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Il gelato fuori stagione

Il Cornetto è emigrato in Inghilterra, e Unilever -proprietaria del marchio Algida- starebbe per chiudere lo stabilimento di Caivano, in Campania. Impianto per il quale l’azienda, ice-cream partner di Expo Milano 2015, rappresentando “la tradizione italiana del gelato”, aveva ricevuto 40 milioni di euro di sgravi fiscali da Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa

Tratto da Altreconomia 176 — Novembre 2015

I miraggi lavorativi provocati dall’afa estiva sono già spariti a Caivano, agglomerato industriale tra Napoli e Caserta. Il 1° ottobre il 99% degli operai ha scioperato contro il licenziamento di 150 addetti dallo stabilimento dell’Algida, unica traccia italiana rimasta dell’azienda che ha creato il Cornetto e da 40 anni è proprietà di Unilever. Lo stesso giorno, la multinazionale anglo-olandese  ha annunciato l’acquisto della catena di gelato sfuso Grom. Il primo campanello d’allarme era suonato poco prima dell’estate, quando Algida non aveva assunto nessun stagionale: la maestranza aumentava anche del 25% durante i mesi più caldi negli anni scorsi.

Elpidio e Peppe sono due dei 49 stagionali a cui il contratto non è stato rinnovato nel 2015. Il primo ha deciso di avere un figlio dopo aver firmato un contratto stagionale di tre anni con Unilever, perché non dubitava che sarebbe stato assunto a tempo indeterminato “in caso di necessità tecniche e produttive” allo scadere dello stesso. Peppe invece ha 57 anni, e per quasi venti ha lavorato come stagionale a Caivano: “Stavo sei mesi a casa con la disoccupazione e sei mesi in fabbrica. Ora non ho diritto a niente, sono una categoria da inventare”. Dopo innumerevoli picchetti davanti allo stabilimento, solo alcuni tra gli stagionali sono stati chiamati per lavorare a giornata durante l’estate. Quando la multinazionale ha deciso di ridimensionare il personale assunto a tempo indeterminato, la maggior parte di loro ha rinunciato a lottare.
Dal 2011 il fatturato dello stabilimento di Caivano si è ridotto del 14%. Nella relazione mensile appesa all’ingresso dell’impianto, il direttore Paolo Di Giovanni sintetizza la situazione con la parola “costo”. Caivano sarebbe diventata troppo costosa, inefficiente rispetto agli stabilimenti inglesi e tedeschi a cui la fabbrica campana ha “ceduto” venti milioni di litri di produzione nell’ultimo anno. Gloucester, in Inghilterra, è  invece lo stabilimento che registra le prestazioni migliori secondo l’indice WCM (World Class Manufacturing), utilizzato da Unilever per misurare la produttività. “Lì ci sono solo 250 operai fissi e 400 flessibili: proporzioni opposte alle nostre” commenta Beniamino Primicerio, sindacalista locale della CISL che ha visitato gli altri stabilimenti europei. Nel 1982 il direttore di Wall’s (l’Algida inglese) ideò Viennetta, ancora oggi prodotto unicamente dal marchio inglese. La tecnologia alla base del Cornetto è stata invece esportata da Caivano da almeno dieci anni; Gloucester ha poi sviluppato le ultime varietà, incluse le versioni mini e la linea Enigma. Nello stabilimento campano si producono soltanto le linee classiche del Magnum; i gusti più innovativi sono prodotti all’estero, e lo stesso accade per Carte D’Or. Per riconoscere l’origine dei prodotti Algida, basta verificare il codice di produzione apposto vicino alla data di scadenza sulla scatola: se finisce con “008”, viene da Caivano. L’unica esclusiva italiana è la Coppa Kimbo, risposta di Algida alla Coppa del Nonno di Motta. “La produciamo da un anno e a stento la trovo nei bar. Nelle vie principali di Napoli vedo solo cartelloni di gelati che qui non facciamo”, osserva il sindacalista Primicerio. Per Carla Sangiorgio, responsabile comunicazione di Unilever Italia, tali critiche sono infondate perché l’azienda ha fatto fronte “alle difficoltà del mercato del gelato con ingenti investimenti in comunicazione”.

Algida, in effetti, nel 2013 ha vinto il bando come ice-cream partner di Expo Milano 2015 rappresentando “la tradizione italiana del gelato”. Così afferma il sito della manifestazione milanese, dove si trova la descrizione di Casa Algida “con diversi corner dedicati ai prodotti che hanno caratterizzato la storia” d’Italia. Tra questi la Bomboniera, prodotta da Eldorado nella stessa sede di Caivano fino all’anno 1974 in cui Unilever ha assorbito i due marchi, trasferendo due decadi dopo la produzione all’estero; lo stesso percorso seguito dal Calippo, anch’esso ideato da Eldorado.

Unilever ha scelto di non utilizzare il logo di Expo sui propri prodotti né di incrementare i volumi di produzione, per compensare il calo delle vendite. Nessuno stimolo è arrivato quindi da Milano negli ultimi mesi per lo stabilimento campano che “ad oggi”, riporta Sangiorgio, “è organizzata per una capacità produttiva superiore alla domanda effettiva”. I grandi concorrenti di Unilever nella categoria dei gelati sono Sammontana e Nestlé, ma Algida (secondo i dati diffusi dalla stessa multinazionale) copre il 50% del mercato. Le preferenze dei consumatori dei Paesi sviluppati, sottolinea la rivista economica Forbes, si stanno spostando verso gelati cosiddetti “premium”, ovvero ritenuti più sani e biologici. Per questo, sempre secondo Forbes, la rendita ascrivibile all’acquisizione di Grom potrebbe compensare eventuali perdite nei prodotti “di massa” come Cornetto.

Chi entra e chi esce dallo stabilimento di Caivano nota a malapena la relazione mensile in cui il direttore Di Giovanni parla esplicitamente di inefficienze che rendono più difficile il salvataggio dell’impianto e giustificano il trasferimento all’estero delle linee produttive. L’indice WCM sarebbe fermo a 15, contro il 50 raggiunto dagli stabilimenti migliori. Più il valore è alto, minori sono i costi rispetto al fatturato. L’obiettivo è raggiungere zero difetti, zero guasti, zero incidenti e zero scorte nella produzione. “All’arrivo del freddo me ne vado, mi hanno proposto il pre-pensionamento” confida un operaio prima di iniziare il turno. Chi è rimasto teme che la fabbrica venga a poco a poco smantellata. Un’ipotesi che, fino al 2011, risultava inverosimile. E lo stabilimento aveva ricevuto 40 milioni di euro di sgravi fiscali da Invitalia, l’agenzia nazionale per lo sviluppo d’impresa. —

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