Esteri / Reportage
In Kenya il futuro suona bene: tra i talenti strappati alla discarica
La baraccopoli di Dandora, a Nairobi, confina con una delle più grandi distese di rifiuti dell’Africa. Da tre anni, grazie a Fondazione Cariplo e Radio Italia, è nata una scuola di musica con l’obiettivo di offrire un’alternativa ai più piccoli
Baba Clinton stringe mani sorridendo: gli occhi arrossati dalle fatiche quotidiane -e forse da un passato di abusi- non riescono a nascondere tutto l’orgoglio di questo padre per il maggiore dei suoi tre figli. Il ragazzo ha appena vinto, grazie a una bella esibizione con il suo sax, la prima edizione del Dandora’s Got Talent, un concorso per giovani talenti delle scuole della baraccopoli di Dandora.
A Nairobi, in Kenya, gli slum di Korogocho e Dandora, insieme alla più grande baraccopoli dell’Africa, Kibera, raccolgono una popolazione stimata di circa 3 milioni di persone, in uno spazio ridottissimo rispetto all’estensione della capitale. Sono quelli che il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, che qui ha vissuto 12 anni insieme ai più poveri, ha definito i “sotterranei della storia”. La baraccopoli di Dandora, in particolare, è attaccata alla discarica di cui porta il nome, la più grande del Kenya e una delle più grandi dell’Africa intera. Oltre 2,5 chilometri quadrati di rifiuti provenienti dai quartieri ricchi di Nairobi, un inferno immenso e maleodorante dove i marabù -enormi uccellacci- si contendono resti alimentari con le persone.
Qui, infatti, la gente ci lavora: sono circa 10mila le persone che quotidianamente rovistano a mani nude nei rifiuti, alla ricerca di qualcosa di utile per sopravvivere, resti di cibo da consumare oppure vetri e plastica da riciclare e rivendere a peso, mettendo insieme un reddito familiare che oscilla tra i 30 e i 50 euro al mese. Tra queste, circa 6mila sono bambini, particolarmente esposti a malattie e maltrattamenti da parte delle mafie che gestiscono il racket dei rifiuti.
“Il nostro obiettivo è portarli fuori dalla discarica; non tutti, s’intende, noi siamo una goccia nel mare, però riusciamo e stiamo facendo bene”. Diego Masi è il fondatore e presidente di Twins International, organizzazione milanese che dal 2007 sviluppa in Kenya i progetti di Alice for Children, concentrandosi principalmente in campo educativo. “Siamo venuti a Nairobi proprio per lavorare nelle baraccopoli, uno dei luoghi più infami e terribili che si possano immaginare: abbiamo deciso di aiutare i bambini più vulnerabili, in particolare gli orfani, dando loro la speranza di un futuro, che vuol dire un’educazione, la salute, la possibilità domani di avere un lavoro”.
“Questo è un punto importantissimo per questi bambini: possono ricevere una regolare istruzione di base e trovare protezione” – Thomas Amunga
Tutto ruota attorno al cercare di tenere il più possibile i bambini a scuola, per toglierli dalla strada e dallo sfruttamento in discarica: con questo scopo, grazie al contributo di Fondazione Cariplo e di Radio Italia, è nata nell’aprile 2015 la prima scuola di musica della baraccopoli di Dandora, Alice Music Academy, con l’obiettivo di insegnare ai bambini a leggere la musica, a suonare strumenti diversi e ad esibirsi.
Le lezioni-laboratorio si svolgono negli orari scolastici il sabato e la domenica e qualche ora nei pomeriggi liberi, garantendo così un ambiente sicuro (e il pasto) anche nei giorni della settimana non impegnati dalla scuola. Nei primi tre anni di vita della scuola, circa 400 bambini hanno frequentato i laboratori della Alice Music Academy, articolati in corsi di musica veri e propri, workshop di danza e di arti performative e sessioni dedicate alla disciplina e al lavoro di gruppo. Tre insegnanti, ciascuno dedicato in particolare ad una delle materie, seguono i ragazzi, coordinati dal giovane direttore della Alice Music Academy, Simon Kariuki: “Nella mia esperienza -spiega-, conoscere la musica può davvero trasformare questi bambini: le competenze che apprendono possono essere trasferite nella loro vita; abbiamo già verificato che i ragazzi che seguono questi corsi di tecnica musicale sono anche i migliori a scuola, ottengono risultati brillanti, imparano ad essere disciplinati, pazienti e costanti”.
Anche la storia di Simon è una storia di riscatto personale, reso possibile proprio dalla musica: anche lui ha iniziato con piccoli laboratori informali di musica tenuti nello slum, per poi appassionarsi e suonare con i Ghetto Classic, una delle più note band delle baraccopoli. Il diploma in Musica alla Technical University of Kenya di Nairobi lo ha quindi aiutato ad uscire dalla miseria della baraccopoli di Korogocho, da cui proviene, con la ferma intenzione di aiutare la sua comunità.
