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Ambiente / Approfondimento

I dati degli agricoltori confermano l’uso massiccio di pesticidi in Alto Adige

© Joanna Nix, unsplash

L’istituto di ricerca ambientale (Umweltinstitut) di Monaco di Baviera ha potuto analizzare i registri dei trattamenti effettuati nel 2017 da 681 aziende frutticole. Tra marzo e settembre non c’è stato giorno senza l’irrorazione di queste sostanze, alcune delle quali altamente tossiche per l’uomo e l’ambiente

“Nella melicoltura intensiva in Alto Adige/Südtirol vengono impiegati, talvolta con assiduità, pesticidi che mettono fortemente a rischio l’ambiente e la salute”. Questa volta sono i dati forniti dagli stessi agricoltori alla base dell’allarme lanciato dall’Istituto ambientale di Monaco di Baviera (Umweltinstitut München) il 25 gennaio 2023, che per la prima volta ha potuto analizzare i registri dei trattamenti relativi al 2017 effettuati da 681 aziende frutticole della Val Venosta: tra l’inizio di marzo e la fine di settembre non vi è stato un solo giorno senza che venissero utilizzati pesticidi, erbicidi o fungicidi.

Molte di queste sostanze sono particolarmente pericolose per la salute degli operatori agricoli e dei residenti, oltre che dannose per gli insetti. Il glifosato, che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione mondiale della salute ha classificato come “potenzialmente cancerogeno”, risulta essere il quinto pesticida più comunemente impiegato nei meleti altoatesini. “È stato rilevato anche il clorpirifos metile (vietato dal gennaio 2020, ndr) pericoloso perché può causare disturbi dello sviluppo neurologico dei bambini in stato embrionale”, ha spiegato Christine Vogt, una delle autrici della ricerca e referente per l’agricoltura dell’Umweltinstitut.

Complessivamente, nel corso della stagione 2017 ogni meleto è stato trattato con principi attivi provenienti da chimica di sintesi in media 38 volte: “Il dato si riferisce al numero delle singole applicazioni dei principi attivi -si legge nella sintesi del report-. Spesso, durante un’irrorazione, gli agricoltori applicano diversi principi attivi in contemporanea. Dai dati non si evince se tali applicazioni siano state effettuate in un’unica soluzione, sotto forma di miscela, o distribuite in diversi passaggi durante la giornata”.

“Proprio nel rinomato territorio turistico dell’Alto Adige/Südtirol, dove la coltivazione delle mele viene pubblicizzata come ‘naturale e sostenibile’, vengono impiegate quantità massicce di pesticidi, alcuni dei quali sono altamente tossici per l’uomo e l’ambiente -commenta Fabian Holzheid, referente politico dell’Umweltinstitut-. Quando nel 2017 abbiamo denunciato questa situazione la Giunta provinciale ci ha trascinati in tribunale. Questa analisi dimostra ancora una volta che le nostre critiche erano assolutamente lecite”.

È stata proprio la vicenda processuale che ha coinvolto l’Umweltinstitut e che ha visto finire sotto processo Karl Bar, ex referente per l’agricoltura dell’istituto (poi assolto nel 2022) a mettere a disposizione dei ricercatori il materiale sui cui effettuare questa indagine: nel corso del dibattimento, infatti, la Procura di Bolzano ha chiesto il sequestro dei registri dei trattamenti degli agricoltori che avevano sporto querela per un totale di 681 aziende agricole operanti su un totale di 3.124 ettari di superficie produttiva (oltre la metà della superficie melicola complessiva della Val Venosta).

In quasi un quarto dei trattamenti antiparassitari analizzati sono stati impiegati principi attivi considerati particolarmente dannosi per gli insetti utili, come gli impollinatori o gli antagonisti naturali ai parassiti: su un totale di 83 principi attivi utilizzati, 17 erano presenti nell’elenco ufficiale dei candidati alla sostituzione stilato dall’Unione europea nel 2017. Si tratta cioè di sostanze che devono essere rimpiazzate al più presto con alternative meno pericolose ma che “hanno rappresentato il 13% di tutte le applicazioni fitosanitarie effettuate dalle aziende agricole esaminate”. Tra queste figurano l’Etofenprox (usato nell’89% delle aziende agricole) pericoloso per gli organismi acquatici e le api mellifere, e il Thiacloprid (usato nel 65% delle aziende): sostanza potenzialmente tossica per l’apparato riproduttivo e che verosimilmente può provocare il cancro il cui uso non è più consentito nell’Ue dal gennaio 2020.

