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La banca degli impieghi
“Biis” è la sigla che indica un istituto poco noto dell’universo Intesa Sanpaolo, che però investe in settori strategici, dalle infrastrutture alle armi. La sigla sta per "Banca infrastrutture innovazione e sviluppo", -un nome che ricorda molto quello del ministero- e la nostra infografica pubblicata sul numero di ottobre spiega a quale modello potrebbe ispirarsi il mandato del nuovo ministro Corrado Passera, già presidente del gruppo bancario.
Nell’organigramma di Banca infrastrutture innovazione e sviluppo, il nome di Maurizio Pagani è collegato da una freccia direttamente a quello dell’ad e direttore generale, Mario Ciaccia. Pagani, che fa parte del top management dell’istituto di credito, guida la divisione Infrastrutture e finanza di progetto. È un tecnico, e mai avrebbe immaginato di vedere il suo nome sbattuto sulle prime pagine dei giornali. C’è finito, suo malgrado: Pagani è indagato nell’ambito delle inchieste della procura di Monza per vicende di corruzione che coinvolge anche l’ex presidente Pd della Provincia di Milano Filippo Penati e riguardano l’area ex Falck di Sesto San Giovanni (vedi Ae 123 e 130) e la società Milano Serravalle-Milano Tangenziali spa.
Sono cose che succedono, o possono succedere, se l’istituto di credito per cui lavori non ha bisogno di correntisti ma è nato “per servire tutti gli attori, pubblici e privati, che collaborano alla realizzazione delle grandi infrastrutture e al miglioramento dei servizi di pubblica utilità”. Il suo nome, scomparso rapidamente dalle cronache, è un invito a guardare nella scatola della Banca, che è figlia di Intesa Sanpaolo e ai più conosciuta con l’acronimo “Biis” (www.biis.it). La data di nascita riportata sulla carta d’identità è il 2008. In soli tre anni, però, la Banca ha fatto molta strada. E la voce più interessante del bilancio, per una volta, non è il fatturato (177 milioni di euro nei primi 6 mesi del 2011, con 72 milioni di risultato netto, in crescita del 23,4% rispetto al 2010).
Il ruolo di Biis nel sistema Paese va sotto la voce impieghi: a giugno 2011, la Banca aveva in essere prestiti a enti pubblici e a società pubbliche o private per 41,728 miliardi di euro, di cui 4,1 concessi tra giugno 2010 e giugno 2011. I soldi sono (in gran parte) i nostri, quelli di tanti ignari correntisti della “casa madre” Intesa Sanpaolo: a bilancio sono registrati debiti interbancari per 35,305 miliardi di euro. Significa che Biis si fa prestare i soldi che utilizza. La maggior parte degli impieghi (oltre 32 miliardi di euro) sono a favore del settore pubblico o delle società che erogano i servizi pubblici locali. È Biis che, all’occorrenza, si accolla il debito delle Asl; è Biis che, se serve, anticipa di tasca propria i “corrispettivi dovuti ai fornitori delle amministrazioni locali”, per Regioni (Basilicata), Province (Torino, Milano, Firenze), Comuni (Milano).
Tanto credito agli enti locali può servire. Da un lato perché si tratta di crediti che difficilmente diverranno inesigibili, rischio che c’è invece per quei crediti concessi allo sviluppo di infrastrutture in project finance e alle imprese (circa 6 miliardi di euro). Dall’altro, perché sono “attivi reali” (poste positive a bilancio) su cui è possibile (ri)costruire la credibilità di Intesa Sanpaolo, scossa dal mercato e dall’andamento del titolo in Borsa.
La ricetta è descritta lungo il “filo rosso” della tabella. Biis cartolarizza una parte dei crediti vantati dagli enti pubblici in un “veicolo” denominato “Isp Cb Pubblico”. Questo veicolo permette ad Intesa Sanpaolo di emettere obbligazioni “garantite” (da Isp Cb Pubblico, appunto), necessarie a finanziarie l’istituto di credito. Il cerchio si chiude quando queste obbligazioni vengono riacquistate da Biis, com’è successo due volte nel 2011. Caratteristica del collocamento “istituzionale” è la non trasparenza: il mercato sa soltanto che il bond di Intesa è stato completamente sottoscritto, e non si chiede da chi. Significa che, almeno in parte, la “credibilità” di Intesa Sanpaolo poggia sui debito pubblico, quello che affossa il Paese. Il debito degli enti locali, ma anche quello delle amministrazioni centrali. Dall’Anas, Biis ha acquisito i crediti vantati dal general contractor Val di Chienti nei confronti della società pubblica di progetto Quadrilatero spa (vedi Ae 118), ai ministeri dello Sviluppo economico e della Difesa. Negli ultimi 6 anni Biis ha erogato oltre 3 miliardi di euro “a primarie imprese italiana per la realizzazione di progetti d’interesse nazionale […] a valore sul bilancio” dei due ministeri. Debito pubblico, creato per sostenere -tra gli altri- il programma European Fighter Aircraft, il progetto Fregata europea multi missione, il programma MLU Tornado.
Se Biis dà linfa alle casse degli enti locali, però, non è solo per avere in pancia “crediti sicuri”, da spendere sul mercato obbligazionario. Per quanto riguarda le società di progetto incaricate di realizzare e progettare alcune opere infrastrutturali la Banca è anche azionista. Progetti rimessi, in molti casi, al parere positivo o negativo di un ente locale. È in queste partite in cui torna in scena il manager Maurizio Pagani, che per conto di Biis (e di Intesa) siede nei consigli d’amministrazione del “fondo onnivoro” F2i Sgr spa (vedi Ae 124), di Tem spa, la società incaricata di realizzazione la nuova Tagenziale Est esterna di Milano (vedi Ae 127), di Brebemi spa, la nuova autostrada diretta Brescia-Milano, e di Pedemontana spa, il cui progetto monstre da Cassago Magnago (Va) ad Osio Sotto (Bg), per 67 chilometri, costerà 4,2 miliardi di euro.