Esteri
Il diario degli osservatori elettorali italiani in Congo
Bukavu, 25 luglio 2006 E’ cresciuto il piccolo ulivo portato dall’Italia 5 anni fa in occasione del SIPA, il Simposio internazionale per la pace in Africa, e simbolicamente piantato nell’episcopio di Bukavu. Allora, febbraio-marzo 2001, periodo di piena guerra, i…
Bukavu, 25 luglio 2006
E’ cresciuto il piccolo ulivo portato dall’Italia 5 anni fa in occasione del SIPA, il Simposio internazionale per la pace in Africa, e simbolicamente piantato nell’episcopio di Bukavu.
Allora, febbraio-marzo 2001, periodo di piena guerra, i 300 volontari partiti con Beati i costruttori di pace e giunti nella Repubblica Democratica del Congo per testimoniare la vicinanza dell’Italia e
dell’Europa in un momento drammatico della storia del continente africano, non riuscirono a svolgere l’incontro nella città congolese, e il Simposio fu spostato a Butembo.
A distanza di cinque anni come associazione siamo tornati con il mandato istituzionale di osservatori internazionali, in occasione delle prime elezioni presidenziali democratiche e libere dopo trent’anni di guerra e dieci di transizione, con sessantuno volontari, dai 23 ai 67 anni, provenienti da tutta Italia.
Il primo gruppo di 48 persone, partito dall’aeroporto militare di Ciampino a Roma domenica 23 luglio con un aereo di stato, è stato accompagnato dal viceministro agli Esteri Patrizia Sentinelli sino a Kigali, in Rwanda, quindi ha proseguito per Bukavu con dei pullman messi a disposizione dalla
Monuc, la missione delle Nazioni Unite in Congo.
Altri 13 osservatori, partiti da Milano e da Venezia con voli civili il giorno precedente, sono giunti a Entebbe in Uganda e si sono fermati a Kampala una giornata, visitando due progetti di un’associazione italiana, rispettivamente dedicati al microcredito e al recupero di bambini di strada.
Quindi sono giunti a Bukavu a bordo di aerei della Monuc.
Riuniti nella città congolese la sera di lunedì 24 luglio e in attesa di partire per le diverse postazioni di osservazione (più di venti, in diverse parti del Nord e del Sud Kivu, nella zona orientale del paese) abbiamo trovato ad accoglierci una popolazione ben disposta, che ci ferma per strada, ringraziandoci la nostra presenza e vicinanza in questo momento storico per loro così importante.
Tanti gli incontri già realizzati: dalle autorità locali, come il governatore della provincia di Bukavu, alle altre missioni di osservazioni presenti nel territorio (la delegazione sudafricana tra tutte), agli
incaricati civili e militari della Monuc per briefing sulla sicurezza. Senza contare i diversi momenti di approfondimento e confronto tra noi: intenso quello svoltosi ieri sera per decidere come presentarci nei seggi elettorali per garantire la nostra neutralità e imparzialità, senza nascondere la nostra identità. Da qualche settimana, infatti, il presidente uscente Joseph Kabila utilizza come slogan della propria campagna elettorale l’espressione “L’artisan de la paix”, chiaramente mutuata dalla traduzione in francese del nostro nome “Hereux les artisans de paix”. Ovunque, per le strade di Bukavu, si incontrano manifesti o immagini stampate sui vestiti con questo slogan che diventava, per noi, pesante da mantenere. Abbiamo così deciso di nascondere la traduzione in francese del nome, lasciando inalterata quella italiana e di presentarci a voce come “Beati i costruttori di pace“,
eventualmente traducendo in un secondo momento in francese.
Dopo essere stati accreditati dalla Monuc, questa mattina gli osservatori diretti nelle località del Nord Kivu si sono imbarcati sul battello che attraversa il lago su cui si affaccia la città, diretti alla volta di Goma, sulla sponda settentrionale del bacino lacustre. Di là, a coppie, proseguiranno in macchina o in elicottero per le loro destinazioni. Domani la partenza delle coppie dislocate nel Sud Kivu.
Bukavu, 25 luglio 2006
Sono arrivati tra ieri e l’altroieri a Bukavu, capoluogo del Sud Kivu, Repubblica Democratica del Congo, i sessantuno osservatori elettorali della società civile italiana, coordinati dall’associazione “Beati i costruttori di pace”. Quarantotto di loro hanno viaggiato domenica mattina a bordo di un
aereo messo a disposizione dal Ministero degli Esteri e decollato dall’aereoporto militare di Ciampino. A bordo del velivolo, la viceministra agli Esteri con delega per l’Africa Patrizia Sentinelli, che ha voluto accompagnare personalmente la missione fino all’aereoporto internazionale di
Kigali, in Rwanda. A bordo anche una troupe di Rai Educational, che realizzerà un documentario proprio sull’attività di osservazione elettorale del gruppo.
