Altre Economie
Istantanee dalla Valle che non si arrende
Mentre in Val di Susa è in corso lo sgombero di baita Clarea, e un attivista "No Tav" è in ospedale in condizioni gravissime, pubblichiamo il "diario" della nostra collaboratrice Chiara Spadaro dal corteo "No Tav" di sabato 25 febbraio, che restituisce le immagini di una manifestazione pacifica, diversa da quella raccontata dai media mainstream
La sensazione è sempre la stessa quando, l’indomani di una manifestazione, curioso tra le pagine dei giornali, gli articoli on-line e le fotografie che descrivono quel che noi abbiamo vissuto: è proprio quella la manifestazione alla quale anch’io ho partecipato?
La stessa sensazione l’ho avuta stamattina -tornata dalla manifestazione di almeno 50mila persone nella Valle che “non si arresta”, quella di Susa- guardando la pagina torinese di Repubblica.it: non solo perché la prima notizia era quella degli “scontri a Porta Nuova” (che molti di noi non hanno vissuto in prima persona); non mi riconoscevo nemmeno nelle gallerie fotografiche (rispettivamente: “Polpi e clown”, “Il corteo” e -immancabile- “Gli scontri”). Maschere, pupazzi e clown, caschi blu e uniformi scure, la notte sui binari della stazione di Torino li ho visti solo in quegli scatti: la manifestazione vista da fuori si esibisce in modo così diverso rispetto alla memoria che ho io del corteo, della Val di Susa vissuta da dentro, passi, vento, sole. Dunque, propongo una galleria alternativa: personali (e quindi parziali) istantanee dalla manifestazione -forse meno eclatanti delle foto che ritrovo nelle gallerie on-line-, sguardi piccoli sul corteo, da gustare fino in fondo, e ancora a lungo.
Nel “prologo” di ogni corteo -quel momento, in genere lungo, in cui si è pronti per partire, ma si resta ancora in attesa del “via!” ufficiale- non so bene dove stare, mi sento un po’ sperduta, goffa, ingombrante. Siamo in strada, a Bussoleno, in mezzo a molte persone diverse, che osservo con attenzione, ingannando il tempo e l’agitazione che anticipa ogni manifestazione. La gente si sposta: c’è chi passa veloce, sguscia via per guadagnare postazioni e raggiungere un posto in prima fila nel corteo; altri si fermano, si stringono -forse per sentirsi meno soli in mezzo a tante persone- e aspettano così, compagni di presa. Ragazzi giovani, bandiere, una signora con i capelli bianchi e lunghi, le calze colore arcobaleno di una ragazza, carrozzine decorate con bandiere No Tav, zaini piccoli e pratici, per ogni evenienza. Sto a guardare, sempre dallo stesso punto, il gradino di un negozio “chiuso per manifestazione”. Poi si parte.
Noi (da Vicenza siamo arrivati con un pullman) quasi chiudiamo il corteo: dietro ci sono solo poche persone e poi un’ape car No Tav con alcuni bidoni, sacchi della spazzatura e tre efficienti spazzini-manifestanti muniti di scopa, paletta e bandana che puliscono in diretta la strada dove passa la manifestazione.
Sul lato opposto, davanti a noi, c’è un folto gruppo di apicoltori valsusini, che camminano in corteo in tenuta da lavoro e ai quali chiedo se hanno un po’ di miele da vendermi: un signore con una tuta gialla che tiene lo striscione con la scritta “Apicoltori Val Susa e Val Sangone” in rosso mi risponde con un sorriso eloquente e il suo vicino mi dice che potrebbe essere una buona idea per la prossima volta, un carretto di miele valsusino da trainare alla manifestazione. Ma di miele ce n’è poco, quest’anno, ed è anche per questo che sono qui: “Per difendere le api e i boschi della nostra Valle”.
Miele a parte, il cibo ha un ruolo di primo piano in ogni corteo, e così anche qui in Valle: sostentamento per il manifestante, diventa l’occasione di incontri e dialoghi inaspettati, in movimento. In corteo i panini si dividono tra compagni e si scoprono sapori inediti, quelli che ogni manifestante ha portato dalla sua terra. Laura, ad esempio, che ci ha raggiunti da Genova, ha portato la focaccia: indossa una maglietta azzurra No Tav e distribuisce quei bocconi che sanno di mare. I panini della Piola (la trattoria, in dialetto piemontese), vegani, sono distribuiti da dei ragazzi in grandi ceste di vimini: i fondi raccolti dalla vendita dei panini serviranno per coprire le spese legali. Al punto di ristoro No Tav addentando pane e marmellata si possono sostenere le spese per la manifestazione, mentre poco più avanti c’è Ezio, un amico di Torino, che insieme ad altri volontari distribuisce acqua fresca (“Il tè è finito!”, ci dice) riempiendo i bicchieri con un mestolo e offre un assaggio delle “bugie” di Virano (un gioco di parole tra il nome dialettale dei dolci di Carnevale e quello del presidente dell’Osservatorio sulla Torino-Lione). L’associazione Etinomia -nata alla fine del 2011 per valorizzare le imprese etiche della Valle, promuovendo uno sviluppo economico attento alla tutela del territorio- è presente con un furgone che per l’occasione è si è trasformato in un “panificio mobile”: distribuiscono pizzette e pani biologici, mele e volantini che raccontano la storia dell’associazione (per approfondire: www.etinomia.org).
Intanto la banda suona, mette allegria; il sole è caldo, di primavera, e il vento forte, fa volare le bandiere. Noi proviamo a risalire il corteo, per aspettare gli altri più avanti: una pausa su un prato, il tempo di accorgersi dell’erba secca e della gente che passa e, come un fiume, la potrebbe dissetare. Poi all’arrivo sono noci e mandarini, voglia di sedersi e stare a guardare ancora tante persone che passano, ci raggiungono -disordinate e allegre-, parlano, si voltano per tornare a casa. Senza essersi ancora arrese.