Economia
La corsa di BlackRock
Il risparmio globale gestito dal fondo Usa vale oltre 4mila miliardi di dollari. È un fenomeno cui The Economist ha dedicato la copertina a dicembre 2013. Altreconomia, nel frattempo, ha analizzato la sua presenza in Italia, dove cresce forte di almeno 107 banche che “collocano” i suoi prodotti.
L’anticipazione dal numero di gennaio 2014 della rivista —
“Come devo investire i miei soldi?”. La domanda è retorica, perché a farla è Blackrock, la maggiore società di raccolta e gestione dei risparmi del mondo, con un valore complessivo di mercato dei propri fondi pari -al terzo trimestre 2013- a 4.096 miliardi di dollari, il 12% in più rispetto allo stesso periodo del 2012. La risposta -quella che campeggia da un paio di mesi sulle pagine dei quotidiani e alle fermate degli autobus- è FIGO, e sta per Bgf Fixed Income Global Opportunities Fund, uno dei fondi obbligazionari gestiti dal gigante Usa, una società che per esteso si chiama BlackRock Inc, ha la testa negli Stati Uniti d’America, nello Stato a fiscalità agevolata del Delaware, e una fitta rete societaria che arriva fino in Italia, sotto forma di una succursale in capo alla britannica BlackRock investment management limited (170 milioni di sterline di capitale sociale).
Un gruppo in crescita costante, anche se non è dato sapere quanto ha raccolto nel nostro Paese, e quanto punta a raccogliere con l’ultima campagna pubblicitaria. Quel che è certo, però, è che i fondi amministrati da BlackRock nel nostro Paese hanno investito oltre 1,7 miliardi di euro, diventando azionisti di alcune delle principali società quotate: banche, multiutility, multinazionali del comparto energia, imprese di telecomunicazione o delegate alla realizzazione di grandi infrastrutture. Da Luxottica a Mediaset, da Prada a Fiat, da Buzzi a Credito Emiliano, da Eni a Enel Green Power, da Atlantia a Intesa Sanpaolo, da A2a a Terna, da Banco Popolare a Astaldi, da Snam a Enel. A queste azioni vanno aggiunti anche Buoni poliennali del Tesoro italiano (Btp) e, parallelamente, seppur in entità di molto inferiori (meno di 50 milioni di euro), Credit default swap (cds) della Repubblica italiana.
Oltre, naturalmente, a Telecom, che a metà dicembre è stata al centro delle cronache finanziarie perché BlackRock -la casa madra americana, in questo caso- avrebbe raddoppiato la propria quota di azioni del primo gruppo italiano delle telecomunicazioni (era già al 5,133%) senza darne alcuna comunicazione alla commissione di vigilanza sulle quotate, la Consob.
La società attraverso cui BlackRock agisce nel nostro Paese, secondo uno schema rodato quando a sfruttarlo sono giganti multinazionali di simili dimensioni, è una succursale con sede a Milano di BlackRock investment management limited, scarsamente radicata sul territorio nazionale -può contare soltanto su 31 dipendenti al 30 giugno 2013-, demandata dal 2001 a “promuovere” fondi lussemburghesi dei quali però “non è prevista la gestione”.
Dopo un cambio di denominazione (prima era la più nota Merrill Lynch investment managers limited) ha il mandato di procacciare clienti per due grandi società d’investimento a capitale variabile (Sicav) con sede in Lussemburgo: la BlackRock Global Funds, costituita nel 1962, e la BlackRock Strategic Funds, classe 2007. Pensando a un corpo, queste due braccia a loro volta rispondono -in termini di controllo e gestione- a un’altra società, sempre lussemburghese, che di nome fa BlackRock Luxembourg SA.
