Economia / Inchiesta
Le isole in vendita al miglior offerente: un affare privato
Tra gli immobili pubblici messi sul mercato dallo Stato ci sono anche autentici scrigni di biodiversità. Magnati o grandi aziende puntano alla loro “valorizzazione” mentre gli interessi collettivi non sono sempre tutelati
L’Italia va in pezzi. Non solo per i fenomeni sempre più eclatanti di erosione del suolo -risultato di anni d’incuria, spopolamento e cementificazione- ma anche per il moltiplicarsi di operazioni di compravendita su siti nazionali strategici. Il passaggio di proprietà dell’isola Gallinara in Liguria, finita lo scorso agosto nelle mani del magnate ucraino Olexandr Boguslayev per 10 milioni di euro, così come dell’isola di Cerboli in Toscana, rilevata attraverso la società Jonathan Livingston dall’imprenditore tedesco Nazim Bitzer (per una cifra top secret, ma stimata sul mercato attorno ai quattro milioni di euro), hanno riaperto una piaga denunciata da anni.
“In allarme per gli avvisi apparsi su alcuni siti internazionali che propongono isole italiane in vendita -ha spiegato Angelo Bonelli, coordinatore nazionale dei Verdi- nel novembre 2017 avevo segnalato il caso direttamente al ministero dell’Ambiente, chiedendo di adottare misure adeguate per la protezione di territori rilevanti sia dal punto di vista ecologico, sia storico ed economico. Ad oggi non ho ricevuto ancora risposta, nonostante il mercato privato continui a concludere affari d’oro e a destinare tali beni per usi impropri. Con l’adozione del ‘decreto semplificazioni’ a settembre, inoltre, è stata introdotta una pericolosissima norma che prevede la caduta dei vincoli di tutela delle soprintendenze in caso di silenzio-assenso, facilitando in tal modo il passaggio di importanti siti nazionali fra i beni in dismissione”.
58mila, le proprietà di cui è prevista l’alienazione dal Piano straordinario di vendita dei beni immobili tra il 2019 e il 2021
Che gli immobili statali siano oggi considerati più un fardello che una risorsa strategica, risulta chiaro dall’accelerazione che il governo ha impresso dopo il censimento nazionale del ministero dell’Economia nel biennio 2016-2017, con l’obiettivo di tranquillizzare l’Unione europea sul deficit dell’Italia. Il Piano straordinario di vendita dei beni immobili, stimati in circa 58mila proprietà, punta a portare nelle casse pubbliche 1,2 miliardi di euro nel periodo 2019-2021. A questi vanno aggiunti altri 1,84 miliardi, sempre in tre anni, previsti dal progetto ordinario di vendita. Quasi briciole sulla carta, tenuto conto che i dati del Tesoro attestano un patrimonio immobiliare complessivo dello Stato Italiano pari a 283 miliardi di euro; le peculiarità storiche e ambientali del nostro Paese finiscono però per conferire a ogni risorsa un valore aggiunto problematico.
Le isole, in particolare, si rivelano a uno sguardo più attento autentici scrigni di biodiversità, sulle quali sono non di rado preservate specie endemiche, al pari di resti secolari, oltre che 533 immobili messi all’asta e dal valore stimato di 210 milioni di euro. Così è per l’isola Ravaiarina di Grado (“Paradiso della pesca”, in vendita per tre milioni di euro), per l’isola Santa Maria a Marsala (sul mercato per 17 milioni di euro), ma anche per il sorprendente Ottagono di San Pietro nella laguna veneta, per la vicina isola di Poveglia, per l’Isola delle Femmine di Palermo (3,5 milioni) e l’isola Marinella in Sardegna, nonché per Capo Passero e per l’isola delle Sirene (le offerte di queste ultime due aggiudicate di recente, lasciando mano libera -nella prima- a un progetto di edificazione di un complesso alberghiero in una tonnara storica). Sono tutte proprietà disponibili al miglior offerente, nonostante testimonino pagine importantissime della nostra storia nazionale. “Sulla questione delle isole italiane in vendita circolano informazioni spesso imprecise e strumentali -obietta Patrizia Vasta, responsabile comunicazione dell’Agenzia del demanio- dal momento che lo Stato propone in primis operazioni di valorizzazione, nelle quali l’isola viene ‘concessa’, non alienata. Il progetto sul recupero dei fari, ad esempio, si muove proprio in questa direzione. Raramente i diritti di superficie vengono ceduti, tutt’al più si tratta di singoli lotti e proprietà private. La denuncia della vendita dell’isola ponziana di Santo Stefano, dove si trova il carcere borbonico nel quale era stato imprigionato anche l’ex presidente della Repubblica Sandro Pertini, è fuorviante: si tratta solo dell’alienazione di una piccola porzione del suo territorio”.
