Ambiente
Il golf è alla frutta
In provincia di Brescia, 25 ettari coltivati rischiano di diventare un campo da 9 buche. Per impedirlo, un comitato ha proposto di convertirli in frutteto —
Se la Fondazione Istituto Morcelliano vuole realizzare un golf club, la risposta dei comitati è in dialetto: “Golfrutteto”, spiegano. Che, in bresciano, è io ho il frutteto. Del resto quei 254mila metri quadrati sono coltivati da sempre, in un’area agricola nella frazione di Santellone del Comune di Chiari (Bs): a duecento anni dalla nascita, avvenuta nel 1817, la Fondazione vuole però mettere a reddito il proprio patrimonio. Gli ambientalisti, riuniti nel comitato “noninGOLFiamoci”, chiedono invece che quei terreni vengano messi a frutto. Di piantare, cioè, alberi e piante –meli, kiwi, peri, peschi, albicocchi, susini, ciliegi, cachi, fichi, melograni, fragole, angurie e meloni– per avviare un’azienda agricola. A fine maggio, in un’affollata assemblea pubblica “noninGOLFiamoci” ha presentato il progetto, elaborato in collaborazione con Coldiretti e completo di piano economico e finanziario: l’iniziativa richiede un investimento di poco più di 150mila euro, per i primi tre anni dall’impianto, il tempo che impiegano alberi e piante a dare i primi frutti.
Dal quarto anno, secondo le elaborazioni, dovrebbe invece garantire un reddito, anche se le stime di piano sono basate sull’ipotesi -prudenziale- di vendere tutta la frutta all’ingrosso, “ma potremmo sfruttare la rete di Campagna Amica, i mercati di filiera corta della Coldiretti, presenti in tutti i Comuni della Bassa bresciana -spiega Valentina Bazzardi, che fa parte del comitato ed è un’attivista di Legambiente nella Bassa bresciana-: il frutteto sarà biologico. Per tutto quello che abbiamo immaginato, non stiamo ricercando finanziamenti -aggiunge-: questo progetto lo affidiamo alla Fondazione, che nella presentazione pubblica del golf club, a fine settembre 2012, e in alcune interviste rilasciate ai periodici, si è mostrata pronta ad investire tra i 4 e i 6 milioni di euro per realizzare il campo da golf, anche se non ha mai presentato un business plan”.
Questo significa che il frutteto permetterebbe alla Fondazione di risparmiare oltre il 95 per cento del capitale che sarebbe investito per realizzare il campo da nove buche. Senza contare che per gestire in modo adeguato una struttura del genere, come spiega ad Ae Leonardo Lucchetti, direttore del Golf Resort La Colombera di Castrezzato (Bs), un altro 9 buche che si trova a meno di dieci chilometri da Santellone, “si spendono circa 300mila euro all’anno”.
“Il comitato ‘noninGOLFiamoci’ è nato attorno ai primi di ottobre 2012 -racconta Bazzardi-, riunendo alcuni cittadini che non condividevano il progetto, alcune associazioni, tra cui Legambiente, e membri delle minoranze in consiglio comunale. Abbiamo presentato osservazioni alla Provincia di Brescia, all’Arpal, all’Asl, a tutti gli enti che sono destinatari del provvedimento dello Sportello unico per le attività produttive del Comune di Chiari”.
Oltre alle criticità ambientali -il golf sorgerebbe in area agricola, su terreni che fanno parte della rete ecologica regionale, in un’area ad elevata naturalità che fa da corridoio tra le zone di Monte Orfano (a 10 chilometri) e del Parco dell’Oglio (a 6 chilometri)-, il comitato avanza perplessità anche in merito al rispetto dello Statuto della Fondazione: “Come sarà possibile finanziare l’intervento senza intaccare il patrimonio dell’Istituto Morcelliano? E un campo da golf può davvero rappresentare un aiuto ai giovani in situazione di bisogno, che è la finalità sociale con cui è stata creata la Fondazione?” si chiede Bazzardi.
All’esponente di Legambiente e al comitato non basta la risposta abbozzata nell’assemblea pubblica di settembre 2012 dal consiglio d’amministrazione della Fondazione, presieduto da don Alberto Boscaglia (contattato via mail da Ae, non ha risposto, ndr): l’unica entrata sicura, hanno spiegato, è la vendita delle cubature edificabili destinate al residenziale, appartamenti per circa 15mila metri cubi, cui si aggiungerebbero club house, foresteria e ristorante, per un totale di 12mila metri quadrati di suolo consumato.
Alle criticità economiche, si aggiungono quelle sociali: “Di questo campo da golf, Chiari e la Bassa bresciana non hanno bisogno. L’area non ha un bacino d’utenza infinito, e c’è già il campo da golf di Castrezzato” racconta Bazzardi.
