Ambiente / Attualità
L’impatto sul clima dei jet privati. Il caso dei voli dei ricchi in Europa
Nei cieli europei le emissioni climalteranti da aerei privati sono aumentate di quasi un terzo tra il 2005 e il 2019, un incremento più forte rispetto alle emissioni dell’aviazione commerciale. Con zero tasse a carico. La denuncia di Transport & Environment
Ad agosto 2020, mentre la maggior parte dei cittadini europei era costretta a terra e i voli commerciali registravano un calo del 60% rispetto all’anno precedente, il traffico dei jet privati nei cieli europei era già tornato ai livelli precedenti allo scoppio dell’epidemia di Covid-19. Lo rivela un recente report dell’Ong Transport&Environment (T&E) che fotografa una crescita del settore dei trasporti aerei privati e stima un aumento delle emissioni di CO2 di quasi un terzo (+31%) tra il 2005 e il 2019; una crescita più marcata persino rispetto a quella dell’aviazione commerciale (+25% nello stesso periodo di tempo).
“Se questo trend preoccupante continuerà, nel 2050 le emissioni dei jet privati raddoppieranno rispetto al 2010 -si legge nel report in cui si sottolinea che, sebbene la quota di emissioni imputabile ai jet privati rappresenti solo il 2% delle emissioni del comparto aereo- in un momento in cui tutte le emissioni antropiche devono essere ridotte (e velocemente) l’aviazione privata sta mandando un segnale negativo”.
“Volare su un jet privato è probabilmente la cosa peggiore da fare per l’ambiente. Eppure, i grandi inquinatori ultra-ricchi continuano a volare come se la crisi climatica non esistesse”, spiega Andrew Murphy, responsabile Aviazione di T&E. Il rapporto contiene una serie di dati ed elementi che aiutano a comprendere quanto sia dannoso per l’ambiente l’utilizzo di questi mezzi di trasporto. Basti pensare che una sola ora di volo a bordo di un jet privato comporta l’emissione di circa 2 tonnellate di anidride carbonica, pari a un quarto delle emissioni di CO2 equivalenti emesse da un comune cittadino europeo nel corso di un anno intero (8,2 tonnellate CO2 equivalenti). In media, avverte Transport&Environment, i jet privati hanno un’intensità di carbonio 10 volte maggiore rispetto agli aerei di linea e sono 50 volte più inquinanti rispetto ai treni.
In Europa i jet privati, infatti, hanno il doppio delle probabilità di essere utilizzati per viaggi molto brevi (meno di 500 chilometri) rispetto ai voli commerciali. Queste distanze, avverte T&E corrispondono all’intervallo operativo in cui gli aeri sono meno efficienti, aumentando così l’impatto climatico di questi voli. “Questa propensione delle persone che possono permetterselo a saltare su un jet privato non appena un viaggio è più di un paio d’ore è molto preoccupante, soprattutto per quanto riguarda l’attuale crisi climatica”, si legge nel report.
Chi fa largo uso dei jet privati per i propri spostamenti “giustifica” la scelta sostenendo che questi mezzi di trasporto permetterebbero di risparmiare tempo e di raggiungere luoghi che non sono adeguatamente serviti dalle tradizionali rotte commerciali. Esigenze che vengono indicate come fondamentali per le attività di business dei ricchi proprietari o affittuari dei jet privati. Tuttavia, l’analisi realizzata da Transport&Environment sulla base dei dati forniti dall’European business aviation association (EBAA) mostra che una quota consistente dei voli su jet privati viene effettuata per piacere e per motivi diversi dalle attività di business. “Abbiamo identificato un picco di traffico di jet privati nei mesi estivi e gli aeroporti nelle località più soleggiate registrano la maggior parte dei loro introiti proprio in quel periodo”, sottolinea il report.
In Europa si registra un chiaro picco dei decolli di jet privati durante i mesi estivi: il mese di luglio 2019 ha fatto registrare un aumento del 50% rispetto a gennaio. In Francia si registra quasi un raddoppio nei mesi estivi e l’aeroporto di Nizza (una delle mete più battute) vede il suo traffico triplicare. Anche in altri aeroporti come Olbia in Italia, Ibiza, Palma de Mallorca e Barcellona in Spagna vedono raddoppiare il traffico di jet privati nei mesi estivi rispetto ai mesi invernali. “Questa analisi -si legge nel rapporto- mostra che, al contrario di quanto viene affermato l’aviazione privata non viene utilizzata solo per far risparmiare tempo a chi ha un’attività di business, ma viene usata anche dai più ricchi per raggiungere più rapidamente le proprie case e i luoghi di vacanza”. Abitudini e comportamenti che minano gli sforzi fatti dalle persone comuni nel tentativo di ridurre le emissioni globali: mille voli tra Parigi e Nizza, ad esempio, inquinano tanto quanto 40mila famiglie che compiono lo stesso viaggio a bordo di un’auto.
Nonostante il loro impatto spropositato sul clima, nella maggior parte dei Paesi europei i jet privati non vengono tassati a causa delle esenzioni dal sistema per lo scambio di quote emissioni di gas a effetto serra dell’Ue (EU-ETS) e della mancata tassazione del cherosene. T&E calcola che una tassa sul jet fuel applicata in modo proporzionale alle distanze percorse potrebbe generare 325 milioni di euro se applicata a tutti i voli in partenza dall’Ue e dal Regno Unito. Il report suggerisce che i proventi ottenuti in questo modo potrebbero essere usati per accelerare la decarbonizzazione del settore dell’aviazione.
“La buona notizia è che queste brevi tratte rappresentano il target primario per la sostituzione con tecnologie pulite quali i velivoli elettrici e a idrogeno. I responsabili politici europei devono cominciare al più presto a tassare i jet privati a combustibile fossile e vietarne l’uso entro il 2030. I proventi ottenuti tassando i super ricchi potrebbero essere investiti in tecnologie più green che possano rendere più puliti i voli per tutti”, conclude Andrew Murphy.
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