Ad attenderli all’arrivo, l’ambasciatore italiano in Uganda e due pullman messi a disposizione dalla Monuc, la missione Onu in Congo, che hanno trasportato via terra gli osservatori dalla capitale rwandese fino a Bukavu.
Gli altri tredici italiani hanno raggiunto il gruppo ieri: arrivati a Kampala, in Uganda, con volo di linea, sono stati traspostati a Bukavu con un volo messo a disposizione dalla Monuc.
Subito, il gruppo ha avuto incontri istituzionali con le autorità locali e internazionali presenti a Bukavu: nella mattinata di ieri, il governatore della provincia, Deogratias Buhambahamba, ci ha tenuto a dare il benvenuto a una piccola rappresentanza degli osservatori, manifestando il proprio
apprezzamento per la missione. Poi, alle 10,30, si è tenuta la conferenza stampa con la presenza delle autorità civili e religiose: oltre al governatore, l’arcivescovo di Bukavu Francois Xavier Maroyi e il chef du bureau della Monuc a Bukavu, mr. Alfaso. Tutti hanno espresso una valutazione positiva nei riguardi dell’iniziativa, ritenuta molto importante per favorire il passaggio storico che attende il Paese con il voto di domenica prossima. «Il tempo delle intimidazioni e delle armi è finito – ha
sottolineato l’arcivescovo -, ora è il tempo del confronto democratico tra avversari e non più tra nemici».
La stampa congolese, in particolare le radio (il mezzo di comunicazione più diffuso) ha dato ampio risalto all’arrivo degli osservatori italiani, che già oggi vengono identificati e salutati dalla gente per le strade di Bukavu.
Nella serata di ieri, i volontari italiani hanno partecipato a un incontro organizzato dagli osservatori elettorali provenienti dal Sudafrica. Oggi, martedì 25 luglio, hanno ricevuto l’accredito della Monuc e hanno avuto due briefing sulla sicurezza presso i loro uffici, tenuti rispettivamente da personale civile e militare.
Entro domani mattina, le coppie di osservatori lasceranno Bukavu alla volta dei luoghi a cui sono stati assegnati, le città e i villaggi del Nord e Sud Kivu.
Bukavu, 26 luglio 2006
Sono partiti questa mattina per le loro destinazioni anche gli osservatori dislocati nelle diverse località del Sud Kivu: la maggior parte di essi (le coppie destinate a Irambo, Walungu, Shabunda, Butembo/Beni), per strada o con aereoveicoli messi a disposizione dalla Monuc, hanno raggiunto le loro sedi in tarda mattinata. Sono attesi nel pomeriggio gli osservatori impiegati nei seggi del territorio di Uvira. Aperta invece è ancora la posizione degli osservatori di Minembwe, in quanto all’ultimo momento è stato negato l’aereo promesso dalla Monuc: si fermeranno a Uvira, in attesa
degli sviluppi della situazione.
Nella città di Bukavu sono rimaste quattro coppie di osservatori, distribuite in diversi quartieri a coprire il grande territorio urbano; il gruppo di coordinamento del progetto, con don Albino Bizzotto, Lisa Clark, due responsabili dell’organizzazione e tre addette stampa; alcuni rappresentanti delle istituzioni italiane. Accompagnati da Eugenio Melandri, presidente di “Chiama l’Africa”, si sono infatti fermati con noi Emilio Lonati, rappresentante sindacale della Fim-Cisl, e Luciano Minghini, presidente del consiglio comunale di Forlì, uno dei comuni italiani che ha aderito al progetto.
Anche oggi a Bukavu non sono mancati gli incontri con rappresentanti del mondo dell’informazione e della società civile, per riuscire a delineare il quadro, il più completo possibile, su come la popolazione congolese sta vivendo e si sta preparando a questo passaggio epocale.
Si sono detti sicuri della vittoria di Kabila, forse al primo turno, i giornalisti di Radio Mandeleo, segnalando come causa della mancanza di grandi rivali la poca conoscenza nelle province di alcuni dei candidati in lizza, e la paura che alcuni degli stessi candidati, nei territori in cui hanno portato la guerra, ancora suscitano tra gli abitanti.
«Il processo elettorale non risolverà i nostri problemi, ma può essere l’inizio della loro risoluzione» ci hanno spiegato alcuni esponenti della società civile del Sud Kivu, un insieme di associazioni e ong locali (più di 1500) dai più vari interessi, che nel periodo della guerra si è rivelato presenza fondamentale per porre limiti alle violenze. «Ringraziamo gli italiani per esserci stati vicini in momenti difficili e per esserlo tuttora» ci hanno poi salutato, dopo averci illustrato le centinaia di
incontri svolti tra la popolazione per insegnare come votare correttamente, l’importanza del voto e di una scelta consapevole.
