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F35, una follia lunga vent’anni
Un opuscolo di 80 pagine fa il punto sul programma d’acquisto di cacciabombardieri, avviato dal governo Prodi nel 1996. Ad oggi ne sono stati realizzati meno di una decina, ma l’Italia sarebbe impegnata a comprarne almeno 80. Per una spesa di circa 14 miliardi di euro
Ottanta pagine per fare il punto su “una follia lunga vent’anni”, ovvero il progetto dei cacciabombardieri Joint Strike Fighter-F35. L’opuscolo che esce per le Edizioni dell’Asino (8 euro il prezzo di copertina) ricorda che anche se il 1996 è lontano, non dobbiamo abbassare la guardia: “Sarebbe sbagliato considerare chiusa la vicenda. L’Italia è ancora all’inizio di questa avventura. Di aerei ne abbiamo comprati ancora poche unità. Ne rimangono più di 80 da produrre e acquistare. E 13-14 miliardi di euro da spendere”. È per questo che Giulio Marcon -a lungo anima della Rete Sbilanciamoci!, oggi deputato di Sinistra Italiana- e Francesco Vignarca -segretario della Rete Disarmo, che sulle pagine di Altreconomia ha pubblicato numerose inchieste sugli F35- accompagnano il lettore in un itinerario tra gli aspetti più controversi dell’affaire Joint Strike Fighter, che è nato sotto governi di centro-sinistra (Prodi, D’Alema) ha attraversato indenne quelli di centro-destra (Berlusconi), ha subito dei ritocchi solo da parte di Mario Monti (quando l’esecutivo riduce il numero di cacciabombardieri da acquistare, e si passa da 131 a 90), e oggi prosegue quasi “invisibile ai radar”, dopo che le mobilitazioni tra il 2012 e il 2014 si sono scontrate con il muro del governo Renzi.
Oggi, nonostante una mozione approvata in Parlamento, che ha come primo firmatario il deputato PD Scanu (c’è il Governo Letta, e ministro della Difesa Mauro), “che impegna a sospendere la produzione e l’acquisto degli F35 in attesa dei lavori di una commissione di indagine conoscitiva che dovrebbe decidere se ne abbiamo davvero bisogno”, si va avanti. “Attualmente -notano i curatori del volume- ne abbiamo prodotti (gli ultimi non ancora completati) ben 9”.
Scorrendo le pagine di “F35, una follia lunga vent’anni” vale la pena sottolineare due aspetti: il primo è che allo stato attuale del Programma Joint Strike Fighter per l’Italia non sono previste penali qualora ne uscisse. Ciò significa che è possibile ritirarsi dall’accordo con un preavviso scritto di novanta giorni da notificare agli altri compartecipanti (e lo scrisse per prima Altreconomia, nel gennaio del 2012). “L’unica condizione è quella di portare a termine il contributo per le fasi sottoscritte. Quindi allo stato attuale l’Italia avrebbe solo perso circa 2,5 miliardi” spiegano i curatori del volume in uscita per le Edizioni dell’Asino.
Il secondo: “gli F-35 sono dei cacciabombardieri, ma non sono degli intercettori: non sono dei sistemi d’arma per la difesa, ma per l’attacco. Sono della tipologia Stealth (pochissimo visibili ai radar), possono volare molto vicini al suolo e possono trasportare ordigni nucleari”.
Le pagine sono arricchite dalle vignette che Mauro Biani ha dedicato agli F35 nel corso degli anni: amare constatazioni, sempre attuali; come quella che vedete qui sotto.
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