Se gli abbonati garantiscono la sopravvivenza di una rivista, i soci tesserati annuali rappresentano lo “zoccolo duro” per un golf club da nove buche: “Aprire circoli così vicini, potrebbe significare dimezzarne il numero” racconta ad Ae Leonardo Lucchetti della Colombera di Castrezzato. Lavora nel settore da 15 anni, e si dice sicuro di due cose. La prima è che un campo a nove buche non richiama turisti, “a differenza di quello della Franciacorta, che ne ha 27, e realizza il 30 per cento del proprio fatturato grazie a giocatori che vengono da fuori” racconta Roberto Tomasoni, proprietario del golf club di Castrezzato. Ciò significa che i potenziali fruitori sono -in pratica- solo i soci. Che nel caso della Colombera sono 250, un centinaio in più rispetto all’asfittica media nazionale, dato che il golf in Italia è in crisi.
La seconda -sottolinea ad Ae Leonardo Lucchetti- “è che spesso il golf è solo il pretesto per una speculazione edilizia, per realizzare villette”.
Se proprio vuole dedicarsi all’immobiliare, però, la Fondazione può scegliere di ricostruire: “Nel patrimonio della Fondazione c’è una bellissima cascina -racconta Valentina Bazzardi-. È al limite dell’area destinata a diventare campo da golf, ma non è contemplata nel progetto. Dal nostro punto di vista, potrebbe diventare il cuore del nostro ‘Golfrutteto’. L’area resterebbe a destinazione agricola, ma una volta ristrutturata parte della cascina -che oggi per la Fondazione rappresenta una spesa, perché ci paga l’Imu anche se è in decadenza- potrebbe ospitare un agri-asilo, che sarebbe il primo nell’intera zona, tanto che il Giornale di Brescia lo ha definito un progetto innovativo, e una scelta vincente”.
In un secondo momento, nell’idea del comitato “noninGOLFiamoci”, la cascina potrebbe essere interamente ristrutturata, fino a diventare un punto di vendita diretta dei prodotti della Fondazione, oltre che sede di associazioni. Realizzando così “finalità di solidarietà sociale nell’ambito territoriale della Regione Lombardia”, quelle cui dovrebbe guardare l’Istituto Morcelliano almeno secondo il proprio sito internet (fondazioneistitutomorcelliano.it).
La crisi del golf è conclamata: nel 2012, per la prima volta dal 2008, il numero dei tesserati è sceso sotto i 100mila, secondo le statistiche diffuse dalla Federazione italiana golf (federgolf.it). Nell’anno, sono stati 98.824 i giocatori assidui, il cui diletto è garantito da 3.445 buche su 410 campi.
Numeri che non scoraggiano chi, da Nord a Sud, continua a progettarne di nuovi.
Tra i più controversi, Borgo Piccolomini (borgopiccolomini.it), un campo da nove buche su 8 ettari, uno degli ultimi polmoni di Roma. L’inaugurazione è fissata per il 2014, ma i lavori non partono. Anche per le azioni di un agguerrito comitato di quartiere, “Salviamo Parco Piccolomini”, che ha più volte richiamato l’attenzione sulle scelte della Fondazione Nicolò Piccolomini per l’Accademia d’Arte Drammatica, che amministra i lasciti del conte Nicolò Piccolomini (fondazionepiccolomini.it). Per garantire “aiuti economici agli artisti teatrali indigenti”, secondo il comitato non è necessario cancellare un’area verde. Nel corso degli anni Barbara Manara, portavoce del Comitato (che fa parte della rete di “Salviamo il paesaggio”), è stata denunciata per diffamazione sia dai promotori del progetto che dall’amministrazione della Fondazione. L’azione di pressione sulle istituzioni continua: “L’area in questione è un’area di ‘Rilevante interesse pubblico’ nonché individuata come villa storica, su cui gravano importanti vincoli pubblicistici e paesaggistici” spiega in una lettera inviata a inizio maggio a Nicola Zingaretti, presidente della Regione Lazio, ente da cui dipende la Fondazione.
I cittadini hanno detto no anche al campo da golf di Sarcedo, nel vicentino (nogolfsarcedo.blogspot.it). Era nato come campo a 18 buche, metà delle quali sarebbero state disegnate su territorio del Comune limitrofo di Zugliano, che però ha detto no. Restano le nove di Sarcedo, su un’area di oltre 650mila metri quadrati, cui si aggiungono superfici edificabili per circa 170mila metri cubi, destinati principalmente all’edilizia residenziale e turistica. L’8 aprile scorso il consiglio ha respinto la richiesta di indire un referendum popolare, dopo che erano state presentate più di 700 firme in calce a una petizione che chiedeva di cancellare il progetto. —