L’Agenzia del demanio ha saputo dell’acquisto dell’isola di Cerboli a operazione fatta. Il referente territoriale -in quel caso- era il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano
Innegabilmente esiste però un problema di competenze fra i vari enti dello Stato, tanto da creare disomogeneità nelle politiche di tutela. Parte delle proprietà pubbliche dipendono dall’iniziativa del Mibact (ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo), altre del Corpo forestale dello Stato, altre ancora dei parchi regionali, delle Regioni o del ministero dell’Ambiente; risulta perciò complicato mantenere una strategia condivisa, finendo per perdere di vista le eventuali operazioni in corso negli ambiti di non diretta competenza. L’Agenzia del demanio, ad esempio, è venuta a conoscenza dell’acquisto dell’isola di Cerboli solo a operazione ormai finalizzata, dal momento che il referente territoriale -in questo caso- era il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
3,5 milioni di euro, il prezzo di vendita dell’isola delle Femmine di Palermo
“Noi abbiamo in realtà voce limitata in termini di passaggi di proprietà -ammette Giampiero Sammuri, presidente del Parco toscano- perché le isole private, come appunto Cerboli, sono soggette allo stesso tipo di diritto che riguarda le proprietà terriere. L’unico vero strumento di tutela per il territorio rimane l’adozione di regolamenti previsti dall’istituzione di parchi o riserve: una volta fissati vincoli attraverso questo tipo di legislazione, il privato che detiene proprietà all’interno di un parco non può più agire di libera iniziativa, costruendo edifici o alterando l’ambiente, ma solo in concorso con l’ente pubblico. Poco però si può fare in termini di accesso alla proprietà: per quanto possa trattarsi di bene ambientale o storico, se il privato decide di vietare le visite, è suo diritto non accettare richieste pubbliche”. Proprio quello che è successo per l’isola Bisentina, storico ritiro dei papi sul lago di Bolsena, nonché sito etrusco sacro dal quale un tempo avveniva l’accesso al mondo sotterraneo. Nel 2017 i nipoti della principessa Enrica Del Drago, titolari dei diritti di superficie da oltre due secoli, hanno venduto la proprietà alla casa farmaceutica Rottapharm, rappresentata dalla Fondazione Luigi Rovati, per cinque milioni di euro. Nonostante i tentativi di ricondurre l’isola al patrimonio del Mibact e della Regione Lazio, l’operazione non è riuscita e la Bisentina -ormai in condizioni di degrado- è rimasta privata. “Sarà sicuramente aperta al pubblico -ha dichiarato Luca Rovati, vicepresidente Rottapharm, parlando alla platea di un convegno a tema organizzato nell’aprile 2018 presso la Rocca dei Papi di Montefiascone- “e vorremmo che fosse l’isola degli artisti, in particolare dei musicisti”. Avviati i lavori di restauro dei monumenti e delle strutture di accesso, l’isola è stata aperta solo una volta per il FAI ed è oggi inaccessibile. Lo Stato si è invece dimostrato molto più solerte nel caso dell’isola di Poveglia, nota come “Isola dei fantasmi”, ma in realtà custode di importantissimi edifici storici un tempo destinati a quarantena e a lazzaretto dalla Repubblica di Venezia. Proposta per l’alienazione nel 2014 dall’Agenzia del demanio, dopo un’offerta non congrua da parte di un imprenditore era stata rilanciata la colletta da 400mila euro di un comitato civico locale, unita ad un piano di sei anni per il riordino e la valorizzazione. Macché: respinta subito anche questa offerta, col solo risultato di lasciare l’isola al suo destino di mercato.
Avviati i lavori di restauro dei monumenti e dell’accesso, l’isola Bisentina sul lago di Bolsena è stata aperta solo una volta per il FAI ed è oggi inaccessibile
Vinto un ricorso al Tar nel marzo 2018, il comitato “Poveglia per tutti” è però riuscito a far valere le proprie ragioni contro il Demanio e ad avviare alcuni lavori di recupero. Problemi di accesso alle isole sono stati segnalati anche a Palmarola, dove le autorità pubbliche sono state accusate dal CABS (Committee against bird slaughter) di non contrastare il bracconaggio ma gli ambientalisti, mentre al Parco nazionale del Circeo è stata avanzata la revoca della licenza sull’isola di Zannone -un tempo nota per le orge della nobiltà- proprio per l’incuria in cui versa. Esistono per fortuna realtà virtuose che, già da anni, collaborano con enti pubblici, come le storiche isole lacustri dei Cipressi e Comacina (a differenza della privatissima isola di Loreto, nel lago di Iseo), o l’ex isola militare di Palmaria in Liguria. Senza una disciplina unitaria e un unico ente di riferimento, in futuro la libertà dei cittadini resterà però condizionata dalla benevolenza dei proprietari.
© riproduzione riservata