Altre Economie
Il rifiuto della coop
Riciclaggio, riutilizzo e pace: con questo dna, la cooperativa Insieme lavora da 30 anni a Vicenza. Per questo ha detto no a un lavoro nel cantiere del Dal Molin Le cooperative “rosse” sono al lavoro nel cantiere della nuova base…
Riciclaggio, riutilizzo e pace: con questo dna, la cooperativa Insieme lavora da 30 anni a Vicenza. Per questo ha detto no a un lavoro nel cantiere del Dal Molin
Le cooperative “rosse” sono al lavoro nel cantiere della nuova base militare Usa di Vicenza. Lungo la strada che costeggia l’ex aeroporto Dal Molin si contano una ventina di gru. Mentre la Cooperativa muratori cementisti (Cmc) di Ravenna e il Consorzio cooperative costruzioni (Ccc) di Bologna “tirano su” la base (l’inaugurazione è prevista per il 2011, vedi box), c’è chi, facendo parte dello stesso mondo, ha detto no: è la cooperativa sociale Insieme, vicentina, che ha rifiutato un lavoro all’interno del cantiere statunitense. Anche se avrebbe fatto comodo al bilancio. Nella città veneta, Insieme si occupa da 30 anni di riciclo e riuso, e all’inizio di gennaio ha ricevuto un’offerta di lavoro per la gestione dei rifiuti del cantiere della nuova base: “Ci è stata chiesta la disponibilità per un sopralluogo al Dal Molin, per uno sgombero importante -spiega il presidente Roberto Bertarello-, ma noi non abbiamo nemmeno preso in considerazione la proposta: non vogliamo in alcun modo contribuire alla costruzione della base militare. C’è sembrata una scelta naturale, coerente con lo spirito della nostra cooperativa, attenta all’etica del lavoro”. È una questione di scelte: la scelta di restare coerenti con il proprio operato, la scelta di non collaborare con chi militarizza i territori, la scelta di cercare altri settori di guadagno. Insieme non ha accettato le commesse militarizzate, nonostante una situazione economica difficile: dall’inizio del 2010, i 46 soci lavoratori della cooperativa -che percepiscono tutti lo stesso compenso mensile, dal socio appena arrivato al presidente- si sono abbassati gli stipendi: “Eravamo arrivati a prendere 1.100 euro al mese, ma poi non ce l’abbiamo fatta, così abbiamo ridotto le paghe a 1.050 euro”, racconta Giovanna Dal Sasso, vicepresidente della cooperativa.
Dal 1979, quando una decina di cittadini ha fondato la cooperativa, con 5 soci lavoratori e 3 persone in accoglienza, di strada ne è stata fatta e la cooperativa Insieme è diventata una delle esperienze sociali più significative di Vicenza: oggi con i soci lavoratori lavorano altre 38 persone in accoglienza; i negozi della cooperativa sono 4 (uno anche in provincia, ad Arzignano) e le attività si sono moltiplicate. La sede centrale si trova in via Dalla Scola, ed è un capannone che sovverte ogni immaginario: è colorato, circondato da biciclette e persone che vanno e vengono a tutte le ore e sul tetto ha i pannelli solari (che coprono il 25% dei consumi della sede). È il luogo dove riuso e riciclo si uniscono, e ogni giorno i cittadini sanno di poter portare le cose che non usano più, che vengono recuperate e rimesse in vendita, quando possibile, oppure avviate al riciclo. “In cooperativa seguiamo gli oggetti lungo tutto il ‘processo di filiera’, dall’inizio alla fine -spiega Giovanna-. Per noi l’inizio del processo non corrisponde alla costruzione di un nuovo prodotto, ma alla decisione di cosa fare di un oggetto usato, già scartato una volta”.
Gli oggetti portati dai cittadini o dalle ditte del territorio vengono subito suddivisi a seconda della tipologia, e dopo essere stati pesati sono avviati alla selezione. Quelli in buono stato vengono prezzati e stoccati per la vendita, gli altri si avviano allo smaltimento. Il prezzo viene deciso dai dipendenti della cooperativa in base alle qualità del prodotto: “Cerchiamo sempre di mantenere prezzi accessibili a tutti, e diamo ai clienti la possibilità di scegliere: ad esempio, un paio di jeans usati di marca possono costare 20 euro, ma se ne trovano anche a 5 euro, sempre in buono stato”. Per quanto riguarda il tessile, nel 2008 in cooperativa sono stati raccolti 174.834 chili di indumenti usati, 4.600 paia di scarpe e 5.200 borse. Un altro articolo che va per la maggiore sono i libri: l’anno scorso Insieme ne ha rimessi in vendita 40mila, e ha avviato al riciclo 10mila chili di libri usati.
La sede di via Dalla Scola è un impianto autorizzato alla gestione dei rifiuti. “Mettere insieme i due percorsi del riciclo e del riuso ci permette di recuperare diverso materiale dal rifiuto, potendolo riutilizzare nuovamente e rimettendolo in vendita”, spiega Vania De Preto, coordinatrice della filiera riciclerie. “Stiamo collaborando con il Comune di Vicenza per realizzare un ‘parco ecocivico’ a fianco del capannone della cooperativa. Si tratta di un particolare ecocentro dove attuare dei percorsi di educazione ambientale per le scuole e i cittadini, con un’area a parco e una struttura a basso impatto ambientale”. Il progetto è già stato inserito all’interno del nuovo Pat (Piano di assetto del territorio) cittadino, approvato nel dicembre del 2009, e i lavori dovrebbero iniziare entro l’anno.