Quel che spunta in Italia, dunque, è un frammento ridotto dell’architettura societaria del gruppo BlackRock incaricato di “educare” i risparmiatori, pubblicizzando i prodotti finanziari e i fondi gestiti dalle due lussemburghesi. Non è l’unico, ovviamente, a farsi largo nel nostro Paese nell’industria del risparmio gestito, che ha raggiunto nell’ottobre 2013 -tra gestioni collettive e di portafoglio- una raccolta netta pari a 60,6 miliardi di euro e un patrimonio complessivo astronomico: 1.321 miliardi di euro (a fronte di una ricchezza netta delle famiglie italiane pari 8.542 miliardi di euro). Il “miglior anno del decennio”, secondo Assogestioni, che raccoglie società ed enti attivi nel settore. Tra questi, è associata anche la “società d’investimento comunitario con succursale” Blackrock investment management limited. Avendone facoltà, però, quest’ultima non trasmette alcun dato relativo alla propria raccolta netta. È tenuta a farlo ma alla sola Banca d’Italia, che per legge è chiamata a vigilare sulla sua stabilità patrimoniale, come su quella degli altri attori del comparto. Anche la Consob conosce BlackRock, poiché detiene l’apposito albo delle imprese di investimento con succursale. Ed è alla Consob che bisogna rivolgersi per avere aggiornamenti sul procedimento avviato all’inizio del 2013 contro la stessa BlackRock per insider trading (abuso di mercato), accusata di aver venduto il 2,3% di Saipem nei primi giorni del febbraio 2013, “risparmiandosi” così 100 milioni di euro di perdite, quelle che le azioni avrebbero cumulato di lì a poche ore a causa delle comunicazione al mercato di un taglio delle stime su fatturato e utili attesi nel 2013. In questi casi, però, il percorso di accertamento delle responsabilità ed eventuale ammenda è lungo e accidentato (o “garantista”). L’istruttoria -a dicembre 2013- non è ancora conclusa, e, quando lo fosse, il termine per deliberare un’eventuale sanzione sarebbe comunque di 540 giorni.
Oltre a non saper nulla della raccolta netta, nulla si conosce, riguarda a BlackRock in Italia, anche sul versante imposte. Il bilancio depositato alla Camera di commercio di Milano dalla società britannica non contiene alcun riferimento specifico ai singoli Paesi in cui opera, comunicando i dati complessivi relativi alla società di diritto inglese, cioè 749,9 milioni di sterline di fatturato al 31 dicembre 2012 -rappresentato in gran parte da commissioni di gestione-, 694 milioni di sterline di costi, imposte sull’utile per 62,5 milioni di sterline di cui 28,5 milioni per “imposte estere versate sugli utili di esercizio”.
Informazioni scarne per chi volesse avere idea dell’attività italiana, che Gian Gaetano Bellavia, commercialista, esperto di diritto penale dell’economia, già consulente in materia di riciclaggio per conto della Procura di Milano, spiega così: “Trattandosi di una stabile organizzazione italiana di società inglese, deve depositare il proprio bilancio in Italia tradotto in inglese, contenente anche la ‘parte’ italiana senza però doverla necessariamente esplicitare”. E aggiunge: “L’amministrazione finanziaria italiana riceve certamente una dichiarazione dei redditi per ciò che BlackRock sostenga di aver prodotto in Italia ma noi non sappiamo e non possiamo sapere altro. Certo è che se io dovessi investire soldi in BlackRock, o meglio dare soldi a qualcuno per sottoscrivere qualche fondo in qualche giurisdizione di particolare vantaggio fiscale o dell’anonimato, non potrei non pormi il problema: se succede qualcosa a chi faccio causa?”.
Gli interessati ad acquistare i prodotti di BlackRock avrebbero comunque a disposizione più strumenti, su tutti due: una banca o un promotore finanziario. Prendendo il caso della Sicav BlackRock Global Funds le banche “collocatrici”, e cioè autorizzate a vendere il prodotto, ad agosto 2013, erano 107. Diverso il caso dei promotori finanziari, che nel nostro Paese sono oltre 50mila, anche se quelli attivi ammontano a 33.700 (12mila quelli iscritti all’associazione più rappresentativa, che è l’Associazione nazionale promotori finanziari, Anasf). Ed è in questo senso che va interpretata la scelta di BlackRock di investire in marketing e pubblicità, assegnando autorevolezza al marchio, rendendolo riconoscibile, familiare, più facilmente richiedibile allo sportello o al proprio promotore. Ed è un rischio, specie in un mercato come quello italiano, dove il cliente-investitore fatica ad oggi a incontrare un consulente finanziario indipendente. Non fosse altro che per la cifra complessiva dell’organico, che è congelato: sono tra i 500 e i 600 i consulenti indipendenti in tutto il Paese. L’Italia, infatti, attende dal giugno 2008 l’istituzione dell’albo nazionale dei consulenti finanziari indipendenti, che in quanto tali non vengono pagati su provvigione dall’intermediario -per conto del quale operano- ma dal cliente. Una resistenza che Cesare Armellini, presidente di Nafop, Associazione nazionale dei consulenti fee only, giudica frutto della “resistenza della lobby finanziaria”. L’indipendenza, infatti, metterebbe a rischio la fortuna di alcuni gestori: “I dati che derivano da nostre stime -spiega Armellini-, indicano che il 98% di tutti i prodotti finanziari venduti attualmente sono tecnicamente inefficienti, cioè costano di più e rendono meno del mercato dove sono collocati”.
