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Ambiente

La Camera blocca il megagasdotto della Snam

La commissione ambiente, con un voto all’unanimità, chiede all’impresa (gruppo Eni) di modificare il tracciato della nuova autostrada del gas "per escludere la fascia appenninica al fine di evitare, sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità del metanodotto".

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La Commissione ambiente della Camera ha votato, all’unanimità, lo stop al gasdotto Snam che avrebbe dovuto portare il metano da Brindisi a Minerbio, in provincia di Bologna. “Un tubo di quasi 700 chilometri sta per attraversare l’Italia. Porterà metano in tutta Europa e grandi profitti ai privati. I costi invece li sosterranno i cittadini” scrivemmo nel marzo 2010, quando (per primi) raccontammo su Altreconomia della nuova autostrada del gas, che avrebbe tagliato in due l’Appennino centrale -attraversando Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Abruzzo, Umbria, Lazio, Toscana, Marche ed Emilia Romagna- era difficile credere che il Comitato “No Tubo” avrebbe, alla fine avuto ragione: l’opera era stata dichiarata di pubblica utilità, con un decreto ministeriale del 2005; Snam aveva ricevuto un finanziamento pubblico, dalla Banca europea d’investimenti.

Eppure qualcosa è cambiato: all’opposizione del Comitato si è aggiunta quella di numerosi enti locali (dalle province di Pesaro-Urbino e Perugia, al Comune di Gubbio, L’Aquila, Città di Castello), preoccupati per un impianto “sensibile” che avrebbe attraversato alcune delle zona sconvolte dai più tremendi terremoti degli ultimi quindici anni.
Il punto d’arrivo, mercoledì 26 ottobre, è stato il voto della Commissione ambiente della Camera dei deputati di una risoluzione “Sulla realizzazione del metanodotto denominato Rete adriatica” (in allegato), che “impegna il Governo ad assumere tutte le iniziative di competenza […] per disporre la modifica del tracciato ed escludere la fascia appenninica al fine di evitare, sia gli alti costi ambientali che deriverebbero, sia l’elevato pericolo per la sicurezza dei cittadini dovuto al rischio sismico che metterebbe a dura prova la vulnerabilità del metanodotto”.

Un bello smacco per Snam, società quotata del gruppo Eni che ha chiuso i primi nove mesi del 2011 con 2,67 miliardi di euro di ricavi, + 5,8% rispetto al 2010, e 738 milioni di euro di utile.
Snam, del resto, aveva provato a “dribblare” le procedure di valutazione ambientale, come ricorda la risoluzione, la cui prima firmataria e la capogruppo del Pd in Commissione ambiente, Raffaella Mariani: “La Snam Rete Gas Spa ha presentato cinque Via parziali anziché un unico procedimento di valutazione di impatto ambientale – qualora l’impianto sia considerato quale ‘opera’ unitaria -ovvero un preventivo e vincolante procedimento di valutazione ambientale strategica (Vas)- qualora lo stesso sia preso in considerazione quale ‘piano’ o ‘programma’; alla luce delle caratteristiche del progetto e della sua rilevanza, appare irragionevole la decisione di procedere attraverso una serie di procedure di valutazione di impatto ambientale (Via) parziali e minimali; la strada seguita da Snam Rete Gas Spa sino ad ora, sembra essere il tentativo ad evitare la valutazione ambientale strategica e la valutazione di impatto ambientale unica, in palese violazione delle disposizioni comunitarie e nazionali che impongono la valutazione complessiva degli interventi proposti come interpretato dalla giurisprudenza comunitaria e da quella amministrativa nazionale”.   

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