Oltre alla lavorazione dei rifiuti in sede, la cooperativa Insieme gestisce anche altri 7 ecocentri per lo smaltimento, di cui 2 in città: la storica “ricicleria Ovest” e la Sud, inaugurata nel giugno scorso. Qui i cittadini possono portare i loro rifiuti, che vengono suddivisi a seconda del materiale e avviati al riciclo. Ogni giorno passano in ricicleria 80 persone in media: l’80% sono privati cittadini, il resto ditte. Un singolo cittadino porta circa 129 chili di materiale in un anno: i rifiuti raccolti nel 2008 nella sola ricicleria Ovest sono stati 3.854 tonnellate, il 92,73% dei quali destinati al recupero. Un volume significativo per Vicenza: dall’inizio dell’attività della ricicleria Ovest, 10 anni fa, si è recuperato un volume di rifiuti pari a 5 basiliche palladiane, il monumento simbolo della città, per un totale di 24.110 tonnellate.
Negli ecocentri, come nelle rivendite, c’è sempre un bel via vai di persone, ma l’attività della cooperativa deve fare i conti con una realtà in trasformazione. “Da una parte la clientela aumenta: c’è una buona richiesta e un passaggio di persone crescente -spiega Giovanna-. Allo stesso tempo, però, ci siamo resi conto che la materia prima sulla quale si basa la nostra attività, quello che le persone scartano, sta diminuendo, non tanto nella quantità, ma nella qualità”. Un esempio su tutti è quello del settore tessile: “Il mercato è stato invaso da prodotti made in China, fibre sintetiche e tessuti acrilici, materiali di bassissima qualità, che difficilmente possono essere riutilizzati e che hanno degli alti costi di smaltimento. Se lo scarto dalle fibre naturali può ancora avere un suo valore, il macero da fibra sintetica diventa rifiuto”. A questo si aggiunge un’attenzione maggiore dei cittadini verso i consumi: “Oggi abiti e oggetti si consumano ‘fino in fondo’, e una volta scartati sono usurati, difficili da rimettere in circolazione: un segnale positivo, ma che ci costringe a ripensare la nostra attività e a nuovi possibili settori di impresa da sviluppare”. L’idea per il 2010 è di puntare sulla ristorazione, inaugurando il prossimo marzo un nuovo bar nella sede centrale della cooperativa, nell’angolo dove oggi c’è una piccola macchinetta del caffè. “Abbiamo visto che quello spazio è diventato un luogo di socialità e incontro tra i dipendenti che fanno una pausa nel lavoro e i clienti che visitano il negozio”. Fermandosi a prendere un caffè in compagnia, si nota facilmente che la clientela è la più varia: giovani squattrinati, bambini che corrono tra gli scaffali, nonnine che cercano negli oggetti il sapore delle cose di una volta. “Quando abbiamo aperto molti cittadini stranieri venivano in cooperativa, proprio perché la loro cultura dell’usato è ben più radicata della nostra -dice Giovanna-. Oggi ci sono anche molti vicentini: alcuni sono affezionati alla nostra storia e vengono in cerca dell’occasione, altre sono persone attente all’ambiente e ai consumi, che fanno del riuso una filosofia di vita, altri ancora vengono per necessità. Ci sono anche dei commercianti o venditori di antiquariato che vengono da noi per cercare il mobile usato da rivendere ai mercatini, o ragazzi che gestiscono negozi di abbigliamento vintage, in cerca di pezzi unici”. Così, gli scarti hanno molta strada da fare. Basta saperli mettere nelle mani giuste.
Lavori in corso
Sono passati 3 anni da quando il governo Prodi, allora in carica, si disse favorevole a una nuova base militare statunitense sul territorio vicentino. Oggi la costruzione della base al Dal Molin procede a pieno ritmo: all’interno dell’area Ovest dell’ex aeroporto -550mila metri quadri destinati a ospitare 1.600 militari della 173a brigata aviotrasportata, oggi dislocata in Germania-, gru e “battipali” sono in funzione per gettare le fondamenta della base, che sorgerà sopra una delle più grandi falde acquifere del nord Europa. Sono già 3.800 i pali piantati in profondità, per assicurare stabilità a edifici che dovrebbero supererare i 20 metri d’altezza. Di recente, all’interno del cantiere della nuova base sono stati trovati reperti archeologici di un villaggio paleo-veneto risalente all’8.000 a. C., che hanno impedito di proseguire i lavori su circa il 30% dell’area. I tempi, quindi, si allungano (l’inaugurazione è prevista per il 2011) e i costi lievitano (150 milioni di dollari previsti per la costruzione della base): intanto comitati, associazioni e presìdi contrari alla base non si rassegnano, rilanciando la mobilitazione per costruire, a partire dalla questione Dal Molin, l’“Altrocomune di Vicenza”, uno spazio di partecipazione e democrazia dal basso dove non c’è posto per le basi di guerra. Info: www.nodalmolin.it