“Trasmettere a questi bambini la passione per la musica -aggiunge ancora- significa dargli una possibilità in più per crearsi un futuro professionale, perché quelli che ora sono giovani studenti, un giorno potranno essere in grado di insegnare a loro volta. Così facendo, costruiamo un percorso, una speranza per il futuro”.
Per qualcuno di loro, il futuro è già presente oggi: è il caso emblematico di Clinton, il vincitore del Dandora’s Got Talent. Ha 12 anni e vive con il padre e due fratelli più piccoli in una baracca di due metri per tre dalle pareti di fango e col tetto in lamiera; non hanno luce, né acqua corrente, né servizi igienici. Clinton e il maggiore dei suoi fratellini però entrano a scuola grazie al sostegno di Alice for Children ed è qui che per un caso fortuito, due anni fa, Clinton si avvicina con il compagno Brian al sassofono: è amore a prima vista. I due si impegnano, si esercitano, condividendo lo strumento, non potendo averne uno a testa. Clinton, con il suo talento naturale, partecipa alle audizioni per la Safaricom Youth Orchestra, forse la più importante realtà musicale nel panorama artistico di Nairobi, e viene selezionato.
“È un’opportunità straordinaria per questi ragazzi -spiega ancora il loro insegnante Simon Kariuki- li porta a confrontarsi con altri ragazzi di tutte le estrazioni, con il ricco e con il povero, tutti uguali, tutti insieme solo per fare musica: è un modo eccezionale per fare comunità”. E diventa anche un’occasione di riscatto personale e familiare: Baba Clinton, il papà di Clinton, racconta con soddisfazione che per stare più vicino alla scuola quest’anno si sono trasferiti in una zona migliore di Dandora, in una casa “proprio vicino ad Amunga”, il direttore della scuola Claires, all’interno della quale, come progetto speciale di Alice for Children, è nata la scuola di musica.
In Kenya, con la collaborazione di partner locali, Alice for Children gestisce due orfanotrofi nella periferia di Nairobi, una scuola primaria nel distretto rurale di Rombo, al confine con la Tanzania, e due scuole primarie nelle baraccopoli della capitale, tra cui una delle più importanti di Korogocho. Tra i suoi progetti c’è proprio Alice for Dandora, nato per sostenere le famiglie e la scuola del Claires Community Centre di Dandora.
L’appassionato preside di questo centro, Thomas Amunga, spiega: “Qui abbiamo bambini che lavorano alla discarica con i loro genitori; abbiamo creato un centro di recupero, vicino a loro, per toglierli dalla discarica e portarli a scuola. Li guidiamo, li orientiamo, diamo loro due pasti al giorno e poi quelli che sono pronti iniziano a frequentare la scuola. Questo è un punto importantissimo per i bambini: è un luogo adatto per loro, dove possono ricevere una regolare istruzione di base e possono trovare protezione, specialmente le bambine, da uomini che sono bestie, là fuori, che farebbero loro violenza; inoltre sono protetti dallo sfruttamento del lavoro minorile, che inevitabilmente li colpirebbe”.
Amunga lo sa bene: gira personalmente per la discarica a cercare i bambini da portare a scuola, incontra le famiglie, elargisce piccoli aiuti. Anche per questo è molto benvoluto dalla comunità: passando per i vicoli fangosi e pieni di rifiuti della baraccopoli tutti lo salutano, nonne, mamme, uomini e bambini.
“Questa è la chiave dei nostri progetti: lavorare nella comunità, per la comunità, insieme alla gente, ascoltando i loro bisogni e supportandoli” dice ancora Diego Masi. “In questo modo la scuola Claires è cresciuta dai 150 bambini di 5 anni fa ai più di 400 di oggi; nei prossimi mesi saranno inaugurate nuove classi più spaziose, luminose e funzionali, dotate di servizi igienici per tutti.” Quello che può sembrare normale in un Paese occidentale, qui nella baraccopoli, dove spesso un solo bagno serve dieci famiglie, 50 persone, è un vero lusso.
Alla Claires Primary School la centralità dell’intervento educativo è fondamentale, ma viene supportata con un sostegno più ampio: oltre ai pasti scolastici per i bambini, alle famiglie (soprattutto le più povere) viene dato un pacco di alimenti una volta alla settimana, grazie ad uno specifico progetto realizzato con il contributo della Fondazione Mediolanum. Solo così i più bisognosi possono “permettersi” di mandare a scuola i figli, rinunciando al loro apporto al budget familiare. C’è poi l’adozione a distanza: dei circa 3mila bambini che fanno parte dei progetti di Alice for Children, sono 600 i bambini e ragazzi sostenuti mediante questo strumento, non una delle tante formule di fundraising ma un modo con cui gli aiuti raggiungono direttamente i destinatari.
“Credo fermamente nel progetto della scuola di musica -dice ancora Thomas Amunga- che è un caso unico nella storia dello slum. Grazie ad essa i ragazzi possono avere un luogo dove essere nutriti e passare il tempo libero coltivando il loro talento. Le competenze creative che si portano dietro li aiuteranno a scuola ma soprattutto, un domani, a rompere il circolo vizioso della povertà e a migliorare le loro condizioni di vita, garantendosi un futuro più degno”. A suon di musica.
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