Tra i numerosi comizi e manifestazioni che si svolgono quotidianamente in città, significativo questa mattina quello svolto nello stadio di Kadutu, dove alcune centinaia di donne, giunte in corteo da differenti quartieri, si sono riunite per conoscere le rappresentanti femminili al governo.
Bukavu, 27/07/2006
Dopo questi primi giorni di assestamento, cerchiamo di fare il punto della situazione. Non è facile in questo susseguirsi di azioni, emozioni, desideri e necessità. Il tutto calato nella realtà africana (che fa sempre il suo bell’effetto) e in un presente storico insieme unico e determinante.
Eccovi la cronaca di ieri, 26 luglio, in ritardo per via dei problemi tecnici dovuti alla mancanza di corrente: qualche giorno fa, un temporale ha danneggiato i cavi elettrici, che sono stati subito riparati ma – in quanto nuovi – anche subito rubati.
Le coppie di osservatori partiti da Bukavu hanno raggiunto la loro destinazione finale e alcune hanno già preso possesso del luogo, visitando i seggi elettorali e incontrando le autorità del luogo.
Il gruppo dislocato nel Nord Kivu è giunto compatto a Goma, dove ha avuto un lungo ed approfondito briefing sulla sicurezza con Fritz Krebs e gli altri responsabili della Monuc locale: l’organizzazione si è rivelata impeccabile e tutti si sono tranquillizzati riguardo alle preoccupazioni espresse nei giorni precedenti.
In particolare, Erica Ceccarelli e Andrea Rossi sono arrivati a Bobamdana senza problemi; lo stesso vale per Daniele Barbieri e Donata Frigerio, giunti a Masisi; Elisabetta D’Agostino e Daniela Marassi si trovano invece a Matanda, dove la situazione è molto tesa e delicata (loro stanno bene).
Federico Dessì e Vania Anguelova sono giunti a Rutshuru, dove sono alloggiati insieme ad altri osservatori. Fabiana Bruschi e Michele Telaro, pur essendo arrivati in ritardo per una foratura, hanno trovato ad attenderli a Nyamilima la scorta del battaglione indiano, che ha un campo proprio dietro la parrocchia dove sono alloggiati; hanno incontrato le autorità e visitato alcuni centres de vote.
Il gruppo diretto a Beni con l’elicottero è arrivato con un ritardo di due ore e mezza, poi da lì le coppie si sono distribuite per raggiungere le mete finali: Enrico Falda e Roberta Magliano a Oicha; Ismaele Ridolfi e Valentina Favero a Butembo, dove chi li ha accolti insisteva sul fatto che non fosse opportuno per loro girare in autobus o macchine congolesi e riteneva opportuno l’uso di una macchina di rappresentanza, che non corrisponde al nostro stile. Patrizia Damiano e Mariangela Zecchini sono rimaste a Beni, loro destinazione finale, dove sono restati anche Enrico Pili e Marco
Bianchin, che proseguivano oggi per Butembo.
Gli osservatori che si trovano nel Sud Kivu, invece, sono così distribuiti. Tre coppie sono partite su una stessa macchina in direzione di Uvira: Chiara Maggio e Nicola Pin (destinazione finale Kamanjola), Mamadou Sene e Michela Coss (destinazione Luvungi) e Marta Clementi e Annachiara La greca (che resteranno a Uvira). I sei sono stati raggiunti da altre due coppie, Paolo Pennati con Noemi Dalmonte e Mirko Costa con Andrea Bigarella, che hanno fatto il viaggio fino a Uvira insieme a Luciano Scalettari, giornalista di Famiglia Cristiana, e il suo fotografo. Nel pomeriggio le cinque coppie hanno avuto un incontro con Alessandra Trabattoni della Monuc e poi hanno dormito tutti a Uvira, in attesa di raggiungere le proprie destinazioni finali.
Marco Pasini e Roberto Orlando, diretti a Shabunda, hanno avuto dei disguidi, poiché la macchina della Monuc non li ha accompagnati e hanno dovuto prendere un pullman e poi l’aereo per arrivare a destinazione.
Daniele Danese e Massimo Lambertini sono arrivati bene a Walungu; Daniele Allara e Paolo Finozzi a Mugogo, dove hanno incontrato i rappresentanti locali della CEI e la société civile. Gianpaolo Bertagia e Vittorio Arrigoni sono giunti a Kalehe, ma hanno trovato la parrocchia chiusa, poiché il
parroco che li ospita si trova a Bukavu; hanno avuto un incontro con la comunità, guidati da padre Pierre, un altro sacerdote.
