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Genova devastata? Sì, per 13 miliardi – Ae 20

Numero 20, settembre 2001Quanti sono i danni provocati a Genova da 30 ore di guerriglia urbana? Diverse le cifre pubblicate dai giornali: 40, 60, forse oltre 100 miliardi di lire. In realtà, allo sportello “Indennizzi danni G8” del Comune (che…

Tratto da Altreconomia 20 — Luglio/Agosto 2001

Numero 20, settembre 2001

Quanti sono i danni provocati a Genova da 30 ore di guerriglia urbana? Diverse le cifre pubblicate dai giornali: 40, 60, forse oltre 100 miliardi di lire. In realtà, allo sportello “Indennizzi danni G8” del Comune (che ha chiuso i battenti il 10 agosto) sono stati chiesti rimborsi per 13 miliardi e 580 milioni.
Meno dei 15 miliardi stanziati dal governo, subito dopo le devastazioni.
Sono state danneggiati o distrutti 11 distributori di benzina e 8 istituti bancari (per un totale di 36 sportelli), 249 auto, 27 condomini, 120 attività commerciali (tra vetrine e supermercati saccheggiati), per un totale di 486 domande di risarcimento. I danni subìti dalle proprietà pubbliche ammontano invece a 5 miliardi circa: la Provincia calcola che per ripristinare le strutture messe a disposizione dei manifestanti (scuole e aree verdi) ci vorranno quasi 2 miliardi di lire. Il Comune di Genova ha denunciato danni per 1 miliardo e 200 milioni, in particolar modo per il ripristino delle aree verdi.
Un esempio: per il complesso scolastico Se.di. a Quarto (di proprietà della Provincia) saranno spesi 50 milioni per la rimozione dei rifiuti e la disinfezione dei locali, 100 milioni per l'acquisto di nuovi arredi distrutti, 150 per ritinteggiare i locali, 180 per il rifacimento completo della palestra “completamente danneggiata”, come si legge nella delibera relativa, 120 per la sostituzione dei giochi e dell'arredo urbano “spariti”.
Non tutti i danni sono da addebitare ai manifestanti: nei 460 milioni richiesti per il ripristino della scuola Pertini-Diaz ci sono anche i 10 milioni per i computer (proprietà della Provincia) distrutti dalla polizia nell'irruzione della notte tra il 21 e il 22 luglio e altre decine di milioni per serrature, vetri, porte e cancelli sfondati in quella stessa occasione.
Semplice la procedura per richiedere il rimborso dei danni: sulla base di un'autocertificazione sono stati ammessi “i soggetti privati e pubblici che hanno subito danni a beni mobili e immobili non coperti da assicurazione durante i disordini verificatisi il 20-21-22 luglio”.
Nel caso di importi superiori ai 10 milioni di lire era necessaria una perizia giurata. Fattore essenziale: una regolare denuncia alla polizia, con tanto di documentazione fotografica.
Uno speciale gruppo di lavoro, composto da 6 funzionari del Comune e 2 tecnici della Regione, avrà ora il compito di esaminare le istanze per l'erogazione dei rimborsi, anche perché molte sono arrivate incomplete o riferite a una stima e non all'entità precisa del danno. Poi proprio il Comune provvederà ai risarcimenti.
Verranno indennizzati prima i singoli cittadini, poi i condomini, e le piccole imprese; quindi sarà la volta, nell'ordine, delle pubbliche amministrazioni, delle medie e grandi imprese.
Fin qui le devastazioni. Prima del G8 il governo aveva però stanziato anche 3 miliardi di lire per il controvertice e l'accoglienza ai manifestanti. Le istituzioni impegnate nell'accoglienza (Comune e Provincia) hanno avuto tempo fino al 31 agosto per consegnare al Prefetto le ricevute delle spese sostenute. Spetta al ministero dell'Interno, attraverso la Prefettura di Genova, distribuire i 3 miliardi. Non molti rispetto agli oltre 200 spesi per gli otto grandi.
È il Comune ad essersi sobbarcato la spesa maggiore: costi per 2 miliardi e 400 milioni (ma i preventivi erano per 2 miliardi e 600). Al municipio dobbiamo l'allestimento (in ritardo) del Public Forum (dai tendoni alle bollette della luce, fino alle traduzioni simultanee), la disponibilità della maggior parte delle strutture che hanno ospitato i manifestanti (stadio Carlini, campo del centro sportivo Sciorba, parco di Nervi tra gli altri), le attrezzature informatiche del Media Center del Gsf (bollette del telefono e connessioni comprese) e il palco su cui hanno cantato Manu Chao e i 99 Posse. Anche l'acqua distribuita per le strade durante le manifestazioni è stata fornita dal Comune, così come gli stand per le associazioni in piazzale Kennedy. La spesa maggiore? I 300 wc chimici in funzione dal 15 luglio (500 milioni). Tanto per fare un paragone, per accogliere gli alpini il Comune aveva stanziato 1 miliardo: 2 giorni di raduno (19 e 20 maggio 2001) per 300 mila penne nere.
Da parte sua la Provincia ha chiesto un rimborso di 260 milioni, a fronte dei 350 che aveva preventivato di spendere: 140 solo per preparare le strutture in cui accogliere i manifestanti. Tra queste ci sono anche l'istituto Pertini di via Cesare Battisti e il complesso Se.Di., a Quarto, all'interno del quale la Provincia aveva denunciato, invano, la presenza di black bloc.
230 milioni che invece ha speso direttamente il Genoa Social Forum: sono stati recuperati con l'incasso dei concerti (per i quali aveva anticipato 90 milioni), con il contributo (circa 40-50 milioni) del consorzio di Forlì che si è occupato della ristorazione a piazzale Kennedy, con la vendita dei gadget (magliette, poster, cappellini per un totale di circa 80 milioni di incasso), con una decina di milioni versati dalle associazioni aderenti e con altrettanti donati soprattutto da singoli (e soprattutto dopo il G8) sul conto corrente aperto dal Gsf. Oltre al concerto le uscite più cospicue sono state per spese di segreteria, attiva per almeno tre mesi (telefonate, sito, materiale vario: 20 milioni) e per i gadget di cui sopra, cui vanno aggiunte le cartine, i pass, le magliette per i volontari e tutto ciò che non era “vendibile” (80 milioni circa). In molti casi le associazioni aderenti al Gsf hanno sostenuto direttamente alcune spese (per esempio la Rete di Lilliput ha pagato gli spostamenti dei relatori).
Accanto a tutto questo il lavoro, gratuito, di almeno 350 volontari.

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