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Gli eventi estremi e i cicli naturali (che sono saltati)

Siccità, trombe d’aria, piogge intense, uragani, tifoni sono un portato dei cambiamenti climatici, i cui effetti negativi si misurano -però- anche sull’agricoltura. Nel 2014, in Italia, segno meno (e in contemporanea) per olio, vino, miele e castagne. Una riflessione di Tonino Perna, che nel 2011 per Ae edizioni ha scritto "Eventi estremi", mettendo in relazione tempeste climatiche e finanziarie

Il mutamento climatico che sta causando tanti danni su tutto il pianeta è ormai un dato acquisito nella coscienza dell’opinione pubblica mondiale, dopo un ventennio in cui diversi scienziati e leader politici lo avevano negato. 
Ma, ciò che più colpisce è la velocità con cui i suoi effetti si stanno presentando rispetto a tutte le previsioni fatte. Siccità, trombe d’aria, piogge intense, uragani, tifoni, ci sono sempre stati, ma è la loro frequenza e intensità che è aumentata in maniera iperbolica negli ultimi trent’anni.  In particolare, nel nostro Paese la percezione del cambiamento climatico è legato alle piogge intense, sempre più frequenti e disastrose, che hanno causato danni alle persone ed ai beni materiali, mettendo in ginocchio una intera regione come la Liguria, ma facendo anche danni in città come Roma, Milano, Bologna.  
Le chiamiamo “bombe d’acqua”, neologismo che mi ricorda un gioco che si faceva una volta d’estate sulla spiaggia, con dei palloncini colorati ripieni di acqua salata (vedi nota a margine, ndr), ma queste altre “bombe d’acqua” fanno molto male, sia perché abbiamo abbandonato il territorio, cementificato dovunque, costruito abusivamente dove era rischioso farlo, ma anche perché siamo del tutto impreparati rispetto a questi eventi estremi sempre più frequenti.  

Quello che invece sfugge all’opinione pubblica ed agli opinion leader è che il mutamento climatico va ben oltre e sta infliggendo danni enormi all’agricoltura su tutto il pianeta. Dall’inizio del nuovo secolo prolungate siccità, piogge intense, eccessi di caldo e freddo, uragani, hanno causato danni immensi all’agricoltura ed agli allevamenti in Mongolia (crollo delle temperature sotto i 50°), Cina (prolungata siccità nel Nord-ovest del Paese), India (ondate di calore anomale), in America Latina (prolungata siccità) e Nord-America (crescita frequenza ed intensità di uragani e tifoni), ma anche in Europa, soprattutto nei Paesi dell’Est europeo colpiti più volte da grandi fenomeni alluvionali. 

Adesso anche in Italia dobbiamo fare i conti seriamente con il mutamento climatico che ha prodotto quest’anno danni enormi all’agricoltura, con una perdita stimata sul PIL dello 0,5 per cento circa. Le produzioni più colpite sono, nell’ordine: l’olivicoltura (con un -40% di produzione di olio rispetto al 2013), le castagne, dove si è registrata una perdita media del 50 per cento, l’uva e la produzione di vino (- 15 per cento media nazionale con punte di -30 per cento al Sud), l’apicoltura e la produzione di miele decimata dagli sbalzi di temperatura.
Un crollo produttivo in questi settori non si era mai registrato, almeno da quando si raccolgono questi dati. Sulla grave, per il Sud gravissima, perdita della produzione di olive la colpa viene attribuita alla mosca olearia, mentre per le castagne è il cinipide, un insetto infestante, che è messo sotto accusa.
Per la verità questi insetti ci sono sempre stati, ma è solo quest’anno che hanno prodotto danni così rilevanti perché il mutamento climatico ha creato un habitat a loro favorevole. Per le olive i mesi di giugno e luglio, quando il fiore si va trasformando in frutto, sono stati troppo freddi rispetto alla media del periodo, mentre da settembre a novembre c’è stato un caldo che ha dato il colpo di grazia alle olive che erano sopravvissute. Ugualmente per le castagne, le ondate di caldo anomalo che ha colpito il Centro-Sud d’Italia in questo strano autunno hanno permesso all’insetto di moltiplicarsi ed aggredire le castagne man mano che maturavano.  
I cicli naturali sono saltati e le ripercussioni sull’agricoltura saranno sempre più gravi con il risultato di far crescere i prezzi dei prodotti della terra e aumentare il numero di persone che non hanno il denaro sufficiente per nutrirsi. Inoltre, la speculazione finanziaria è sempre in agguato e pronta a far lievitare ancor più i prezzi, dato che non un anonimo “mercato”, ma pochi oligopoli e piazze finanziarie determinano i prezzi delle derrate agricole. I prezzi salgono improvvisamente ed altrettanto crollano provocando il fallimento di un gran numero di imprese agricole su base familiare, impossibilitate ad adattarsi a questi veloci cambiamenti.
Sono proprio queste imprese contadine la base della difesa della biodiversità e di una agricoltura sostenibile. E sono le stesse piccole aziende che sono tagliate fuori dal sostegno finanziario della Ue e dalle politiche regionali. Rimangono i G.A.S. e la Coldiretti a difenderli e sostenerli, ma non basta:  bisogna dare priorità alla sicurezza alimentare, alla qualità dell’alimentazione, al commercio equo e solidale che è l’unica forma di mercato che non strozza i produttori e crea un legame sociale e solidale tra chi consuma e chi produce. Ma, bisognerebbe uscire da queste nicchie di mercato e farle diventare obiettivi della politica economica europea.
Quando accadrà? Forse bisognerà attendere che gli effetti del mutamento climatico diventino devastanti e che i beni alimentari diventino beni di lusso?  

* economista e sociologo, Tonino Perna insegna "Sociologia economica" alla Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Messina. Il suo ultimo libro per Altreconomia edizioni è "Monete locali e moneta globale"

Nota a margine
Vent’anni fa sulla spiaggia di Dermì, nel Sud dell’Albania, ci siamo sfidati tra italiani ed albanesi, approfittando dei bunker che Enver  Hoxha aveva lasciato in eredità, con dei palloncini carichi di acqua salata che chiamavamo per l’appunto “bombe d’acqua”.

 

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