Sotto la lente dei ricercatori tedeschi è finito anche il captano: “Si tratta di uno dei fungicidi più utilizzati, anch’esso sospettato di provocare il cancro, che attualmente è al centro di un dibattito a livello europeo per decidere se rinnovarne o meno l’autorizzazione all’uso”, spiega ad Altreconomia Karl Bar, già dipendente dell’Umweltinstitut e oggi deputato del Bundestag. C’è poi la questione dell’erbicida glifosato. “L’uso di questa sostanza, potenzialmente cancerogena, potrebbe sparire del tutto dai meleti dell’Alto Adige: per eliminare le erbacce si può tranquillamente fare ricorso al diserbo meccanico, che però richiederebbe più lavoro e avrebbe costi maggiori -prosegue Bar-. Ci sono poi altre sostanze il cui uso non è finalizzato a migliorare la qualità o ad aumentare la produzione, ma solo a garantire un aspetto estetico delle mele aderente agli standard per la loro commercializzazione. La grande distribuzione organizzata offre ai consumatori solo un determinato tipo di prodotto, basterebbe cambiare queste abitudini per interrompere immediatamente l’uso di alcune sostanze chimiche nei campi”.

Ridurre l’uso di pesticidi nei meleti non solo è auspicabile ma è possibile e le soluzioni già esistono. “Piantare altre varietà di alberi sarebbe un’ottima cosa: esistono migliaia di varietà di mele ma la maggior parte di quelle che consumiamo in Europa appartengono a sole cinque varietà che, tra l’altro, sono tutte strettamente imparentate tra loro -prosegue Bar-. Non stiamo parlando di editing genetico, ma semplicemente di riscoprire, coltivare e migliorare le varietà esistenti in passato”.

Un aspetto particolarmente problematico evidenziato dall’istituto di ricerca riguarda il fatto che in oltre la metà dei trattamenti esaminati si evidenzia l’applicazione in contemporanea di più agenti chimici: fino a nove diversi spruzzati nello stesso giorno. Quali interazioni si inneschino per l’uomo e per l’ambiente entrando in relazione con una miscela di principi attivi diversi (il cosiddetto effetto cocktail) è un tema ancora inesplorato ed è un aspetto ancora poco considerato nella procedura di approvazione dei pesticidi. “Quando una persona con una malattia cronica assume regolarmente un determinato farmaco nel momento in cui ne deve assumere uno nuovo chiede informazioni al proprio medico, perché ci possono essere delle interferenze -spiega Bar-. Se guardiamo ai pesticidi è difficile sapere che cosa succede quando si usano in campo aperto diverse sostanze. Ci sono però alcuni esempi: quando il Thiacoprid viene usato assieme a un fungicida come il difenoconazolo aumenta la letalità ai danni delle api”.

Le aziende melifere convenzionali dell’Alto Adige operano secondo le linee guida del Gruppo di lavoro per la frutticoltura integrata (Agrios). “Secondo le direttive dell’Alto Adige è fondamentale tutelare la salute dell’uomo e dell’ambiente mentre l’uso delle sostanze chimiche di sintesi deve essere ridotto al minimo -puntualizza Fabian Holzheid-. Tuttavia  la nostra analisi mette in luce un impiego così elevato di questi agenti chimici da chiederci se la certificazione ‘frutticoltura integrata’ non serva principalmente a scopi di marketing“. L’Umweltinstitut ha presentato una serie di richieste alle istituzioni locali tra cui l’immediato divieto dell’uso dei pesticidi più pericolosi e degli erbicidi nei frutteti altoatesini. “Secondo le linee guida sulla coltivazione integrata delle pomacee in Alto Adige/Südtirol, emanate dal Gruppo di lavoro per la frutticoltura integrata, la salute umana e dell’ambiente sono in primo piano -si legge nel report-. Ai sensi delle direttive 2022 tuttavia, sono consentite nove sostanze attive considerate particolarmente pericolose per la salute e l’ambiente e quindi in evidente discrepanza con questo principio. Per una coerente e seria attuazione della frutticoltura integrata in Alto Adige, è necessario vietare immediatamente l’uso di questi pesticidi”. Infine, l’istituto ambientalista sostiene la necessità di eliminare gradualmente l’uso di queste sostanze in tutta Europa entro il 2035 come richiesta anche dall’iniziativa popolare “Salviamo api e agricoltori“, di cui l’Umweltinstitut di Monaco di Baviera è uno dei promotori.

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