolo Sud Milano, che circonda l’area in oggetto. Già prima dell’ultimo ampliamento, buona parte del parcheggio preesistente e l’area dell’elisoccorso si trovavano all’interno delle zone tutelate del parco, su aree in parte di proprietà comunali e in parte del Policlinico.
Come spiega ad Altreconomia l’ex vicesindaco di San Donato Gianfranco Ginelli, il Parco dei conigli e l’intervento di Arbolia facevano parte di una strategia più ampia di trasformazione del territorio denominata SmartLand e costruita con un mix di finanziamenti pubblici e privati, in particolare di Eni, Saipem, Snam. In questo contesto, dice Ginelli, “abbiamo chiesto a Snam quale contributo avrebbe potuto dare. E fra le iniziative che hanno proposto c’era l’intervento di rimboschimento di un’area di proprietà comunale promosso da Arbolia”. Le elezioni del 2022 tuttavia hanno portato all’amministrazione una giunta di diverso orientamento e il destino di questi progetti, a due anni di distanza, appare quantomeno precario. La parte centrale del Parco dei conigli dove sono stati collocati alcuni alberi ad alto fusto si è sviluppata regolarmente, mentre la riforestazione di circa un ettaro prevista dal progetto è stata pressoché abbandonata. Anche il progetto di Arbolia ha avuto un’evoluzione difficile: la zona più vicina alla strada è stata parzialmente gestita e le piante, pur sofferenti, sono ancora visibili. Nella parte più lontana, invece, i piccoli supporti che avrebbero dovuto sostenere lo sviluppo degli alberi sono a fatica riconoscibili in mezzo alla vegetazione spontanea che è cresciuta in assenza di una gestione del progetto.
La forza del greenwashing di queste iniziative sta proprio nella distanza temporale che passa tra l’annuncio del progetto e il suo silenzioso fallimento
Il corretto sviluppo delle operazioni di riforestazione e la loro efficacia reale è uno dei problemi centrali di tutte queste iniziative. Presentate sempre con grande entusiasmo, hanno spesso tassi di mortalità molto alti (i risultati degli studi sono molto variabili secondo i contesti, ma sono spesso vicini al 50% e raggiungono tassi di fallimento superiori al 90%), proprio a causa del lavoro di gestione richiesto negli anni successivi alla piantumazione. In uno scenario di questo tipo, i calcoli fatti sull’assorbimento di CO2 e di PM10 comunicati dal Comune e presenti sul sito di Arbolia appaiono discutibili.
Naturalmente è difficile valutare l’impatto complessivo poiché la nuova vegetazione spontanea svolge, temporaneamente e in modo non previsto dal progetto, la stessa funzione degli alberi che non sono cresciuti. Ciò che non torna in queste iniziative di riforestazione è che i calcoli di assorbimento si basano su scenari di sviluppo ventennali che spesso non si verificano, rendendo irrisoria la quota di CO2 effettivamente sottratta dall’atmosfera. Ma la forza del greenwashing forse sta proprio qui: nella distanza temporale che passa tra la comunicazione pubblica di un’iniziativa green e il suo silenzioso fallimento.
Dopo anni di trattative l’area si trova con tre palazzine in più (alcune in costruzione), un nuovo parcheggio con un centinaio di alberi in meno, un parco con un centinaio di piante e due iniziative di riforestazione semi-abbandonate che però sono ancora presenti nei canali di comunicazione e nei documenti ufficiali. Snam infatti riporta i risultati di Arbolia, che dal marzo 2023 controlla al 100%, nel proprio rapporto sostenibilità. Secondo Snam, fino al 2022 Arbolia ha implementato 27 progetti di forestazione urbana in venti città italiane, per un totale di oltre 60mila alberi piantati in dieci Regioni. Quando saranno pienamente operative, dice Snam, queste foreste assorbiranno oltre 7.100 tonnellate di CO2 in venti anni, e oltre 31mila chili di PM10 l’anno, restituendo oltre 5.200 tonnellate di ossigeno all’ambiente in venti anni.
Questi dati hanno un valore, soprattutto se scritti nel rapporto sostenibilità di un’azienda che mantiene l’espansione delle infrastrutture per il trasporto e l’importazione del gas fossile nel suo core business. Anche se non sono considerati come riduzione delle emissioni, questi contribuiscono all’immagine green che Snam vuole dare di sé. Come del resto la decisione di investire in una nuova sede nel nascente quartiere Symbiosis, pensato per ospitare il villaggio olimpico delle contestate Olimpiadi Milano-Cortina del 2026.
Lo spazio “Fossil free” è curato dalla Ong ReCommon. Un appuntamento ulteriore -oltre alle news su altreconomia.it– per approfondire i temi della mancata transizione ecologica e degli interessi in gioco
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