Opinioni
Il voto di scambio mina la democrazia
Si vota a giugno in 1.300 Comuni. Liste elettorali a rischio: sono “infiltrate” e “inquinate” dalla criminalità. Dall’aprile 2013 a marzo 2016 sono stati 33 gli accessi -ossia i controlli antimafia previsti dall’articolo 143 del Testo unico delle leggi sugli enti locali- attivati nei Comuni. Di questi, 25 si sono conclusi con lo scioglimento per mafia
A giugno in oltre 1.300 Comuni italiani si voterà per il sindaco e il rinnovo dei consigli comunali. Tra questi enti ci sono anche capoluoghi come Bologna, Cagliari, Milano, Napoli, Torino, Trieste e Roma, città colpita nel 2015 dall’inchiesta di Mafia Capitale, che ha portato alla caduta della giunta Marino. Si va a votare in condizioni critiche. Da una parte, infatti, vi è un clima di sfiducia diffusa tra gli elettori, e per questi motivi è molto probabile che si astengono dal voto. Dall’altra, le forze politiche in campo faticano a trovare candidati convinti e convincenti. Il portato di questa situazione, prima di tutto, è la perdita di credibilità della politica, delle istituzioni e, in generale, del Paese. A questo si aggiunga che, secondo recenti rilevazioni demoscopiche, diversi cittadini-elettori hanno dichiarato di esprimere il loro consenso a personaggi che con un approccio populista, quando non estremista, parlano alla pancia del popolo, riscuotendo un rilevante e preoccupante consenso per le soluzioni semplicistiche che propongono di fronte a problemi estremamente complessi e non racchiudibili in un perimetro nazionale.
In certe zone del nostro Paese, oltre a quanto sinora descritto, si deve tenere presente un’altra criticità relativa all’esercizio del diritto di voto, sia attivo che passivo. È quello della presenza mafiosa. In una recente audizione presso la Commissione parlamentare antimafia, il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha ricordato che dall’aprile 2013 a marzo 2016 sono stati 33 gli accessi -ossia i controlli antimafia previsti dall’articolo 143 del Testo unico delle leggi sugli enti locali- attivati nei Comuni. Di questi, 25 si sono conclusi con lo scioglimento per mafia. Il Mezzogiorno d’Italia è la macroarea più interessata dal fenomeno, e la Calabria la regione maggiormente “attenzionata”. La prima causa di scioglimento dei Comuni per mafia, ha affermato il ministro Alfano, risiede nel voto di scambio: i politici chiedono voti ai mafiosi, i quali li concedono in cambio della concessione di appalti, dell’assunzione di persone, della promessa di non utilizzare per fini sociali e istituzionali i beni confiscati, vero e proprio simbolo del potere economico e politico dei boss. Alla Commissione antimafia, il Prefetto di Napoli, Gerarda Pantalone, ha dichiarato che in vista delle elezioni amministrative sono monitorati 27 Comuni della provincia -il 29% del totale-, poiché alcuni politici che in anni passati hanno fatto parte di giunte o consigli comunali sciolti per camorra, si stanno ripresentando come canditati in liste civiche o in altri partiti rispetto a quelli in cui militavano un tempo. Il rapporto mafia-politica si può spezzare non soltanto ricorrendo all’applicazione dell’articolo 416-ter del codice penale (che prevede la reclusione da quattro a dieci anni per lo scambio elettorale), ma chiedendo un impegno preciso ai partiti e agli elettori. I primi hanno il dovere di selezionare con attenzione i candidati. I secondi di votare con consapevolezza. Per fornire un contributo in questa direzione, Avviso Pubblico ha recentemente lanciato l’appello Per una politica credibile e responsabile, articolato in sette punti, nei quali ai candidati alle prossime elezioni amministrative si chiedono precisi impegni per garantire legalità, trasparenza, sobrietà, responsabilità, etica e una lotta concreta contro mafie e corruzione. Leggerlo, diffonderlo, farlo sottoscrivere -e controllare successivamente che sia rispettato- è un contributo concreto che le forze politiche e i cittadini-elettori possono dare per la difesa della democrazia.
Pierpaolo Romani è coordinatore nazionale di “Avviso pubblico, enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie”, www.avvisopubblico.it
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