Una lettura diversa da quella che emerge consultando la pagina “portafogli coraggiosi”, ospitata sul portale di Affari&Finanza, inserto settimanale de la Repubblica. Ed è proprio all’interno di un focus “a cura di BlackRock” che a metà dicembre 2013 Andrea Viganò “country head BlackRock Italia” -che è una definizione inesistente, essendo formalmente “preposto alla sede secondaria”- arringa il lettore a “tornare a investire”. Nell’intervista, però, la domanda sulla raccolta italiana del gruppo non trova risposta. Dinanzi alle insistenti richieste di intervista che Ae ha mosso a Viganò o ai procuratori speciali della succursale italiana di BlackRock, però, l’ufficio stampa della società ha fatto sapere che “le persone che potrebbero darle le risposte […] sono in tour in 20 città italiane per eventi con i clienti. Siamo oggettivamente in difficoltà in questo mese”.
Se è impossibile conoscere la raccolta netta e il patrimonio della succursale italiana, è più agevole scattare una fotografia dei soggetti in cui ha investito o investe o scommette BlackRock, allargando lo sguardo dall’Italia al resto del mondo, a seconda dei fondi che propone ai propri clienti e consumatori. A partire dai fondi azionari europei (14 miliardi di euro il valore del comparto al settembre 2013), tra i preferiti del colosso. Qui troviamo in portafoglio le maggiori multinazionali farmaceutiche, energetiche, automobilistiche, petrolifere e creditizie del mondo. Da Bayer a Volkswagen, da Bnp Paribas a Imperial Tobacco Group, da Novartis a Royal Dutch Shell, da Sanofi a Gdf Suez, da Nestlé a Roche o British American Tobacco. Nei “mercati emergenti” (valore del comparto: 4,3 miliardi di euro) scommette su Samsung electronic, Bank of China, Gazprom, Lukoil, Rosneft (compagnia petrolifera russa). Attraverso un’altra categoria di fondi, “Fondi risorse naturali” (11,9 miliardi di euro è il valore del comparto), investe in Monsanto, Syngenta (sementi, agrofarmaci), Tyson Foods, Ingredion, attraverso il “World Agriculture Fund”.
Negli Stati Uniti -sempre tramite fondi azionari- guarda a Jp Morgan Chase, General Electric, Chevron, Pfizer, Exxon Mobil, Microsoft, Citigroup. In Cina (“China Fund”, 924 milioni di dollari la dimensione del fondo) ha in portafoglio alcuni soggetti interessati al settore delle costruzioni (China construction bank corp) o dell’agricoltura (Agricoltural bank of China) fino al colosso Cnooc Limited, la più importante multinazionale del Paese attiva nell’estrazione di greggio offshore e gas naturale. O ancora dispone dell’“Asian Dragon Fund”, dove spunta anche China petroleum and chemical corporation.
“Oggi è arrivato il momento di tornare a essere investitori” spiega in attacco Andre Viganò, nell’intervista pubblicata da Affari&Finanza. E quando a dirlo è un uomo BlackRock, è richiesta la massima attenzione.
Risale al 27 gennaio 2008, infatti, un’intervista pubblicata dal Corriere della Sera all’allora e attuale presidente di BlackRock Inc., l’americano Laurence Douglas Fink, lo stesso che nella metà del mese di dicembre 2013 ha incontrato il Primo ministro greco Antonis Samaras per discutere di privatizzazioni e titoli di Stato.
A proposito di quella che si rivelerà poi la più grave crisi economica e finanziaria mondiale, a inizio 2008 Fink dichiarava: “Sarà una recessione molto breve e molto piccola, [destinata a durare] forse per un semestre […] nel terzo trimestre 2008 le Borse torneranno a correre”. Un errore di valutazione, certo, che non ha riguardato però l’andamento del patrimonio gestito da BlackRock, schizzato da un miliardo e 300 milioni di dollari nel 2008 a 3 miliardi e 340 milioni nel 2009 fino agli oltre 4mila miliardi di dollari circa del settembre 2013. —