Il parlamento europeo non crede nei biocombustibili
Allineandosi a coloro che non vedono nei biocombustibili una soluzione risolutiva alla situazione ambientale, il Parlamento Europeo modifica la Direttiva avanzata in materia di fonti rinnovabili. Lunedì 7 luglio, infatti, i parlamentari Ue hanno ridimensionato alcuni degli obiettivi contenuti nella proposta, secondo i quali entro il 2020 i biocombustibili dovranno costituire almeno il 10% dei carburanti per veicoli.
La Commissione ambiente ha votato quindi un compromesso in cui rifiuta l’obiettivo a lungo termine, ne stabilisce uno intermedio (4% nel 2015) ed amplia il vincolo del 10% per i trasporti anche ad altre fonti di energia come l’idrogeno e l’elettrico.
“Questo ‘passo indietro’” – spiega Roberto Sensi, che per l’Ong “Mani Tese” ha curato un dossier sugli agrocarburanti ( http://www.manitese.it/index.php?id=12,896,0,0,1,0 ) – “per noi è un buon risultato, segno che c’è l’intenzione di cambiare. Ma non basta. La percentuale degli agrocarburanti nel settore dei trasporti dovrebbe essere zero. Inoltre, la Commissione ambiente non ha mai l’ultima parola, quindi per una risposta definitiva dovremo aspettare ancora.”
A Mani Tese si uniscono anche gruppi ambientalisti come “Greenpeace” e “Friends of the Earth Europe”, che sostengono che gli agrocombustibili devono essere evitati, poiché sono “responsabili di deforestazioni, dell’alto prezzo del cibo e di lotte sociali in Paesi in via di sviluppo”.
Anche se non esistono ancora dati scientifici certi, Oxfam, ong londinese, ha stimato che gli agrocombustibili non sono una vera soluzione del problema ambiente, in quanto l’intero processo per ottenerli risulterebbe addirittura più inquinante di quello del petrolio. Secondo le stime dell’Onu, l’utilizzo degli agrocarburanti, aggravando ulteriormente la crisi alimentare globale, farà aumentare di 100 milioni il numero di persone che soffrono la fame, che si aggiungeranno ai circa 850 milioni stimati dalla FAO.
Un modo per utilizzare gli agrocarburanti, dicono gli ambientalisti, sarebbe quello di sostituire il petrolio e il gas nei rimpianti di riscaldamento, o il carbone per generare elettricità, e non nel settore dei trasporti in cui non porterebbero grandi miglioramenti.
Gli agrocombustibili non sembrano essere dunque la reale soluzione al problema del riscaldamento globale, ma l’opzione “è incentivata da numerose lobby multinazionali interessate al business enorme che ruota intorno ai biocarburanti, è per questo che sono tutti molto interessati”, dice Sensi.
A tutto ciò si aggiungono anche conflitti interessi geopolitica riguardanti il petrolio: al prezzo altissimo ed alle riserve ormai scarse, si aggiunge il problema dell’ubicazione delle riserve petrolifere stesse, presenti per il 30% in Paesi considerati “non amici” dal mondo Occidentale (Iran, Russia, Cina, Venezuela e Libia).