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Ambiente

La costa scomparsa

In Basilicata l’erosione sta cancellando la spiaggia lungo il Mar Jonio. Un fenomeno naturale, aggravato dalla presenza dei "pennelli a mare" di due porti turistici. Il comitato Sos Costa Jonica chiede alla Regione perché abbia autorizzato le opere, in variante, quand’era chiaro l’effetto che avrebbero provocato. A tre anni dall’inchiesta sull’invasione degli ultraporti Altreconomia è tornata a Metaponto

“Guarda lì”. Pino Passarelli indica le fiancate dei treni regionali: qui in Basilicata sono foderati di pannelli pubblicitari che ritraggono paesaggi lucani. È una campagna di promozione turistica della Regione, “ma tutti gli scorci di mare che vedi ritraggono solo Maratea” spiega Pino.
Eppure, come ha insegnato il cinema, qui si può fare il “coast to coast”, e muovere dal Tirreno (da Maratea, appunto) per andare a scoprire la costa jonica: “Non ci sono scorci di Metaponto, Scanzano Jonico, Policoro” conferma Pino. È una sorta di rimozione collettiva: “Il Metapontino non esiste” conclude. Per capirne i motivi, bisogna arrivarci al mare “rimosso”: dalla stazione Fs di Potenza sono 103 chilometri, correndo lungo la statale che attraversa la vallata del fiume Basento.

Poco dopo aver incrociato la Ss 106, si arriva a un’uscita: oltre a “Marina di Pisticci” indica anche “Porto turistico”. È il Porto degli Argonauti, cui dedicammo un lungo reportage su Altreconomia nel giugno 2010, tre anni fa.
Arrivammo a Metaponto dopo che gli operatori turistici avevano occupato il municipio di Bernalda, di cui è frazione (siamo in provincia di Matera): dopo la realizzazione del porto la spiaggia stava letteralmente scomparendo sotto i loro piedi. È stato in quell’occasione che conoscemmo Pino Passarelli, l’anima del comitato Sos Costa Jonica: poco più di trenta chilometri e due porti turistici (in territorio di Scanzano Jonico c’è quello di Marinagri), che non dovrebbe esserci: “per dare il là ai cantieri c’è voluta una variante al Piano paesistico del metapontino, deliberata della Giunta regionale nel luglio del 2003 -scrivemmo nel nostro articolo-. ‘Ci hanno messo solo sei mesi a modificare il Piano -spiega Palumbo-. I due porti sono stati costruiti all’interno di zone Sic, Siti d’interesse comunitario, alle foci dei fiumi Basento e Agri. La scelta non è stata condivisa con il territorio’”.

Tre anni dopo, torniamo quaggiù: Sos Costa Jonica ha organizzato un convegno per parlare de “I porti e le spiagge”.
Le fotografie che ricevo periodicamente documentano il fenomeno dell’erosione costiera, ma sono niente rispetto alle parole dell’ex gestore del lido di Terzo Madonna, che negli ultimi anni ha visto sparire 150 metri di spiaggia, e nell’estate del 2013 ha chiuso: “Dopo 25 anni che facevo questo lavoro”, mi dice fuori dalla Sale comunale di Scanzano Jonico, all’uscita dal convegno.
 

Dentro, avevo appena finito di intervistare il professor Franco Ortolani, ordinario di geologia all’Università “Federico II” di Napoli, che ha detto cose non tanto “ovvie” in questo lembo d’Italia. Che l’erosione costiera è un fenomeno naturale, ha spiegato, e dovrebbe darsi nella misura di 1-1,5 metri all’anno, a meno della presenza di “elementi di perturbazione”, quali possono essere considerati i “pennelli”, cioè i bracci a mare che proteggono i canali artificiali dei porti turistici; che ciò che sarebbe accaduto era ampiamente prevedibile, e studiabile, attraverso modelli di spostamento dei sedimenti che Ortolani ha mostrato “applicati” a numerosi porti turistici lungo le coste italiane; che la “risposta” adottata da Regione Basilicata e dal Comune di Metaponto, il ripascimento della costa, non è altro che uno “sversamento di sedimenti”, perché in assenza di un’adeguata pianificazione questo tipo d’intervento può anche andare ad amplificare il problema.

Ortolani aveva anche fatto un calcolo relativo al danno economico legato all’erosione (un fenomeno che avrebbe potuto essere governato, o quanto meno limitato evitando la costruzione dei porti): “Un metro quadrato di spiaggia balneabile vale tra i 100 e i 2mila euro l’anno, e misura tutte le fonti di reddito messe in moto dalla presenza di un turismo estivo. La perdita secca di 30mila metri quadrati di spiaggia balneabile, quello che accade ogni anno in Basilicata, considerando il valore di questa costa nella forbice più bassa, quindi 100 euro l’anno, è pari a un danno di 3 milioni di euro”.

Il convegno -ha spiegato Pino Passarelli, in un intervento a nome di Sos Costa Jonica- “serva a noi, che siamo alla ricerca delle responsabilità, questo è il nostro impegno. Perché non si possono prendere i soldi e buttarli a mare”.
Le domande cui il comitato non riceve risposta sono -da anni- le stesse: perché è stata autorizzata la realizzazione di quest’enorme infrastruttura -il porto, con l’annesso resort, occupa 92 ettari, e le barche, fino a 450, sono accolte in un “canale” scavato per 700 metri all’interno della terraferma- nonostante il parere contrario della Provincia di Matera? L’atto sottolineava infatti come "l’opera progettata […] intercetterà il flusso delle sabbie e sedimenti in genere, trasportati dalla corrente marina che da Sud ridistribuisce i materiali di trasporto fluviale verso il golfo di Taranto, con pregiudizio della stabilità delle dune di pregio ambientale e paesaggistico. I bracci da realizzare determineranno un accumulo di sedimenti verso Sud e conseguente erosione a Nord degli stessi e ciò contribuirà alla demolizione della spiaggia e della duna".
Un’altra domanda riguarda le fidejussioni bancarie che il costruttore -Nettis Resort spa- avrebbe dovuto versare “per le eventuali trasformazioni che subiscono le spiagge a causa della realizzazione delle infrastrutture portuali”, e avrebbe dovuto farlo “prima dell’inizio dei lavori, a garanzia dei ripristini dello stato dei luoghi”. Una richiesta che Sos Costa Jonica ha rivolto al senatore Filippo Bubbico, già presidente della Regione Basilicata e oggi viceministro dell’Interno, dopo esser stato nominato anche nel gruppo dei dieci saggi da Giorgio Napolitano. Troppo impegnato, cioè, per rispondere a una lettera aperta inviata da Sos Costa Jonica il 30 dicembre 2010. 

È un’amnesia collettiva, che garantisce la rimozione della costa jonica lucana. Che è “fisica”, e non avviene solo nell’immaginario.

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