Ambiente / Approfondimento
Il progetto di aeroporto cargo a Parma e l’atterraggio di nuovo cemento per la logistica
A inizio ottobre il Consiglio comunale di Parma ha approvato l’ampliamento della pista dello scalo cittadino Verdi. “Un’area di 350.000 metri quadrati sarà cementificata, in barba al rischio idraulico e al consumo di suolo zero, facendo proliferare poli logistici e nuove strade”, denunciano gli attivisti. L’intero territorio è interessato
Mentre le piogge torrenziali flagellano il territorio e mettono in mostra la fragilità del suolo, a Parma si è giunti alle battute finali del progetto per l’aeroporto cargo. Il 9 ottobre scorso il Consiglio comunale della città -il sindaco è Michele Guerra (Pd)- ha infatti approvato l’ampliamento della pista dell’aeroporto Verdi di 516 metri, spianando così la strada al decollo e all’atterraggio di aerei cargo.
“Dopo una campagna elettorale all’insegna della promessa ‘no cargo’, hanno approvato questa delibera, continuando però a rassicurarci che non arriveranno i cargo”, spiega Annalisa Andreetti, presidente dell’associazione NoCargoParma che dal 2020 lotta contro il progetto. “È una colossale presa in giro. Il masterplan 2018-2025 presentato dalla società di gestione Sogeap (Società gestione aeroporto parma) e da Enac (l’Ente nazionale aviazione civile), parla chiaro, gli aerei cargo ci saranno, l’allungamento della pista e gli hangar sono fatti per loro. Una volta che l’aeroporto è a norma per i cargo, nessuno può fermarli, tanto meno il Comune”.
Intanto l’iter autorizzativo va avanti, si è conclusa con parere favorevole, con prescrizioni, la Conferenza dei servizi, a cui è seguita la delibera di giunta dell’Emilia-Romagna (23 ottobre). Si aspetta ora il decreto del ministero delle Infrastrutture per il definitivo via libera. Il totale dei costi previsti sfiora i 21 milioni di euro, di cui 12 milioni della Regione Emilia-Romagna e il resto da privati.
“Il vero obiettivo della Sogeap -continuano gli attivisti- è mettere le mani sui 12 milioni di fondi regionali, per risanare il proprio bilancio. Dal 2001 al 2022 l’aeroporto ha registrato 73,2 milioni di perdite, nonostante abbia già ricevuto 50 milioni di euro pubblici. La Sogeap molto probabilmente non riuscirà a gestire tutto il progetto di ampliamento cargo e ben presto rivenderà a nuovi acquirenti l’aeroporto. Il tutto con il rischio di un grave danno agli abitanti e al territorio. E gli impatti sanitari non sono stati tenuti in alcun conto”. L’associazione NoCargo, Legambiente e Wwf hanno fatto ricorso al Tar per opporsi alla Valutazione d’impatto ambientale positiva rilasciata nel 2020, e ancora aspettano il verdetto.
Secondo il masterplan, entro il 2025 ci saranno in media 1,5 voli cargo al giorno, che cresceranno nel 2035 a tre, oltre al traffico passeggeri in aumento. È previsto anche un nuovo hangar e un polo logistico per il cargo che saranno “un punto di raccolta ideale per richiamare player come Amazon” (come è riportato nel masterplan).
“In tutto un’area di 350.000 metri quadrati sarà cementificata, in barba al rischio idraulico e al consumo di suolo zero -aggiunge Andrea Torregiani vicepresidente dell’associazione Parma Città Pubblica-. A cascata ci sarà un proliferare di poli logistici, strade e parcheggi in un territorio che già ora presenta rilevanti problemi idraulici. I canali già ora si riempiono per l’impermeabilità dei terreni circostanti, faticano a drenare l’acqua e confluiscono nel torrente Baganza, che ha già inondato vari quartieri in passato e anche in questi giorni di allerta meteo rischia di straripare. La realtà è che stiamo diventando una ‘logistic valley’. Questo aeroporto aumenterà cementificazione, inquinamento dell’aria ed acustico, otto scuole saranno sorvolate in zone a rischio di incidente aereo”.
A Fontevivo (PR) un progetto di polo logistico è stato bocciato dalla Conferenza dei servizi grazie anche all’attivismo del Comitato Fontevivo per l’Ambiente. “Il 10% del nostro territorio è già occupato dall’interporto del CePIM, legato al porto di Ravenna e oltre il 25% del nostro suolo è cementificato”, raccontano dal Comitato. “In un paesino di 5.500 abitanti in due weekend, nel 2021 abbiamo raccolto 1.400 firme, promosso due ricorsi al Tar e dato un grande impulso a fermare il progetto. La Techbau a marzo 2023 ha presentato ricorso al Tar contro la delibera del Consiglio comunale di Fontevivo e la conseguente decisione conclusiva della Provincia di non autorizzare la realizzazione della grande struttura. Chiede un maxi-risarcimento di 65 milioni di euro. Con l’aeroporto cargo, attrattore irresistibile per i poli logistici, non possiamo sentirci al sicuro”.
Anche a Paradigna e a Medesano, a pochi chilometri dall’aeroporto, sono in progetto altri poli logistici. “A Medesano in particolare è prevista la cementificazione di 320mila metri quadrati di suolo agricolo che finiranno sotto tre grandi magazzini, strade e parcheggi”, aggiunge Federico Cencig, del Comitato Ghiaie – No Logistica. “Qui rischiamo di diventare l’interporto di La Spezia, una Zls ‘Zona logistica semplificata’, dove chi si insedia può chiedere l’espansione dell’attività commerciale con procedure leggere. Già adesso la terra non riesce ad assorbire l’acqua, figuriamoci se dovessero essere approvati questi progetti”.
A favore dell’aeroporto ci sono anche gli industriali, in prima linea Barilla, che dal gennaio 2024 aprirà sede ad Amsterdam. Gli stabilimenti produttivi per ora restano a Parma, anche se Guido Barilla in un’intervista a La Gazzetta di Parma ha lamentato che “Parma, oggi, non è sufficientemente attrattiva”.
Nel masterplan si lega poi l’aeroporto cargo all’apertura della Cispadana, la nuova autostrada prevista dal Prit, (Piano regionale trasporti Emilia-Romagna), 67 chilometri che collegheranno i caselli di Reggiolo sulla A22 e quello di Ferrara Sud sulla A13. “Si continua nella direzione del traffico di merci tramite aerei e su gomma, alimentando consumo di suolo, inquinamento atmosferico ed emissioni climalteranti, quando bisognerebbe promuovere il traffico su rotaia e ridurre i lunghi viaggi delle merci puntando sul locale”, osserva Annalisa Andreetti.
I NoCargo sono in contatto con tanti altri comitati di “sorvolati” in tutta Italia, nella rete No Fly Zone: “Gli aeroporti causano danni sanitari e ambientali, dobbiamo smettere di ampliarli e soprattutto chiudere gli scali secondari, che sono solo una voragine di fondi pubblici”. Lunedì 6 novembre, alle 18.30, una fiaccolata per dire “No” ai cargo, partirà da Piazza Rontani, a Parma.
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