Tutte le altre coppie restano a Bukavu e sono dislocate nei vari quartieri della città, dove alloggiano. Amelia Da Silvia Metazama e Loretta Manzato a Cahi; Elisa Maracani e Nevio Mini a Kadutu; Mariacristina Armellin e Chiara Donadelli a Chimpunda; mentre Valter Lazzari e Maurizio D’Este si trovano nel quartiere di Muhungu fin dal loro arrivo a Bukavu.
Bukavu, 28 luglio 2006
«Un saluto a tutto il coordinamento! Qui procede tutto più che bene. Stamani visite varie alle autorità di Walungu e alla Monuc. Nel pomeriggio abbiamo girato i centres de vote assegnatici presentandoci e partecipando, su loro caldo invito, a una simulazione a nostro parere molto ben riuscita. Continuiamo entusiasti. Max e Dan».
Questo è il contenuto di uno degli sms arrivati al gruppo di coordinamento di Bukavu da parte di una coppia di osservatori, ma rende l’idea dell’atmosfera e della carica positiva che anima il gruppo. Un gruppo in cui si respira sempre più lo spirito “di corpo”: basti pensare che, al momento
della ricongiunzione a Bukavu dei 13 osservatori partiti con gli aerei civili, la voglia di ritrovarsi e la cordialità reciproca hanno dato l’impressione che non ci si vedesse da anni. E la commozione non è mancata nel momento del saluto per la partenza verso i differenti luoghi di osservazione.
I nostri osservatori si stanno evidenziando un po’ ovunque: lì dove è possibile, scelgono di visitare i villaggi e le città a piedi, piuttosto che utilizzando grossi fuoristrada o pulmini che non favoriscono il contatto con la gente. Tra loro comunicano per messaggi e telefonate con i cellulari invece che con telefoni satellitari. E di queste caratteristiche la popolazione si accorge.
«Sono molto contento per il lavoro che state realizzando per il nostro paese, e vorrei segnalarvi che il gruppo che si trova a Butembo è molto gentile nei nostri confronti. Li ho invitati a pranzo da mia sorella per far loro conoscere la mia famiglia; vuole essere un ringraziamento per quello che fate per noi. Noi vogliamo la pace, perché senza pace non c’è sviluppo, senza pace non c’è formazione-educazione e con la pace noi possiamo lavorare per lo sviluppo integrale dell’uomo». Ecco alcune significative righe inviate al coordinamento dall’abbé Robert Masinda, che sta accogliendo a
Butembo una nostra équipe.
Intanto ieri, 27 luglio, tutti i team di osservatori hanno contattato le autorità locali e visitato i bureaux e i centres de vote. Nel Sud Kivu, le tre coppie dislocate per il territorio di Uvira hanno incontrato qualche difficoltà per raggiungere i luoghi di destinazione, che si sono risolte in giornata; ancora fermi ad Uvira gli osservatori destinati a Minembwe (che ne hanno approfittato per seguire un interessante incontro con un antropologo canadese della Monuc sulla specifica situazione che incontreranno); ma sono partiti questa mattina (28 luglio) per la loro località.
Anche le coppie che si trovano nel Nord Kivu ieri hanno preso visione del territorio di loro competenza. A Rutshuru e Nyamilima siamo nel territorio più problematico, a un passo dal Rwanda, con la presenza di ruandesi e di militari non ancora integrati nell’esercito. Tutto prosegue al meglio,
mentre cominciano ad essere segnalati ai nostri osservatori alcuni casi specifici. A Nyamilima, per esempio, un territorio in cui vivono una parte di una delle tribù più numerose del Congo (i Nande) e comunità ruandofone, è stato indicato da una donna nande, che per paura negli ultimi giorni si è
rifugiata nella foresta, che nel villaggio di Nyakahanga, i membri del centre de vote prima di etnie miste ora sono solo ruandofoni. La sua precedente segnalazione a Rutshuru ha avuto come risposta la conferma che non c’erano state irregolarità; quindi la donna ha pensato di rivolgersi ai
nostri osservatori internazionali che domani, 28 luglio, faranno una visita al villaggio.
La situazione più confusa è forse quella di Matanda, anche se le nostre osservatrici, con cui siamo in continuo collegamento, mandano messaggi rassicuranti. Ecco il loro sms: «Siamo tranquille. Stamani è venuta la Monuc di Masisi a trovarci. Siamo in attesa della salma di un membro RCD ucciso a Kabiba. Devono celebrare il funerale e seppellirlo ici. Saluti da Matanda».
Domani le ragazze saranno raggiunte da Paolo Volta, del gruppo di coordinamento di Goma, e dalla troupe RAI che ci sta accompagnando.
Cinzia Agostini