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Il lavoro che spaventa la ‘ndrangheta

Nel mese di agosto la cooperativa Giovani in vita di Sinopoli (RC), che gestisce oltre 500 ettari di terreni confiscati e sequestrati alla criminalità organizzata ha subito due intimidazioni, che fanno seguito a quelle di giugno nei confronti di un’altra realtà della rete di Calabria Solidale.
"La nostra capacità di creare lavoro e commercializzare i prodotti dà fastidio, non fosse altro perché la forza delle mafie sta nel tenere la gente nella condizione di bisogno" racconta il direttore Domenico Luppino, minacciato di morte nella notte tra il 26 e il 27 agosto

“La solitudine di cui siamo circondati ci pone in condizioni di grande smarrimento”. Domenico Luppino è il direttore della cooperativa sociale Giovani in vita, nata nel 2003 a Sinopoli (in provincia di Reggio Calabria) per gestire e lavorare terreni agricoli sottratti alla criminalità organizzata. Nel mese di agosto, l’azienda è stata vittima di due intimidazioni. Prima il furto di un trattore e di un trinciastocche, poi l’incendio di una pianta di ulivo secolare (in un terreno di proprietà di Luppino, fondatore e animatore della cooperativa). “Sono messaggi: ci invitano ad andare via, e lo hanno fatto anche esplicitamente, raggiungendoci nei nostri oliveti”. Infine, nella notte tra il 26 e 27 agosto, dopo la denuncia pubblica dei fatti, Luppino è stato minacciato di morte (vedi foto in fondo all’articolo).

La criminalità organizzata, e in particolare la ’ndrangheta reggina, non tollera la capacità di creare lavoro (Giovani in vita conta 40 tra soci e dipendenti, che diventano 70 nella stagione della raccolta delle olive) e di commercializzare i prodotti al di fuori dal contesto locale (anche nella rete del commercio equo e solidale): “Questo crea fastidio -spiega Luppino-, non fosse altro perché la forza della ‘ndrangheta sta nel tenere la gente nella condizione di bisogno. In maniera tale che le persone siano costrette a rivolgersi al loro potere”.
  
Giovani in vita gestisce circa 30 ettari di terreni confiscati, ma anche 500 ettari di beni sequestrati, “pagando un affitto all’amministrazione giudiziaria -racconta Luppino-: ci assumiamo, cioè, il rischio d’impresa, e un danno materiale come quello appena subito, il furto di un mezzo che non era assicurato contro questa evenienza, mina la sostenibilità della cooperativa”.

La maggioranza dei terreni agricoli è in provincia di Reggio Calabria, con due appezzamenti nel vibonese e in provincia di Catanzaro. In tutto, Giovani in vita ha oltre 50mila piante di ulivo, la metà delle quali gestite con metodo biologico. Oltre ai beni sequestrati e confiscati conduce -racconta Luppino- “anche terreni di privati cittadini che sono stati nel tempo inibiti dal coltivarli, perché le forze di ‘ndrangheta avrebbero voluto impadronirsene”.
Oltre all’olio d’oliva (anche aromatizzato), la cooperativa produce agrumi (che trasforma anche in marmellate) e miele. “Ci stiamo avventurando nella produzione di prodotti dolciari da forno: abbiamo acquistato un laboratorio di pasticceria a Firenze, dove abbiamo anche un punto vendita (è in via dei Ginori 24, si chiama JAMU). Un altro punto vendita è a Messina, in piazza del Popolo. Inoltre forniamo l’olio ad Altromercato”.
Giovani in vita fa parte della rete di Calabria Solidale, un progetto della cooperativa Chico Mendes. A giugno anche il presidente di Calabria Solidale, Michele Luccisano, era rimasto vittima di episodi intimidatori.

La “solitudine” di cui parlava Luppino si esplicita anche nella difficoltà di reperire sul territorio tutte le attività d’indotto, che potrebbero aiutare lo sviluppo della cooperativa: “In agricoltura capita di doversi rivolgere a contoterzisti per lavori specifici, che magari durano un mese all’anno ma che necessitano di mezzi molto costosi, ed abbiamo notato che c’è una assoluta mancanza di volontà di intervenire quando queste persone sono interpellate da noi -racconta il direttore di Giovani in vita-. Questo ci fa supporre, ed abbiamo elementi concreti, già segnalati anche alle autorità giudiziarie, che queste persone siano state diffusamente avvicinate da chi vuole farci terra bruciata intorno”.

Nonostante queste difficoltà, anche grazie alla partnership con il movimento del fair trade, negli ultimi anni la cooperativa ha saputo crescere, arrivando a fatturare circa 2 milioni di euro “e senza ricevere alcun finanziamento a fondo perduto”, precisa Luppino. Il trattore rubato l’11 agosto era custodito all’interno di un capannone, insieme ad altri mezzi agricoli (tutti posti sotto sequestro, perché appartenenti all’azienda sequestrata) che non sono stati invece toccati. In seguito al furto del trattore, la cooperativa ha avviato una campagna di raccolta fondi per l’acquisto di un nuovo mezzo agricolo. Chi volesse aiutare Giovani in vita facendo una donazione può utilizzare questi estremi:

Bonifico Bancario su Banca CARIME
filiale di Palmi minisportello di Sant’Eufemia d’Aspromonte (RC)
c/c intestato a Cooperativa Sociale Giovani in Vita
IBAN: IT 33 E 03067 81490 000 000 020 524
BIC: CARMIT31
causale: liberalità per acquisto attrezzature

Chi volesse sostenere le attività della cooperativa ordinandone i prodotti può contattare Giovani in vita mail all’indirizzo info@giovaninvita.com oppure coopgiovaninvita@yahoo.it
 



(Aggiornato alle 15.24 del 27 agosto 2015
)

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