Una voce indipendente su economia, stili di vita, ambiente, cultura
Ambiente / Opinioni

Estate 2021: ori olimpici e titolo europeo ma nessun trofeo ambientale

© Matt Howard-Unsplash

L’Italia e la sua biodiversità bruciano e i leader politici sottovalutano il problema. Manca una solida cultura ecologica. La rubrica di Paolo Pileri

Tratto da Altreconomia 240 — Settembre 2021

Al netto di titolo europeo e ori olimpici, l’estate non ci ha portato trofei ambientali. Incendiati in Sardegna 20mila ettari in una settimana: circa quattro volte il consumo di suolo annuo nazionale. In Puglia persi ettari di uliveti. In Abruzzo la Pineta Dannunziana. In Sicilia le foreste dei Nebrodi e in Calabria quelle secolari protette dall’Unesco. C’è chi sospetta che questi incendi strizzino l’occhio ai fondi Ue per le bonifiche o ai pannelli solari a terra della transizione energetica, vanto del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Sarebbe folle e non dovrà in nessun modo accadere. Il solo pensiero lascia spazio alla conferma che una norma mal congegnata -il solare a terra, per di più facilitato da valutazioni ambientali indebolite- da noi è subito occasione di pensieri criminosi, speculazioni e malaffare.

Noi siamo un Paese con insufficiente cultura ambientale -pure in politica- e questo chi governa deve capirlo. Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, il 4 agosto 2021 alla Camera, ha sottolineato che il 70% degli incendi è doloso e c’è un problema di manutenzione e civiltà, ma non basta. Occorre investire in azioni culturali preventive e il Pnrr non l’ha fatto. Potevano pensarci prima? Le estati sempre più roventi (i 48,8° C di Siracusa) sono colpa nostra, non avendo arginato il degrado climatico per tempo. E sarà sempre peggio.

20mila sono gli ettari bruciati nell’estate 2021, in appena una settimana, in Sardegna. Occorre investire in azioni culturali preventive. Ma il Pnrr non va verso quella direzione

AAA, cercasi leader politici in grado di cogliere per tempo le cose, non con la cenere tra le dita, diventando incessanti promotori di cultura ecologica. Quando l’Italia brucia, brucia anche la biodiversità. Ne avete sentito parlare con insistenza dai leader di governo? Hanno messo assieme fuoco, biodiversità, clima e capito la tragedia? O della biodiversità non sanno che farsene perché non porta voti quanto le mascherine buttate giù da un aereo in spiaggia? Loro, più di altri, hanno la responsabilità di parlarne. Non citarla mentre l’Italia brucia, è come dirci che la biodiversità non esiste, non è architrave del progetto politico. Addio agli impegni internazionali che volevano ne proteggessimo, entro il 2030, almeno un terzo di quella che avevamo prima degli incendi. Saremo bocciati.

E intanto, mentre fuori brucia in perfetto stile neroniano, arriva una riforma della Giustizia dove i reati di disastro ambientale sono tra quelli soggetti a tempistiche più stringenti in materia di prescrizione e neppur è riservato a loro più tempo per le indagini. Festa grande per gli eco-vandali perché molti reati ambientali finiranno per non essere processati. Aumenteranno gli impuniti. E questo non fa certo crescere la fiducia nell’ecologia tra i cittadini: semmai il suo contrario. Data la riottosità italica, io avrei iscritto anche i reati “comuni” contro l’ambiente tra quelli per cui non scatta l’improcedibilità.

Ogni “piccolo” gesto anti-ecologico, fatto da migliaia di persone, diventa disastro per tutti. La plastica gettata a terra o i rifiuti abbandonati in strada, paiono un nulla ad alcuni, ma alla lunga sono una bomba per salute e natura. Ma niente da fare. Anche se fuori tutto bruciava, la Giustizia non ha avuto pietà. Ma non finisce qui. L’estate ci ha riportato il “ponte sullo Stretto” con 50 milioni stanziati per un nuovo progetto di fattibilità. Tanto per capirci, 50 milioni sono un terzo di quel che il governo ha messo in più per la ciclabilità turistica per tutta Italia nel Pnrr. Come possiamo essere credibili sulla transizione ecologica riproponendo proprio ora l’opera pubblica più impattante e debitoria per la Next Generation che sia mai stata pensata in Italia?

Paolo Pileri è ordinario di Pianificazione territoriale e ambientale al Politecnico di Milano. Il suo ultimo libro è “100 parole per salvare il suolo” (Altreconomia, 2018)

© riproduzione riservata

Newsletter

Iscriviti alla newsletter di Altreconomia per non perderti le nostre inchieste, le novità editoriali e gli eventi.


© 2024 Altra Economia soc. coop. impresa sociale Tutti i diritti riservati